martedì 26 febbraio 2013

Del nostro neppure se ne parla



Olio Capitale: lo stato di salute del mercato extra vergine
Produzione e quotazioni del comparto
25 febbraio, 07:24

Produzione in calo ma quotazioni in rialzo. È questa, in sintesi, la fotografia dell'attuale situazione del settore olivicolo nazionale e internazionale, con cui si apre la settima edizione di Olio Capitale, il salone degli extra vergini tipici e di qualità, organizzato da Aries dall'1 al 4 marzo 2013 a Trieste.

 La produzione italiana di oli d'oliva, secondo le più recenti stime di Ismea, dovrebbe attestarsi sui 4,8 milioni di quintali, in calo del 12% rispetto all'anno precedente. A registrare le flessioni più sensibili sono l'Umbria (-35%) ma anche Campania, Basilicata e Molise. Anche nelle regioni olivicole più importanti si è assistito a una frenata della produzione, con la Puglia al -12% e la Calabria al -15%. A sorridere invece soprattutto le Marche, +15%, ma anche la Toscana con un +3%.

Caldo, siccità e condizioni meteo in genere avverse hanno condizionato la campagna olearia italiana ma ancor più in Spagna dove il calo produttivo dovrebbe essere superiore al 50%. In particolare nella regione olivicola dell'Andalusia, che ha una capacità produttiva almeno pari a quella italiana, il raccolto dovrebbe essere ridotto del 60%.

Le somme si potranno definitivamente tirare solo a maggio, quando si chiude ufficialmente la campagna olearia, ma le previsioni hanno fatto schizzare in alto le quotazioni fin dall'estate 2012, con prezzi che sono quasi raddoppiati in Spagna rispetto a un anno fa. Oggi in chilogrammo d'olio iberico è infatti quotato, all'ingrosso, a 3 euro/kg quando fino al marzo dello scorso anno era di 1,70. Stessa dinamica anche per l'olio italiano, con una quotazione salita, sulla piazza di Andria, a 3,30-3,40 euro/kg. Era di solo 2,20 euro/kg fino al febbraio scorso. Un incremento delle quotazioni all'ingrosso che non si è ancora completamente trasferita sugli scaffali dei supermercati ma che fa già presagire cali delle vendite.

Secondo dati Assitol, infatti, tra novembre e dicembre dello scorso anno, l’extravergine, da sempre prodotto di punta del comparto, ha registrato in Italia una riduzione delle vendite a due cifre. Sul dato, pesa soprattutto la perdita di quote da parte della Grande Distribuzione, sbocco privilegiato delle vendite. Resistono sole le eccellenze olearie, ovvero la produzione biologica e le DOP/IGP, ma su consuete quotazioni di nicchia.

 Anche sul fronte dell’export, nell’ultimo bimestre del 2012, sono giunti segnali negativi per il settore: l’extra vergine, vale a dire il “top” del comparto dell’oliva, perde circa il 21% delle esportazioni.

Qualche dato incoraggiante, però, viene dal Consiglio oleicolo internazionale che fa capire le potenzialità dei nuovi paesi consumatori d'olio extra vergine d'oliva, come il Brasile dove il consumo è cresciuto del 9% nell'ultimo anno. Ottime prospettiva anche in Cina e in generale nei paesi dell'est europeo. In Russia, per esempio, le importazioni di olio extra vergine d'oliva sono cresciute del 15% negli ultimi 12 mesi. Naturalmente sarebbe un errore trascurare mercati dinamici, come gli Usa che, sempre secondo i dati Coi, avrebbero incrementato i consumi del 24%. Si conferma anche l'interesse del Giappone per l'olio extra vergine d'oliva, dopo la temporanea flessione a causa dello tsumani, tornando ai livelli pre-crisi.

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