martedì 4 febbraio 2014

Piazza Affari affonda con Wall Street.
Da inizio anno volatilizzati 2mila miliardi
Continuano i timori sui mercati finanziari per il rallentamento della crescita cinese. Bene il Pmi manifatturiero dell'Eurozona, mentre delude il dato degli Usa. Le valute emergenti restano in tensione, Tokyo lima quasi due punti percentuali e mette insieme una perdita del 10% da inizio anno. Wall Street chiude male: Dow Jones - 2,08% , Nasdaq -2,61%. Piazza Affari la peggiore: chiude a -2,6%, ma lo spread è stabile in area 210 punti
di RAFFAELE RICCIARDI
MILANO - La debolezza delle economie che dovrebbero tirare la ripresa e la continua incertezza sul destino delle valute emergenti rinnovano le tensioni sui mercari finanziari in avvio di settimana. I listini europei non vengono sostenuti dai buoni dati sul manifatturiero Ue, anzi soffrono il rallentamento della Cina e ampliano le perdite con i dati sotto le attese provenienti dagli Usa.

Con la lira turca e il won sudcoreano ancora sotto pressione - solo per citare due valute particolarmente penalizzate, di Paesi teoricamente dinamici - e 2mila miliardi di dollari "volatilizzati" dai mercati globali in questo inizio di 2014, gli investitori continuano a soffrire il tapering della Fed, che sta pian piano riducendo il "denaro facile" generato sul mercato da acquisti di bond senza precedenti.

A Milano il Ftse Mib registra la peggior performance d'Europa e chiude in calo del 2,63%, ritracciando in particolare dopo le indicazioni negative di Wall Street e scivolando così sotto 19mila punti. Tra i singoli titoli di Piazza Affari si è guardato a Fiat, nel giorno delle immatricolazioni di autovetture per il mese di gennaio. Mediobanca ha abbassato il rating su Generali (di
cui controlla il 10% circa) a "underperform" dal precedente "neutral". In difficoltà il comparto delle banche popolari, mentre la Bce spiega che le banche europee che saranno sottoposte agli stress test in vista della vigilanza unica da parte della bce "dovranno aumentare il capitale a breve termine". Negativa World Duty Free, che ha pagato una bocciatura di Citigroup. In ribasso anche gli altri listini europei: Francoforte chiude in calo dell'1,29%, Parigi lima l'1,39% e Londra lo 0,69%.

Wall Street peggiora dopo un'apertura invariata: alla chiusura dei mercati europei inzia a cedere, fino a una chiusura pessima: il Dow Jones ha perso il 2,08% a quota 15372,80; il Nasdaq ha ceduto il 2,61% scendendo sotto i 4.000 punti per la prima volta da dicembre, a quota 3996,96.. Sui listini Usa ha pesato anche il rinnovato timore per il raggiungimento del tetto all'indebitamento: il segretario al Tesoro, Jack Lew, ha lanciato un appello al Congresso dicendo che deve agire con urgenza per estendere il tetto, che altrimenti non avrà più la possibilità di finanziarsi dopo venerdì prossimo. "Il tempo stringe", ha dichiarato Lew. In mattinata, già Tokyo aveva chiuso in forte ribasso (-1,98% per il Nikkei) penalizzata anche da un rimbalzo dello yen giapponese: per l'indice guida della Borsa nipponica il saldo da fine dicembre è ormai negativo in doppia cifra (-10% nel 2014).

Questa volta la miccia sulle vendite è stata accesa dall'indice Pmi manifatturiero in Cina, che è sceso a gennaio a 50,5 punti rispetto ai 51 punti della precedente rilevazione. Il dato è risultato in linea con le previsioni degli analisti e - sopra 50 punti - indica una fase di crescita economica; ma le attese espresse dai direttori degli acquisti delle imprese sono ormai piatte e ciò non lascia ben sperare sul ritmo di crescita del colosso asiatico. Segnali diversi dalla zona euro, dove l'indice elaborato da Markit sul settore manifatturiero di gennaio è salito a 54 punti da 52,7 di dicembre, il livello più alto raggiunto da 32 mesi, ossia da maggio 2011. A guidare la ripresa è stata la Germania, mentre l'Italia si è attestata ai minimi da due mesi con 53,1 punti. Delusione invece dagli Usa, dove l'indice Ism manifatturiero è calato a 51 punti a gennaio sotto le attese collocate a quota 56. Manca le aspettative anche il dato sulle spese per costruzioni di diecmbre: crescono solo dello 0,1%, contro il previsto +0,2%.

EUROBAROMETRO. La Cina spinge i capitali a Occidente
di M. RICCI

Lo spread, la differenza tra il rendimento di Btp e Bund decennali, risale sopra 210 punti base; ma il titolo italiano rende il 3,75% sul mercato secondario - ai minimi da un anno -, beneficiando proprio della svolta verso Occidente dei capitali in fuga dai rischi legati agli emergenti. I dati negativi degli Usa ridanno forza all'euro, che chiude in recupero a 1,3502 dollari dopo essere sceso a un minimo da due mesi sul biglietto verde a quota 1,3475.

In Europa, oltre a soppesare i dati sul Pmi, gli investitori iniziano il conto alla rovescia per il board della Banca centrale europea di giovedì. Gli economisti di Bloomberg si aspettano che Mario Draghi non tocchi i tassi di interesse rispetto al minimo storico dello 0,25%, ma da più parti - anche a fronte dell'ondata di incertezza che ha travolto i listini - si chiede un'indicazione concreta circa gli strumenti straordinari che la Bce sarebbe pronta a mettere in campo per arginare la crisi finanziaria e mettere benzina nel motore della ripresa; non a caso una delle piste calde da battere è quella che collega direttamente la liquidità delle banche e il credito ai privati. Intanto Eurostat certifica che nel terzo trimestre del 2013 il rapporto deficit/pil destagionalizzato dell'area euro è stato pari al 3,1%, in calo dal 3,3% del secondo trimestre, mentre il rapporto deficit/pil nell'Europa a 28 è sostanzialmente stabile al 3,5% dal 3,4% del secondo trimestre.

Il petrolio si muove in calo a New York, seguendo la debolezza mattutina dell'Asia: le quotazioni scendono dello 0,6% sotto 97 dollari al barile. L'oro ad aprile avanza invece dell'1,6% dopo aver ritracciato sui mercati orientali: alla chiusura delle Borse Ue segna 1.260 dollari l'oncia.
(03 febbraio 2014) © RIPRODUZIONE RISERVATA

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