CASE E STATUE D'ORO, GENERALE SOTTO INDAGINE
Pechino, 16 gen. - Anche un generale dell'Esercito Polare di Liberazione rischia un'incriminazione per corruzione. Gu Junshan, ex vice capo del dipartimento di logistica dell'esercito cinese, e' stato al centro di due anni di indagini per un caso di corruzione legato al settore immobiliare, scrive il magazine economico-finanziario Caixin che ha dedicato diversi articoli alla vicenda. Gu avrebbe beneficiato di contratti che lo hanno portato ad accumulare circa una dozzina di appartamenti, molti dei quali in centro a Pechino. Nella sua residenza principale, nella provincia centrale dello Henan, sono state ritrovate anche statue d'oro e casse di liquori costosi. La villa si estendeva per quasi un ettaro ed era stata costruita in una forma che ricordasse la struttura della Citta' Proibita, l'antica sede imperiale cinese nel cuore di Pechino.
Gu non e' stato ancora formalmente incriminato per corruzione, ma la sua vicenda e' uno dei casi di piu' alto profilo all'interno delle forze armate. Gia' nell'agosto scorso il suo coinvolgimento in un'indagine per corruzione era stato confermato i media cinesi da un professore dell'Universita' per la Difesa Nazionale, Gong Fangbin, che non aveva rivelato dettagli sul caso. Del caso di Gu Junshan si e' occupato anche uno dei maggiori giornali cinesi, il Global Times, che in un editoriale pubblicato oggi in prima pagina, spiega l'effetto della vicenda Gu sulla considerazione che il pubblico ha dell'esercito. Il caso Gu, scrive il tabloid cinese, "ha attratto l'attenzione pubblica verso la corruzione nell'esercito, che e' considerata una materia spinosa per le limitate informazioni provenienti dalle autorita'".
L'esercito cinese gia' nei mesi scorsi e' stato oggetto di un'indagine proprio per verificare il livello di malaffare che si annida tra i suoi membri. Sotto osservazione, erano proprio gli appartamenti e i veicoli posseduti dai militari, e il risultato delle indagini aveva portato alla scoperta, a novembre scorso, di ottomila abitazioni e venticinquemila auto possedute in maniera illecita. L'ultimo appello contro la corruzione del presidente cinese XI Jinping risale a martedi' scorso, quando in un discorso di fronte ad alcuni alti funzionari del partito, ha chiesto una "supervisione autorevole e relativamente indipendente" sul fenomeno da parte degli organi disciplinari a tutti i livelli dell'amministrazione pubblica.
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