venerdì 1 febbraio 2013

Però la nostra Sardegna è incontaminata


ECONOMIA
IMPRESE CINESI: MERCATO UE STABILE MA DIFFICILE


di Eugenio Buzzetti
Twitter@Eastofnowest


Pechino, 31 gen. - Le imprese cinesi che investono nel mercato europeo manterranno o aumenteranno i loro investimenti in futuro, ma lamentano la presenza di problemi burocratici. E' il risultato del sondaggio Chinese Outbound Investment in the European Union, condotto tra agosto e novembre scorsi dalla Camera di Commercio dell'Unione Europea in Cina assieme al gruppo di revisione contabile e advisory KPMG e alla società di consulenza Roland Berger Strategy Consultants.

Il sondaggio è stato compiuto su un campione di 74 tra imprese private e statali cinesi che hanno almeno un'attività nell'Unione Europea, con metà di queste presenti nell'Eurozona da almeno cinque anni. In base ai risultati del sondaggio, l'Europa è percepita generalmente come un mercato "stabile con tecnologie avanzate, forza lavoro qualificata e un ambiente legale trasparente". Il 97% delle imprese intervistate investirà ancora nel mercato europeo in futuro, e l'82% di queste sta pianificando di investire maggiormente rispetto alle cifre attuali. Tra le destinazioni preferite per gli investimenti ci sono i Paesi dell'europa occidentale: il 67% delle imprese coinvolte nel sondaggio ha investito in Germania, il 41% in Francia, il 37% in Italia, il 36% nei Paesi Bassi, e il 33% nel Regno Unito.

"Un maggiore numero di investimenti cinesi nell'Unione Europea -sottolinea Davide Cucino, presidente della Camera di Commercio dell'Unione Europea in Cina- è un trend positivo e questo sondaggio mostra chiaramente che i gruppi cinesi affrontano poche barriere all'accesso del mercato in Europa. Questo contrasta con la situazione per le imprese europee in Cina, dove una mancanza di accesso al mercato restringe enormemente le aree in cui le industrie europee possono operare". La nota negativa arriva però dalle difficoltà operative che le imprese cinesi incontrano nell'Eurozona: sono il 78% di loro a lamentare problemi in questo campo, soprattutto a causa della burocrazia e degli alti costi. "I maggiori impedimenti -si legge nel rapporto- consistono nell'ottenere visti e permessi di lavoro per il personale cinese, e altri problemi riguardanti la legislazione sul lavoro dell'Ue". Il 48% delle imprese selezionate ha poi incontrato ostacoli con l'approvazione da parte delle autorità regolatrici, soprattutto a livello locale.

Il mercato europeo è però anche uno sbocco importante per le aziende cinesi: l'85% di quelle che hanno risposto al sondaggio sostiene di essere nell'Unione Europea per vendere i propri beni o servizi sul mercato europeo. "Gli investimenti diretti esteri delle aziende cinesi -si spiega nel rapporto- sono aumentati dalla metà degli anni Duemila fino a raggiungere quasi i 65 miliardi di dollari nel 2011, e il trend dei gruppi cinesi che investono in Europa è diventato più importante nella sfera pubblica". Le principali attrazioni per gli investimenti cinesi nel mercato europeo riguardano la possibilità di "assicurarsi risorse, acquisire tecnologie avanzate, expertise e brands". Gli investimenti diretti esteri, non solo nell'Eurozona, sono destinati a crescere nei prossimi anni. Nel 2012, secondo i dati del ministero del Commercio cinese, gli investimenti diretti esteri sono cresciuti del 29% su base annua, a 77,2 miliardi di dollari. Secondo il dodicesimo piano quinquennale (2011 - 2015) il governo cinese aumenterà gli investimenti diretti esteri a un tasso annuo del 17%, fino a raggiungere nel 2015, la cifra di 150 miliardi di dollari.

Eppure, il mercato europeo viene visto da molte aziende cinesi meno attraente dei mercati emergenti: Africa, America Latina e Medio Oriente vengono generalmente preferiti ai 27 Paesi dell'Unione dalle aziende cinesi. L'Africa viene considerata più favorevole dell'Ue per indirizzare gli investimenti esteri nell'85% dei casi, il Medio Oriente nel 69%, mentre l'America Latina nel 56%. A fare eccezione, tra le aree in via di sviluppo, è il sud-est asiatico il cui business environment viene considerato meno attraente di quello europeo dal 48% del campione. "Le condizioni di investimento nell'Unione Europea -si sottolinea nel rapporto- sono considerate simili a quelle di altre aree sviluppate, e percepite di poco più favorevoli di quelle del Nord America e del Sud-est asiatico".



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