sabato 1 febbraio 2014

Napolitano firma i decreti ma la burocrazia li blocca
 di Edoardo Narduzzi  

I decreti legge sono uno strumento doppiamente eccezionale quando il ciclo economico è negativo. Servono a far diventare immediatamente esecutivo un provvedimento di politica economica, senza attendere i tempi parlamentari, e a permettere di riallocare poste di bilancio a esercizio già in corso. Nella loro peculiarità i decreti legge sono quindi uno strumento indispensabile per governare la recessione e provare a invertire la caduta del Pil e dell'occupazione. Questo, ovviamente, in un paese normale dell'Eurozona con una burocrazia pubblica altrettanto normale e capace di dare seguito immediatamente alle disposizioni contenute nel provvedimento di urgenza. Non certamente in Italia, con la sua pubblica amministrazione da economia in via di sviluppo e con una efficienza operativa che farebbe orrore perfino ai funzionari della Banca mondiale abituati da sempre a convivere con le pubbliche amministrazioni della Sierra Leone o della Cambogia.

Così diventa normalità che un decreto legge varato il 22 giugno 2012 dall'allora governo Monti su proposta dell'allora ministro Passera, denominato pomposamente Dl sviluppo Italia, possa essere ancora inattuato ben 21 mesi dopo la sua pubblicazione in G.U. La norma prevedeva un credito di imposta del 35% per le assunzioni a tempo indeterminato di dottori di ricerca o laureati specialistici in materie tecnico-scientifiche da impiegare in attività di ricerca. L'Italia non è la Germania neppure sul fronte dell'occupazione giovanile, visto che il 42% dei giovani italici sono disoccupati. Una cifra monstre che aggrava la distanza tra Pil potenziale e Pil reale e condanna l'Italia al depauperamento per emigrazione dei suoi giovani più brillanti. Per tamponare la situazione e introdurre una disposizione anticiclica il governo Monti pensò di incentivare le assunzioni dei giovani più utili a produrre innovazione nelle imprese. Il presidente Giorgio Napolitano, sempre attento a evitare l'abuso dei dl, controfirmò senza esitazioni il provvedimento che è in vigore dal giugno 2012. Peccato, però, che sia in vigore soltanto sulla carta: dopo 21 mesi il ministero dello sviluppo economico non ha ancora approvato il modulo utilizzabile da parte delle imprese per essere autorizzate ad assumere. E senza modulo gli effetti del decreto, ben 6.000 nuovi posti di lavoro all'anno, restano sulla carta. Un'altra storia che rilancia la domanda che da tempo ci facciamo insieme ai nostri lettori: con una pubblica amministrazione del genere è possibile salvare l'Italia dal default e competere nell'economia globale?

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