martedì 12 febbraio 2013

Era il 10 Gennaio 2011 quando il Corriere della sera ....


Famiglie I commercialisti bussano alla porta
Un ruolo da garanti nella proposta di legge che prevede la negoziazione dei debiti di privati e micro-imprese

L' esplosione della crisi economica ha messo in evidenza le sofferenze finora sottovalutate di un' ampia fascia di consumatori: le famiglie e le microimprese. Realtà che tecnicamente vengono definite «non fallibili» e quindi prive di quelle procedure agevolate che aiutano le medie e grandi aziende a superare le secche del credit crunch. È in questa direzione che si muove una proposta di legge presentata dal Consiglio nazionale dei commercialisti. «La nascita di una legge sull' insolvenza civile può offrire un grande aiuto a piccole aziende, imprese agricole, associazioni e famiglie che attraversano un periodo di grave difficoltà economica - spiega Giulia Pusterla, curatrice del disegno di legge insieme a Sido Bonfatti -. Se la proposta venisse approvata, tutti i debitori sarebbero posti allo stesso livello. L' obiettivo è quello di fornire a piccolissimi imprenditori e alle famiglie in difficoltà una via d' uscita, che sia conveniente anche per i creditori». Il piano Secondo un' indagine del Censis (per conto del Cndcec) negli ultimi dieci anni è raddoppiata la percentuale delle famiglie italiane indebitate (superando il 50%). E di queste il 7,2% non è riuscito a pagare il debito. Le stesse difficoltà le vivono le microimprese. «Nella mostra proposta - continua Pusterla - chi si trova in difficoltà potrà rivolgersi a professionisti iscritti al registro dei revisori dei conti, avvocati o commercialisti. Questi condurranno una negoziazione con i creditori cercando un accordo su una certa cifra che faccia uscire il debitore dalla sua condizione di insolvente e consenta al creditore di recuperare un po' di capitale che altrimenti non rivedrebbe più». Un ruolo cardine lo avrebbero, quindi, i mediatori. «Giudico positivamente il ruolo di un professionista in quest' attività - dice Giuseppe Bernoni, ex presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti -. Spetta a un addetto ai lavori realizzare un check up finanziario del debitore, negoziare tra le parti e redigere un piano che soddisfi le condizioni previste dalla legge. Solo dopo queste operazioni la richiesta di omologazione dell' intesa può essere presentata in tribunale per l' approvazione». All' estero Questo strumento è usato all' estero: nei piani dei commercialisti se il debitore (per esempio l' impresa) raggiunge l' accordo con almeno il 60% dei suoi creditori anche gli altri dovranno adeguarsi. «Una formula che incentiva l' accordo - spiega Pusterla -. Ma bisogna ricordare che il patto viene registrato nel registro delle imprese e si può ricorrervi una volta ogni dieci anni». Del resto la questione dei pagamenti in Italia rappresenta uno nodo complesso anche per quanto riguarda i ritardi. «Sono troppi gli imprenditori costretti a chiudere la loro attività perché i clienti, pubblici o privati, saldano le fatture anche con 300 giorni di ritardo - spiega Bernoni -. E i procedimenti giudiziari per rientrare in possesso della somma sono interminabili. Per risolvere il problema basterebbe recepire in tempi rapidi la recente direttiva dell' Ue sui ritardi dei pagamenti nelle transazioni commerciali. La direttiva stabilisce che la pubblica amministrazione paghi beni e servizi entro 30 giorni dall' accordo (con interessi di mora dell' 8%). Mentre il termine per le imprese private è di due mesi». RIPRODUZIONE RISERVATA

Trovato Isidoro

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