Caso Mastrapasqua, la Procura indaga sul protocollo regionale troppo di favore
Dall'accordo tra l'Ospedale Israelitico e la Regione Lazio è derivato, secondo gli investigatori, "un ingiusto vantaggio alla clinica da 71 milioni di euro". Ecco cosa conteneva quell'accordo e perché è considerato irrituale
di FABIO TONACCI e FRANCESCO VIVIANO
ROMA - Che cosa c'era in quel protocollo d'intesa tra l'Ospedale Israelitico di Antonio Mastrapasqua e la Regione Lazio, siglato tre anni fa e sempre bocciato dal governo? Di quali clausole si componeva l'accordo che, secondo i carabinieri del Nas, ha violato le norme regionali favorendo "un ingiusto vantaggio alla clinica di 71 milioni di euro"? Per la procura di Roma, che ha iscritto nel registro degli indagati il presidente dell'Inps per la faccenda delle 12mila schede di ricovero "falsificate" e per la successiva cessione di un credito "non esigibile", quel pezzo di carta ha un certo peso.
Lo firmano il 3 agosto del 2011 Mastrapasqua, in qualità di direttore generale dell'Israelitico, e Ferdinando Romano, allora direttore Programmazione e Risorse della Sanità nel Lazio. Romano è appena arrivato, siede su quella poltrona da pochi mesi. E la questione della clinica di Mastrapasqua gli si presenta subito per quella che è, una bella grana.
C'è infatti questa montagna di fatture dal valore totale di 14 milioni di euro che le Asl Roma D e Roma devono rimborsare all'Israelitico. Però qualcosa non torna. Romano infatti sigla un protocollo che prevede, tra le altre cose, "la definizione dei tempi e delle modalità dei controlli esterni sulle prestazioni rese tra il 2006 e il 2009, con drg 063, 168, 169 (sono i codici dei ricoveri sotto indagine, ndr)". La verifica si fa "in contraddittorio", e su tutte le cartelle cliniche "ad eccezione di quelle già riclassificate per inappropriatezza". Una scelta che chi oggi lavora in quel dipartimento regionale non esita a definire "irrituale". Perché c'era bisogno di un protocollo ad hoc sui controlli? Cosa si sapeva, già nel 2011, su quei crediti vantati e non riscossi?
Nell'atto, Mastrapasqua e Romano stabiliscono anche altro. Definiscono nei dettagli come dovranno essere liquidati le fatture e gli interessi maturati dall'Ospedale Israelitico. E inseriscono clausole per definire i contenziosi ancora pendenti con la Regione Lazio che proprio quelle prestazioni non rimborsate avevano generato.
Con un decreto della governatrice Renata Polverini, nel suo ruolo di commissario ad acta per il deficit della sanità, il protocollo viene ratificato. E subito bocciato al tavolo tecnico, non appena viene letto dai delegati del ministero dell'Economia e della Salute. Secondo una fonte qualificata interna all'amministrazione regionale, era un testo che "faceva troppi concessioni all'Israelitico, incompatibile con il piano di rientro".
Romano e Mastrapasqua ne firmano un altro, il 4 giugno del 2012. Ma anche quello rimbalza contro le perplessità del governo, perché "solo in parte supera le criticità evidenziate". Era talmente "morbido" e favorevole che l'Aiop, l'Associazione italiana per l'ospedalità privata, inviò una nota per chiedere di estendere a tutte le cliniche italiane "le condizioni d'accordo stipulate con l'Israelitico".
Nonostante i pareri negativi dei due ministeri, quel protocollo d'intesa è rimasto in piedi fino a poche settimane fa, quando chi ha preso il posto di Ferdinando Romano alla Direzione regionale, Flori Degrassi, lo ha disdetto. Naturale conseguenza della scelta del governatore
Nicola Zingaretti di sospendere a luglio il pagamento dei ricoveri contestati (e mai liquidati).
Per gli investigatori del Nas di Roma, non aver revocato l'accreditamento all'Ospedale Israelitico tre anni fa, quando quel compromesso "irregolare" fu siglato tra Mastrapasqua e Romano, ha permesso alla clinica di rinnovare la convenzione con la Regione. Accumulando, in virtù di questa, un "ingiusto vantaggio" di 71 milioni di euro tra il 2011 e il 2013.
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