Le vendite di Rémy Cointreau a -35%
Cina, il cognac in caduta libera
Tempi duri per Rémy Cointreau in Cina, dove le vendite di Cognac della casa francese (a marchio Rémy Martin) sono crollate del 35% nell'ultimo trimestre del 2013 rispetto a dodici mesi prima. Una batosta, considerato che Rémy Martin rappresenta il 60% del fatturato e quasi l'80% dell'utile operativo.
Il giro d'affari complessivo di Rémy Cointreau nell'ex Celeste impero, che comprende gli altri tipi di bevande alcoliche, ha subìto una flessione del 18,9%.
Ma anche la concorrenza soffre: la frenata ha interessato sia il cognac Hennessy (Lvmh) sia Martell, di proprietà di Pernod Ricard. Uno dei motivi principali è legato alla politica di austerità inaugurata un anno fa dai nuovi vertici politici di Pechino: la lotta contro la corruzione e contro lo spreco è diventata una priorità. Uno dei regali più apprezzati era la bottiglia di cognac, soprattutto nelle versioni più lussuose, frutto dell'assemblaggio di acquaviti delle annate migliori. Inoltre i grandi banchetti diventano sempre più rari e l'alcol si vede meno nelle serate all'insegna del karaoke.
La contrazione nei consumi si accompagna a una pressione sui prezzi e questo scenario sembra incredibile, perché soltanto pochi mesi fa l'offerta di cognac riusciva a malapena a soddisfare la domanda. Rémy Cointreau sta accusando il colpo più di altri produttori francesi, in quanto è maggiormente esposta alla vendita di cognac. Un segnale tutt'altro che positivo è venuto dalle recenti dimissioni del direttore generale Frédéric Pflanz, che ha lasciato l'azienda a soli tre mesi dal suo insediamento.
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