giovedì 30 gennaio 2014

In mostra grandi aree ristorazione e l'armoniosa coesistenza cibo-natura
Expo, i cinesi ci credono
Tre i padiglioni. Ricaduta da 60 mln di euro
Pagina a cura di Mariangela Pira

Il fatto che la Cina sia stata la prima a firmare il protocollo di partecipazione all'Expo la dice lunga sulle aspettative da parte dei cinesi nei confronti dell'Esposizione Universale del 2015.

Certo, in virtù del criterio di reciprocità con l'ultima Expo2010 di Shanghai era doveroso da parte dei cinesi, visto il passaggio di testimone, partecipare in grande all'Esposizione di Milano.

Expo sarà infatti il palcoscenico ideale per far conoscere la Cina agli europei: con un padiglione di 4.590 metri quadrati, il loro sarà il secondo spazio espositivo più grande, dopo quello italiano. Sul fronte degli investimenti i cinesi non hanno mai dato indicazioni precise: le stime di Expo2015, che comprendono tutti i tre padiglioni cinesi, prevedono 60 milioni di euro in arrivo dalla Cina per l'esposizione milanese. In linea con la loro filosofia di business, per i cinesi l'accordo sull'Expo è strategico; un modo per far sì che le loro imprese possano siglare interessanti intese di business. Il Commissario Unico di Expo, Giuseppe Sala, ha già consegnato i lotti alla Cina e ai suoi Corporate Participants, pronti a intraprendere le attività. Da circa un mese è iniziato il percorso operativo che porterà alla costruzione del sito espositivo cinese. Che sarà articolato in tre padiglioni: oltre a quello nazionale, il paese sarà presente con due spazi corporate, uno gestito da China Vanke, colosso del settore immobiliare, e l'altro dal China Corporate United Pavillion (Ccup), costituito da una cordata di imprese cinesi.

Il concept del padiglione nazionale è ancora top secret. Il progetto non è stato ancora presentato neanche alla società Expo2015, la quale ha ricevuto da poco i primissimi sketch con preghiera da parte di Pechino - impegnatissima nella progettazione dello stand - di non divulgarli alla stampa. Di certo ci sarà un'area «food», un angolo di ristorazione dalle dimensioni considerevoli che verrà gestito da una grossa catena alimentare dell'Hebei (una delle province cinesi).

Il padiglione di China Vanke, che fornisce oltre mezzo milione di unità abitative e offre servizi di gestione a oltre 1,5 milioni di cinesi, illustrerà il programma «Shitang» (mensa): mettere a disposizione spazi di ristorazione in cui mangiare in maniera salutare, a prezzi contenuti, e in cui socializzare con lo scopo di migliorare il tessuto sociale della città. La partecipazione del colosso immobiliare però servirà anche al progetto «China Special Project di Expo Milano 2015» che coinvolge cinque aree strategiche con in primis l'obiettivo di portare all'esposizione universale di Milano un milione di visitatori cinesi.

Al secondo Corporate Pavilion cinese partecipano una ventina di imprese cinesi. Il China Corporate United Pavillion si estenderà su una superficie di circa 1.270 metri quadri e sorgerà non lontano dal padiglione che l'architetto Daniel Libeskind ha progettato per China Vanke. Il tema è «China Seeds» (semi di Cina) e riguarda il settore ambientale e alimentare alla luce della filosofia «dell'armoniosa coesistenza con la natura», principio base della cultura cinese, che si sposa anche con il business.

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