POLITICA INTERNAZIONALE
KERRY A PECHINO INCONTRA XI E WANG
Tra i temi, disputa Cina-Giappone e nucleare nordcoreano
di Eugenio Buzzetti
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Pechino, 14 feb. - Il segretario di Stato americano John Kerry è arrivato oggi a Pechino, per la seconda tappa asiatica della sua missione, che lo ha portato ieri in Corea del Sud e proseguirà per l'Indonesia e gli Emirati Arabi Uniti. La visita di oggi servirà anche per preparare il terreno a Obama, che si recherà Pechino ad aprile prossimo. Kerry ha incontrato Xi Jinping alla Grande Sala del Popolo e successivamente il Ministro degli Esteri Wang Yi. All'ordine del giorno, l'acuirsi dei toni nella disputa con il Giappone per le rivendicazioni territoriali nel Mare Cinese Orientale, e la questione del nucleare nord-coreano, affrontata da Kerry nella tappa in Corea del Sud con la presidente Park Geun-hye.
L'incontro con Xi Jinping è stato "molto costruttivo" ha detto Kerry. Il segretario di Stato Usa si è detto anche "molto lieto di avere potuto approfondire in dettaglio alcune delle questioni riguardanti la Corea del Nord". Xi Jinping ha rinnovato l'impegno cinese nel costruire "un nuovo modello di relazioni sino-americane", come già dichiarato in precedenza durante la visita del vice presidente Usa, Joe Biden, nei giorni caldi delle polemiche sull'ADIZ, la zona di identificazione aerea di Difesa sul Mare Cinese Orientale.
Le forti polemiche con il Giappone proseguono da settimane, da quando cioè, il primo ministro di Tokyo, Shinzo Abe, si era recato in visita, il 26 dicembre scorso, al tempio Yasukuni, il santuario dove sono sepolti i soldati morti durante il secondo conflitto mondiale, ma anche alcuni generali che Pechino annovera tra i criminali di guerra. Negli ultimi giorni, i toni si sono molto alzati con editoriali di fuoco contro il Giappone pubblicati dai maggiori media cinesi: questa settimana, un lungo articolo del Quotidiano del Popolo, il giornale ufficiale del PCC, ha definito il primo ministro Shinzo Abe un gangster politico. Kerry ha ribadito la posizione di Washigton sull'ADIZ cinese esistente, e su un'altra possibile nel Mare Cinese Meridionale, dove Pechino ha altre questioni di sovranità irrisolte con i Paesi della regione. "Abbiamo detto molto chiaramente che una unilaterale e non annunciata iniziativa come quella, costituirebbe una sfida per alcuni popoli della regione e una minaccia alla stabilità". Le difficili relazioni diplomatiche cinesi con alcuni Stati del sud-est asiatico hanno avuto, nella settimana del capodanno, anche un altro scambio di battute roventi con il presidente delle Filippine, Benigno Aquino, che in un'intervista al New York Times aveva definito la dirigenza cinese nazista nella gestione delle sue rivendicazioni territoriali. Pechino ha replicato a brevissima distanza definendo Aquino un ignorante e un turista della politica.
Sulle dispute di sovranità, Wang ha chiesto agli Stati Uniti di rispettare la posizione cinese e di mantenere un atteggiamento "oggettivo e imparziale" per promuovere la comprensione reciproca nella regione e salvaguardare la pace e la stabilità. Kerry ha sottolineato l'importanza del codice di condotta nel Mare Cinese Meridionale come strumento utile a evitare l'escalation della tensione al largo delle coste meridionali cinesi, e ha chiesto da parte di tutte le parti coinvolte la creazione di unità anti-crisi per gestire i momenti di maggiore frizione. Ma sulle isole contese con Tokyo, le Senkaku/Diaoyu, che rappresentano per Pechino il maggiore punto di frizione con il Giappone, le posizioni sono ancora distanti. Prima di partire per Pechino, ieri, Kerry aveva rinnovato il sostegno a Tokyo, in caso di escalation con Pechino, che rivendica l'arcipelago come parte integrante del proprio territorio nazionale, con il nome di Diaoyu.
Un punto di accordo, invece, Washington e Pechino, lo hanno sulle gestione dei rapporti con Pyonyang. La questione nord-coreana è stata affrontata da Kerry anche durante l'incontro con il ministro degli Esteri, Wang Yi, che ha rassicurato il segretario di Stato Usa sull'impegno cinese a mantenere la stabilità nella penisola. La Cina, ha dichiarato Wang, non permetterà il caos tra le due Coree. "Non solo lo diciamo - ha detto il ministro degli Esteri cinese - lo facciamo". La decisa presa di posizione cinese nei confronti di Pyongyang riscontra anche il favore di Washington. La Cina, ha detto Kerry ai giornalisti presenti, "non avrebbe potuto esprimere con più forza il proprio impegno" nei confronti della questione nord-coreana. Kerry ha poi anche detto che se la Corea del Nord non si dimostrerà seria nell'intenzione di fermare il suo programma nucleare, la Cina prenderà in considerazione l'ipotesi di "ulteriori mosse" per convincere Pyongyang a desistere dallo sviluppo di armi atomiche.
14 febbraio 2014
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