domenica 19 gennaio 2014

INTERVISTA A VINCENZO BOCCIARELLI
LA CINA AGLI OCCHI DI UN GRANDE ATTORE

di Alessandra Spalletta
Twitter@ASpalletta

"Tutti i luoghi in cui sono stato sono la mia anima. Andare nella direzione della lontananza è diventare vicini."

[ “Anima Migrante”, Vincenzo Bocciarelli]

Roma, 18 ott. - Dicono di lui che sarà l’erede di Giorgio Albertazzi.
Vincenzo Bocciarelli è oggi soprattutto un grande attore. Un artista antico. Profondamente cattolico. Allievo del Maestro Strehler al Piccolo Teatro di Milano, da vent’anni migra da una scena a un’altra. Impregnando tutto di poesia. “Quando vivo non sento di vivere, ma quando recito io sento di esistere”. Il teatro è la sua casa. Le fiction televisive l’hanno reso noto al grande pubblico. Orgoglio, Incantesimo, Il Bello delle Donne, sono solo alcuni degli sceneggiati più fortunati che portano l’impronta dell’attore senese. Oggi, Bocciarelli incarna l’anima dei grandi poeti dell’umanità, dei santi, degli scrittori. Bagna la voce come un pennello zuppo di parole scolpite nel tempo, e dipinge i luoghi che il tempo non cancella. La sua voce è potente. Nutrita d’intelletto. Una voce che, impastata di sapienza, trasforma ogni racconto in un volo che ti porta via e porta in vita l’essenza della vita, al confine con la morte. In un viaggio perpetuo tra passato e presente, Bocciarelli crea incontri arcaici tra le pagine della letteratura italiana.   Non solo in Italia. Bocciarelli fa conoscere la nostra cultura in molti paesi del mondo. Nel 1997 compì un viaggio in Cina. Portava in scena L’Antigone di Sofocle. In questa intervista, ci racconta il suo ricordo di Pechino. E la sua voglia di tornarci. E di portare lì, i suoi canti dell’anima.

Louis Vuitton Atelier. Una notte romana. Un attore. Un incontro tra sguardi antichi di artisti registrati nei cataloghi. Alberto Sordi. Walter Chiari. Claudia Cardinale. Sophia Loren. Le nostre dita scorrono tra le pagine di un libro che traccia i volti del cinema italiano. Una rara foto lo ritrae in un momento di pausa sul set. "Vincenzo, hai le stesse mani di Mastroianni". Vincenzo mi sorride. L’ho lusingato. Funziona sempre con gli attori. Nasce un’intervista.

Con un attore come lei animato da una fede profonda, vorrei iniziare quest’intervista parlando del confine tra la vita e la morte.

Ieri sera ho visto per la seconda volta The Others, e mi sono addormentato pensando alla morte. Al risveglio, ho chiamato la mia autrice, Cristina Garzella, che oltre a essere un’amica è dotata di una certa sensitività. Le ho detto: “Non è che sono già morto e tu sei la mia medium”?. “Questo è un copione che hai già recitato, ora ne scriveremo un altro. Piangi l’antico, andremo insieme con coraggio”, mi ha risposto. Nella recitazione avviene un incrocio di dimensioni. Il transfert  sviluppa in maniera profonda il rapporto con la paura, generando una forte sensibilità nei confronti del tema del passaggio dalla vita alla morte. Che altro non è che trasformazione.

Tradizionalmente il popolo cinese è senza Dio. Oggi, il cattolicesimo ha uno spazio sempre più importante in Cina. Alcuni studiosi pronosticano che la religione cattolica, tra qualche anno, sarà la fede più diffusa. Quindici anni fa, il suo viaggio in Cina. Ci racconti la percezione che ha avuto della spiritualità dei cinesi.

I cinesi non hanno una visione romantica della vita. La sensazione che ho avuto a Pechino, quando vi giunsi nel 1997, fu netta. Fummo ospiti di una scuola di teatro pechinese.

Ho percepito un profondo senso di spiritualità quando mi portarono a visitare la Grande Muraglia. Retaggio di un tempo passato che mantiene una forza integra; un senso del divino maggiore. Il mondo di oggi è attraversato da un generale allontanamento dal Divino.  Noi, abbiamo la fortuna di essere accompagnati lungo questa fase di crisi della spiritualità, attraverso le strutture della Chiesa che offrono sostegno continuativo e profondo.

Ho percepito un senso di mistero che mi lasciò sgomento.  Arrivando dall’Italia, dove le chiese riempiono lo spazio, non poté non colpirmi  la grandiosa assenza di strutture religiose. Percepii dunque qualcosa di nascosto, di bloccato. Qualcosa che impedisce l’espressione del rapporto col divino. Tuttavia, mi sono ravveduto nell’osservare il senso di operosità del popolo cinese. La laboriosità dei cinesi è un modo per rapportarsi con il sacro. Spesso, a Roma, li osservo muoversi nel loro pudore, nel loro essere silenziosi, nel senso di rispetto e d’ impegno nel fare. In questa forma di poesia – poieo è creare – si percepisce un loro modo di pregare attraverso l’operosità. L’uomo trova sempre il modo per omaggiare Dio. Sono sicuro che presto, come si pronostica, il cattolicesimo – una religione moderna (senza nulla togliere alle altre fedi) - sarà ampiamente diffuso in Cina.

Il credo deve maturare dentro la coscienza. Come ci ha insegnato il grande gesuita Matteo Ricci, chi evangelizza deve capire il mondo dei cinesi, percepirne il senso per poter trasmettere meglio il pensiero del cattolicesimo. È una questione di tempo che merita profondo rispetto. In India – dove ho girato un film due anni fa - mi ha colpito il sincretismo religioso.  Non sapevo che il Kerala, la regione al sud dell’India dove abbiamo girato, fosse stata evangelizzata da San Tommaso.

L’India?

Son stato – senza vanto – il primo attore europeo ad avere un ruolo da protagonista in un film indiano. Il film s’intitola Nirakazcha, la Strada dei Colori.  L’esperienza indiana mi ha dato grandi soddisfazioni. In Italia non mi è mai capitato di recitare al cinema nel ruolo di protagonista assoluto.

Dopo l’India, le piacerebbe un incontro con la Cina?

Sono legato all’estero. E sono sicuro che dopo quest’intervista, qualcosa succederà. Me lo sento. I cinesi, come gli indiani, e gli americani qualche anno fa, amano la meritocrazia. Grazie a Dio, esistono ancora paesi in cui vengono apprezzati impegno, studio, qualità.

Secondo alcuni, la meritocrazia in Cina è un falso mito da sfatare, o quanto meno rivedere. Corruzione e nepotismo sono diffusi.

Anche in India ci sono le caste. Ma è una forma di protezione. Come nell’antichità, quando la bottega dell’artista tramandava l’arte al discepolo o al figlio (penso alla bottega di Giotto o di Duccio di Buoninsegna). Quando invece un sistema di favoritismi e scambi di favore inficiano l’arte vera, il discorso prende una piega diversa.  Mi piacerebbe molto portare un recital in Cina: far conoscere al pubblico cinese la letteratura e la poesia italiana, rispetto alla quale intuisco che i cinesi hanno già consapevolezza. C’è un flusso che unisce in maniera cosmica la mente umana, superando le distanze.

In Cina, il passato si percepisce ovunque ma in modo invisibile. La Cina, stordisce per la sua monumentale assenza del passato. La Grande Muraglia è una rara eccezione.

Torno a dire, tutto si trasforma. Il nostro problema è che siamo ancorati al passato in modo nostalgico: viviamo del riflesso di ciò che fummo, e questo ci blocca. Il fardello storico dell’ex Impero Romano genera una forma di lassismo, e di pigrizia.

Se le dico Cina, cosa le viene in mente?

Se pronuncia la parola Cina, mi viene in mente il futuro.  Mi fermo spesso a parlare con i cinesi nei negozi romani. Anche se non sempre ci capiamo, mi trasmettono un senso di simpatia e affettività. Per l’impegno e l’operosità. Noi, alle volte così scocciati, irrequieti, e poi loro, pazienti e generosi, come se avessero maggiori consapevolezza del momento di crisi che stiamo vivendo. Mi attrae il loro aspetto un po’ ‘alieno’: sembrano venuti da un altro pianeta. Risvegliano la mia parte immaginifica. Il mio sogno è fare un film di fantascienza, nella prossima vita spero di realizzarne uno. Il cinema americano, quando descrive il futuro, rappresenta attraverso un mondo dove hanno tutti gli occhi a mandorla.Quello cinese è il popolo che prenderà, anche geneticamente, il futuro.


Un ricordo.

A Pechino, mi venne una febbre altissima. Dovuta forse a un’intossicazione alimentare. Alloggiavo in un hotel rosso pompeiano, vicino piazza Tian’anmen. Mi ricordo la telefonata a mia mamma, una voce lontana. “Mammina sto male”. E poi, una signora cinese mi aiutò ad andare in farmacia con il taxi.  Io avevo bisogno di tenerezza. La signora era algida. Però mi procurò l’essenziale: la cura.

Il 26 ottobre aprirà al pubblico la Galleria Borghese con lo spettacolo “Anima Migrante”.

“Anima Migrante" nasce dalla necessità di sottolineare l'importanza del passaggio e la trasmutazione dell'animo umano in tutte le sue forme creative ed emozionali. Il migrare è  una condizione dell' uomo fin dalle sue origini. Attraverso il dialogo, il confronto, l'incrociarsi poetico delle parole, prende vita il recital ideato e interpretato da me, che vuole accompagnare lo spettatore nel viaggio immaginifico dell'esistenza, come la ninfa Dafne "migrò" trasformandosi in alloro tra le braccia del dio Apollo, splendida scultura del Bernini, simbolo del Ministero dei Beni Culturali e della Galleria Borghese. A sottolineare l'importanza del dialogo nel gioco teatrale e speculare, mi avvarrò della presenza dell'attore Francesco Dainotti e dell'arpista Catia Catarci. La notte del 26 ottobre, dalle 20 alle 24, aprirò le porte del Museo, svelandone la magia e i tesori, in una danza tra parole, musiche e capolavori d'arte.

Avevo debuttato l’anno scorso con i “Segreti dell’Anima”. Un viaggio in quattro capitoli, quattro sensi della vita associati ai quattro elementi alchemici: aria, senso dell’amicizia; fuoco, senso dell’amore; terra, la morte; acqua  - che tutto purifica e tutto trasforma -, il senso della vita. Seguendo questo fil rouge rispolvero vari brani di grandi poeti tratti dalle piece che ho fatto in 20 anni di carriera. Dal primo debutto nel Faust diretto dal maestro Strehler a Milano, fino ad arrivare alle ultime esperienze, dalla Tempesta di Shakespeare a Polidore di Ecuba di Euripide,  da Dante a Leopardi, da Neruda a Marquez.

E’ nato ora questo incontro con il Direttore Generale del MiBACT, Anna Maria Buzzi, donna illuminata e di grande sensibilità, nell’ambito di Una notte al museo, iniziativa promossa dal Ministero dei Beni Culturali e del Turismo che si svolge, con spettacoli diversi, l’ultimo sabato di ogni mese nei luoghi culturali e artistici pubblici del paese.
  Tutto questo si è realizzato grazie alla preziosa collaborazione di Stefano Curzi e di Gabriella Cetorelli. Hanno voluto il mio spettacolo che prende forma a seconda dello spazio che lo ospita. Il 31 agosto abbiamo debuttato nella Sala dei Marmi a  Palazzo Barberini con "I Segreti dell’Anima".
  Poi, il 28 settembre, a Villa Adriana, è stata la volta di Memorie dell’Anima, ispirato alle Memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar. A Villa Borghese porteremo un dialogo tra musica, poesia ed emozioni cromatiche. Grazie a Francesco, che oltre ad essere un amico da anni , è un elemento prezioso della compagnia. Antonio Nasca nella musica, e il mio live designer Salvatore Mavilia.

Vorrei aggiungere che è bellissimo poter recitare in grandi spazi come Villa Adriana. Vicino al canopo si sentiva rievocare l’anima di Adriano e di Antinoo. Grande affluenza. Grande seta da parte del pubblico - 1500 persone - di cose belle e nuove. Come dice Dostoevskij, la bellezza salverà il mondo. E noi, ci impegniamo tutti per far sì che la bellezza dell’anima, l’armonia tra corpo e anima, questo dialogo meraviglioso, continui. Anna Maria Buzzi crede molto in questo progetto.
  Sono felice di rendermi utile affinché gli spazi vengano vissuti.

Progetti futuri?

Continuerò questo bellissimo viaggio nel mondo dell’arte recitando nei luoghi più belli dell’arte in Italia. L’ultimo sabato di novembre porterò "Anima Migrante" alla Pinacoteca di Brera. Ultimo sabato di dicembre alla Reggia di Caserta. Nel frattempo, affronterò un testo bellissimo con l’attrice Giuliana Lojodice, con cui ho avuto il privilegio di lavorare insieme nella serie televisiva Cinecittà. Sto inoltre realizzando un format  legato al mondo dell’arte per l’Italia e l’estero: trasposizione televisiva di una Notte al Museo.

La recitazione, in che modo ha mutato il suo rapporto con l’umanità?

Ho notato in questi venti anni di viaggio tra prosa e poesia, una grande trasformazione del linguaggio. E un rendere rapido e quasi affastellato il rapporto con la parola, che si sta perdendo. Le cause: sms, web, internet, e anche una sorta di pigrizia mentale. Ai miei allievi cerco di trasmettere l’attenzione alla parola, che dev’essere scolpita come nel marmo affinché resti incisa nella nostra mente. E nell’anima.

Il suo incontro con il dolore attraverso l’arte.

Incontro il dolore quando non posso esprimermi. Quando non sono sul palcoscenico. “Quando vivo non sento di vivere, ma quando recito io sento di esistere” diceva l'Eliogabalo di Antonin Artaud. Ho iniziato a recitare a 14 anni. Quando spicchi il volo dalla triste mediocritas che attanaglia la nostra quotidianità, non puoi più farne a meno. Recitare è come pregare. Se l’arte è in crisi, è perche ci si dimentica l’origine dell’arte, che è quella di trovare forme sublimi per intercettare Dio e farsi intercettare dal divino. Questo, l’hanno dimenticato molti di noi artisti.

La sua casa. Una giornalista ha il dovere di sbirciare. Se mi nascondessi dentro l’armadio a sua insaputa, cosa vedrei?

La verrei a cercare. Giocheremmo come Mozart e Constanze.

Sorrido

Sono godurioso. Mi piace mangiare bene. Il fatto che io m’impegni a vivere con purezza, non vuol dire che viva in una camera iperbarica. Coltivo l’amicizia. Oggi, con la crisi dei valori, della fiducia, chi trova amico trova un tesoro. In casa mia, regna il disordine. La mia fidanzata mi stava lasciando perché in casa c’era troppa confusione. Dammi tempo di rimettere a posto – le ho detto. Non ha avuto pazienza. Non c’è più pazienza. Sono maestro d’arte, prima dipingevo, ora non più.
  La mia casa è luminosa, una terrazzo grande, tanti libri, tanti premi – nuove e vecchie targhe. La personalità europea, è uno dei premi cui tengo, ricevuto in Campidoglio come riconoscimento dei miei viaggi all’estero. Poi, il letto è molto comodo.

Letto Ikea?

No. D’Ikea ho le candele. I profumi. Può scrivere nell’intervista che ho realizzato un profumo, dopo l’esperienza indiana? Bocciarelli Parfume.
  Ero rimasto colpito dalla parte olfattiva, ho studiato per un anno e mezzo con altre persone che mi hanno fiancheggiato, e ho creato questo profumo con fragranze partenopee. Amo la Campania, mi piace Salerno. Ho un nome partenopeo, Vincenzo.

La solitudine per lei  è un rifugio?

Quando torno a casa, soprattutto dopo una giornata sul set, ho un estremo bisogno di star solo.  Come nuotare in una vasca tutto il giorno, e la sera aver bisogno di asciugarsi e rimanere in silenzio, senza la sensazione di doversi muovere per restare a galla.

Sono stanco di stare solo. Lei è fidanzata? Sa, da piccolo volevo fare il giornalista…

Perbacco, io l’attrice.

E come mai non ha provato? La faccio debuttare.

Sono io che intervisto lei. Non invertiamo i ruoli.

18 ottobre 2013

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