La campagna anticorruzione lanciata dal presidente Xi Jinping frena i consumi opulenti
Pechino stronca l'esibizionismo
Giro di vite contro la vita da nababbi dei boiardi pubblici
di Ettore Bianchi
Sembra funzionare il giro di vite voluto dal presidente cinese Xi Jinping contro la corruzione. I funzionari pubblici non devono più esibire ricchezze: niente auto di lusso, orologi, gioielli, ristoranti di grido. Quella dei regali ai membri dell'apparato statale era una tradizione consolidata, che però ha finito per danneggiare la trasparenza degli atti e la reputazione delle persone inserite nella burocrazia.
L'ingresso nell'anno del Cavallo, avvenuto nei giorni scorsi, è stato festeggiato in maniera decisamente più sobria, poiché il Partito comunista ha proibito le spese esorbitanti e stravaganti dei funzionari.
Non è sicuramente andata così ovunque, ma questa volta è stata ufficializzata una tendenza che deve valere per tutti. I vertici di Pechino vogliono fare sul serio: l'anno scorso 182 mila quadri di partito sono stati sanzionati.
I divieti riguardano anche il menù da consumare al ristorante in occasione dei ricevimenti ufficiali: niente più zuppa di pinne di squalo o di nidi di rondine, considerate delle prelibatezze nell'ex Celeste impero. Un tratto di penna è stato messo su pratiche come l'offerta di dolci della luna, di calendari, bottiglie di alcol, inviti nei locali lussuosi e banchetti. Ancora, addio agli spostamenti su aerei privati e a cerimonie relative a matrimoni o funerali troppo ostentate: per i vertici del Pc si tratta di «cattive abitudini» che provocano il ritorno di «comportamenti feudali e superstiziosi».
La campagna di Jinping, insediatosi alla presidenza della Cina poco più di un anno fa, non ammette sconti: saranno perseguiti sia gli alti responsabili che i piccoli funzionari. Frugalità è ormai diventata la parola d'ordine negli apparati dello stato e del partito. Lo stesso presidente ha voluto dare l'esempio concedendosi un frugale pasto a base di baozi, bocconcini farciti cotti al vapore, in un ristorante senza pretese che si trova nella capitale.
A essere colpiti non sono soltanto i funzionari infedeli, ma anche i locali che non rispettano le direttive. È stata ordinata la chiusura di una trentina di club privé che accoglievano i ricchi a ovest di Hangzhou: l'accusa è di aver accolto «i venti dell'inferno». Così quella che è stata chiamata Operazione mani pulite (ogni riferimento a quella italiana è probabilmente casuale) ha visto un incremento di sanzioni del 13% rispetto al 2012.
C'è però il rovescio della medaglia. Gli alberghi di lusso hanno visto crollare le presenze. I ristoranti rinunciano alle preziose stelle, che certificano la qualità, ed eliminano i piatti sofisticati dai menù per non far scappare la clientela. Il crollo delle vendite di articoli di lusso ha fatto chiudere o mandato in crisi produttori e distributori sul mercato cinese. Una delle vittime eccellenti è il cognac: le case francesi hanno accusato il colpo perché i consumi sono in caduta libera.
I diretti interessati, che si rifugiano nell'anonimato, si lamentano e dicono (è il caso di un ristoratore) che il presidente Xi farà smarrire l'identità culinaria cinese. E le aziende che entrano in crisi sono costrette a tagliare i bonus ai dipendenti. Quanto ai funzionari, molti di loro faticano a rinunciare ai privilegi acquisiti e cercano di fare le cose di nascosto, rifugiandosi in lussuose ville private. Oppure si vantano di ricevere in regalo dei libri. Alcuni di essi, in realtà, sono cataloghi di articoli di lusso.
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