lunedì 18 febbraio 2013

Potremo prendere spunto anche noi da Hainam gemellata con la Sardegna



ECONOMIA


Jester: il casino senza soldi di Hainan 


di Eugenio Buzzetti
Twitter@Eastofnowest

Pechino, 18 feb. - E' il primo casinò legale su territorio cinese, ma senza la possibilità di vincite in denaro. E' la sala da gioco Jester di Sanya, sull'isola di Hainan, nel sud della Cina, e si tratta di un esperimento voluto da Zhang Baoquan, costruttore, magnate artistico e proprietario del Mangrove Tree Resort World dove si trova il "casinò senza soldi", perché il gioco d'azzardo in Cina è proibito. "Si tratta di un esperimento che il governo sta tenendo d'occhio -avverte subito Zhang ai microfoni della Reuters- Non siamo ancora al punto di legalizzare il gioco d'azzardo, ma c'è una buona probabilità che questo avvenga". Per ora, però, le fiches che verranno usate dai giocatori non avranno un corrispettivo in denaro, ma in punti, con i quali i vincitori avranno diritto a sconti sulla permanenza nel resort o ad altri articoli in vendita nel villaggio costruito dal magnate dei cinema ad alta definizione, più di centomila, sparsi per tutta la Cina.

Il Mangrove Tree Resort World ha aperto lo scorso anno ed è uno dei dieci resort che Zhang Baoquan sta progettando in tutto il Paese. Quando sarà terminato, il Mangrove Tree Resort World avrà oltre quattromila camere, un parco acquatico e una sala conferenze che potrà ospitare oltre seimila persone. E la sala da gioco, che conta cinquanta tavoli, sarà aperta non solo agli ospiti della struttura, ma anche agli abitanti dell'isola. Difficilmente potrà fare una vera concorrenza ai suoi colleghi di Macao, la "Las Vegas d'Asia" dove il gioco d'azzardo è invece legale e molto apprezzato anche dai funzionari del Dragone che a volte perdono fortune ai tavoli verdi dell'ex colonia portoghese. La regola per il governo di Pechino è sempre stata una: niente casinò all'infuori di Macao. Il Jester, quindi, rappresenta un'eccezione, anche se parziale.

Zhang Baoquan non è il primo costruttore cinese con il pallino per i casinò. A tutt'oggi chi ha voluto aprire una casa da gioco, però, lo ha sempre dovuto fare fuori dai confini nazionali. Così, in molti, hanno deciso di guardarsi altrove e hanno trovato il terreno più fertile per mettere in piedi i casinò nel sud-est asiatico, spesso lungo le rive del Mekong, che funge da confine tra gli Stati che bagna. Il caso più clamoroso, e forse anche il più noto, è quello di Zhao Wei, costruttore originario del nord-est della Cina, che Agi China 24 ha raccontato in un reportage pubblicato nel luglio scorso. Il suo casinò -geograficamente situato al centro del Triangolo d'Oro, tra Laos, Myanmar e Thailandia, ma in territorio laotiano- è stato al centro dell'attenzione dei media alla fine del 2011 per il caso dei tredici marinai di un'imbarcazione cinese che furono uccisi dagli uomini di un signore della droga birmano, Naw Kham, ora agli arresti in Cina e sulla cui testa pende una condanna a morte. Il casinò di Zhao Wei è stato per lungo tempo nell'occhio del ciclone per il sospetto di riciclaggio e traffico di stupefacenti. In molti altri casi del passato recente, la costruzione delle case da gioco nel sud-est asiatico -spesso vere e proprie enclavi cinesi nei Paesi che li ospitano- si è accompagnata a soprusi nei confronti della popolazione autoctona da parte dei costruttori cinesi. I governi locali, spesso in affari con i cinesi, hanno operato concessioni e spesso chiuso entrambi gli occhi sulle pericolose infiltrazioni mafiose che si creavano nelle nuove mete del gioco d'azzardo.

Ma questo non è il caso del Mangrove Tree Resort World. Le autorità cinesi hanno in progetto per l'isola di Hainan un futuro da meta turistica. Il governo ha approvato la costruzione di quindici resort e di 63 hotel a cinque stelle. Zhang Baoquan può godere del sostegno finanziario di China Development Bank, che coprirà il 70% dei costi del Mangrove Tree Resort World. Tutto alla luce del sole, insomma. Ma non c'è solo la Cina. E Zhang sta già pensando ad altre mete per i suoi resort esclusivi. "Sidney, le Maldive, Stati Uniti, Inghilterra, Parigi e la Turchia". In attesa che anche Pechino apra ai tavoli verdi.

© Riproduzione riservata

Nessun commento:

Posta un commento