sabato 18 gennaio 2014

TRISTI CLASSIFICHE
L'Italia fuori dal G8 e tra 2 anni anche dal G10

Nel 2014 l'Italia sarà presidente del’Unione Europea, ma senza far parte dei G8. E anche a livello europeo, la Spagna ci ha battuti. Sarà per il debito al 133% del Pil? Per le 50mila aziende chiuse nei primi 8 mesi dell'anno?
Ironia della sorte (una cattiva sorte): nel 2014 l'Italia sarà presidente del’Unione Europea, ma senza far parte dei G8. Adesso i protagonisti della scena sono altri, i più esotici (e competitivi) rappresentanti degli emergenti, quel panorama variegatissimo, mutevole e perciò più dinamico e facilmente adattabile, che ha visto prima Pechino essere la grande tigre asiatica con un Pil in crescita perenne a due cifre, poi il Brasile, vera scoperta che ha fatto da traino a tutta l’economia sudamericana, a sua volta agevolata dalla ricchissima presenza di materie prime e di una popolazione giovanissima. In tutto questo l’Italia non ha più grandi chance. Adesso Roma appartiene a un’era lontana, quasi geologica, dove i parametri di crescita, più bassi, non avevano tanti competitor com oggi.

E il prossimo passo sarà per l’India che ci scavalcherà per farci scendere ancora di più nella classifica che ormai non ci vedrà, nel 2015, nemmeno ai primi 10 posti. Cosa accomuna tutte queste new entry? Popolazione numerosa, giovane, basso tenore di vita, disponibilità di materie prime (almeno per Brasile e India), mentre per l’Italia, in ambito europeo, si vede la perdita anche nella “guerra” con la Spagna. La quale, in effetti, ci ha battuto. Da tempo ormai la rivalità si basava più che altro su rendimenti Bonos e Btp in perenne rincorsa reciproca, adesso a decretare la vittoria di Madrid è la crescita del Pil del terzo trimestre.

La Spagna ci ha battuto. Ma a che prezzo? Tecnicamente è così, visto il 0,1% sul Pil del terzo trimestre, una cifra a dir poco misera, che diventa ridicola se raffrontata alle misure drastiche, a l limite del tragico, messe in campo per avere questo risultato, reso noto dal bollettino della Banca centrale iberica. E già analizzando le caratteristiche del documento si capisce come tutto derivi solo da un fattore esogeno e cioè da una domanda estera che arriva allo 0,4% di crescita a fronte di un crollo di quella interna (-0,3%), sulla spinta perversa di una disoccupazione giovanile in costante ascesa. Una disoccupazione che con la fine della bella stagione ha registrato un aumento di oltre 25 mila unità e anche se il totale ha sforato la cifra di 4,7 milioni di senza lavoro, resta uno dei dati più incoraggianti dal 2007. Ma ciò che sconcerta è nel frattempo, un aumento dell’emigrazione, un trend che Madrid condivide con Roma. E per la penisola iberica il futuro è anche più roseo: uno 0,7% per il 2014 invece del pronosticato 0,5%. E in questo caso anche la ripresa della domanda interna potrebbe essere, (ma si sa, in questi casi meglio andarci cauti) un elemento a favore visto che per i prossimi 12 mesi il governo Rajoy non ha aumentato le tasse. Loro.
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