giovedì 6 febbraio 2014

La Corte dei conti denuncia gli specchi
 di Pierluigi Magnaschi  

La Corte dei conti italiana ha citato in giudizio, come anticipato dal Financial Times, l'agenzia di rating Standard's & Poor's (trascinando con essa anche altre due agenzie come Moody's e Fitch). L'accusa è di aver attribuito immeritatamente all'Italia un rating BBB (prossimo allo stato junk, cioè spazzatura) senza aver tenuto conto di tutti gli asset sui quali lo Stato italiano può fare affidamento. S&P infatti non ha immesso nel suo modello di analisi il valore dell'immenso patrimonio artistico.

Il risarcimento che la Corte dei conti chiede, sarebbe stratosferico essendo esso pari a 234 miliardi di euro, anche se nella giornata di ieri la cifra non è stata confermata. Infatti, stando all'accusa, l'abbassamento del rating, declassando l'affidabilità del debito sovrano dell'Italia, ha fatto aumentare lo spread dei suoi titoli pubblici, aumentando così l'entità del servizio del debito e anche la caduta del governo Berlusconi.

Sennonchè la Corte dei conti, nel chiedere che si sarebbe dovuto tener conto anche del valore del patrimonio artistico italiano, non tiene presente che tale patrimonio non è disponibile. Ben diverso sarebbe se lo Stato italiano, in caso di necessità, fosse capace o in grado di mettere all'asta il Colosseo, o Pompei o il Palazzo ducale di Venezia o anche solo il Cristo del Mantegna di Brera a Milano.

La lotta (se lotta ci deve essere) alle grandi agenzie di rating si deve fare creando le condizioni perché anche l'Europa si doti di una società di rating altrettanto credibile e affidabile. Ma questo è un compito che solo la Ue, o meglio, il sistema finanziario europeo, può realizzare. Non a caso, la Cina si è dotata di una società di rating che adesso deve crescere e cercare di imporsi, in termini di credibilità, a livello globale.

Le società di rating, per essere forti, non debbono disporre solo di coorti di analisti autorevoli e di imponenti batterie di computer, ma debbono anche diventare autorevoli. Gli investitori economici, che nei vari debiti pubblici mettono i loro soldi, si fidano e seguono le società che fanno il loro interesse e che consiste, essenzialmente, nell'esser messi sul chi vive in ordine alla solvibilità dei vari sistemi paese. Le società di rating quindi sono degli specchi. Alla Corte dei conti compete far sì che la situazione riflessa dagli specchi sia la più sana possibile.

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