lunedì 4 febbraio 2013
è proprio un dilemma ma la calma cinese insegna...
Il Sole 24 ORE - Radiocor 04/02/2013 - 15:09
Breaking News 24
NOTIZIARIO ASIA
###Cina: passa per il Pakistan la soluzione del Dilemma di Malacca - TACCUINO DA SHANGHAI
di Alberto Forchielli *
Radiocor - Shanghai, 04 feb - Il 'Dilemma di Malacca' continua a innervare il dibattito di politica economica in Cina sin dal suo battesimo nel novembre 2003. L'allora leader Hu Jin Tao lancio' l'allarme sulla forte dipendenza della Cina dai rifornimenti petroliferi attraverso lo Stretto di Malacca. La striscia di mare tra Indonesia e Malesia (con Singapore alla sua estremita') e' una vena giugulare essenziale ma fuori dal controllo. Da essa Pechino trae la sua linfa energetica, caricata sulle petroliere che lasciano il Medio Oriente e si indirizzano verso i suoi porti nel Pacifico orientale. Il 'Dilemma di Malacca' e' relativo alle risorse che la Cina dovrebbe mettere in campo per realizzare soluzioni differenti. E' infatti immediatamente evidente che la costruzione di vie alternative avrebbe un costo imponente e metterebbe in discussione gli equilibri dell'area. La Cina e' stata finora prudente ma non immobile. Dopo un accordo con il governo birmano, un altro tassello e' stato posto con l'acquisizione del porto in acque profonde di Gwadar, nel Pakistan meridionale. Islamabad la scora settimana ha trasferito i diritti per la gestione del porto da un'azienda di Singapore ad una cinese, dalla PSA (Port of Singapore Authority) alla China Overseas Port Holding. Oltre alla costruzione, Pechino, attraverso la sua azienda di stato, assumera' ora il controllo del porto. L'accordo siglato nel 2007 mirava all'ampliamento delle strutture esistenti, con l'obiettivo di trasformare Gwadar in un rivale di Dubai, sulla sponda opposta del Mare Arabico. Il tentativo non ha raggiunto neanche i primi stadi. La burocrazia, i contrasti interni hanno suggerito al PSA - noto per la sua efficienza - di chiedere di ritirarsi dall'impresa. In questa cornice l'intervento cinese ha trovato la strada in discesa. I vantaggi reciproci sono immediati. Il Pakistan rafforza l'alleanza con un partner storicamente al suo fianco. L'India - il comune antagonista - viene sfidata sull'Oceano che porta il suo nome. Per ora il porto non nasce con intenzioni militari, ma la sua natura e' ancora indefinita, al pari del ruolo della Marina pakistana. Pechino trova un altro sbocco verso i mari caldi e soprattutto un ancoraggio controllato per i tank. E' infatti allo studio anche la costruzione di una pipeline che colleghera' Gwadar con la provincia occidentale cinese del Xinjiang. Una volta giunto sotto mani cinesi, il petrolio potra' viaggiare nell'intero territorio pakistano, valicare il confine del Karakorum e approdare in Cina. Questo ulteriore passaggio per sciogliere il 'Dilemma di Malacca' richiede tuttavia prudenza prima di procedere verso progetti faraonici. Il loro costo e' effettivamente molto elevato. Inoltre i tempi di costruzione sarebbero lunghi per l'asperita' e la lunghezza del territorio. Gwadar e' inoltre situata nel Beluchistan, una regione dove spirano forti i venti di indipendenza dalla lontana Islamabad. Su tutto aleggia il timore di infrangere gli equilibri politici in un'area vitale per armamenti ed energia. Il dibattito in Cina dunque continua, tra esponenti della politica, dell'esercito, degli studiosi, delle aziende coinvolte. Assisteremo ad uno sviluppo lento e fruttuoso di nuove idee, germinazione confusa ma inevitabile perche' si tratta di trovare un'alternativa vitale al corso d'acqua dove transita l'80% del petrolio destinato al paese.
* presidente Osservatorio Asia
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento