BANCHE E ASSICURAZIONI
Cina, fari puntati sui titoli tossici
Nei giorni scorsi si è duffusa la notizia che la prima banca nazionale Icbc "si è rifiutata di garantire gli investitori su un Wealth Management Product che ha contribuito a piazzare sul mercato. Si tratta di una questione rilevante, perchè in Cina negli ultimi anni si è fatto un largo uso di questi Wmp per finanziare le aziende locali senza passare per il sistema bancario. I privati hanno sottoscritto questi prodotti in larghi ammontari, attirati dai rendimenti pagati, e convinti che gli istituti bancari offrissero una garanzia implicita. Ora", ha spiegato Giuseppe Sersale, strategist di Anthilia, "a fronte delle prime insolvenze, le banche si trovano di fronte alla scelta se garantire i sottoscrittori, gravando i loro bilanci con una nuova fonte di perdite, oppure rifiutarsi di farlo, rischiando di scatenare una fuga dai prodotti e con essa un credit crunch per le aziende".
Secondo quanto riporta oggi on-line il Time-weekly newspaper, Icbc e China Credit Trust potrebbero insieme al governo cinese andare in soccorso agli investitori che hanno scommesso su prodotti ad alto rendimento ora a rischio di default. Icbc e China Credit Trust potrebbero accollarsi ciascuna il 25% degli investimenti per un ammontare di 3 miliardi di yaun (496 milioni di dollari Usa).
Una situazione di tensione che ha fatto invertire la marcia ai tassi a breve, che erano parzialmente rientrati. "I tassi monetari, tra le possibili cause del rallentamento di fine 2013, hanno continuato a salire, col mese che è tornato ai massimi di dicembre (7.5%). Le autorità monetarie hanno dichiarato che la domanda di cash è legata al capodanno cinese (31 gennaio), ma in realtà l'attenzione degli investitori sembra maggiormente focalizzata sulle ricadute del possibile default del Wealth Management Product", aggiunge Sersale.
L'aumento della tensione sui mercati monetari è tra i fattori del calo dell'indice preliminare Pmi manifatturiero della Cina, calcolato da Hsbc, a gennaio calato a 49,6 punti dai precedenti 50,5 punti. La rilevazione, in prima lettura (il dato definitivo sarà pubblicato il 30 gennaio), ha deluso le stime degli analisti che si aspettavano un calo inferiore del Pmi manifatturiero a 50,3 punti. Un dato inferiore ai 50 punti suggerisce una fase di contrazione dell'attività manifatturiera.
Un indicatore che arriva dopo la recente pubblicazione del Pil reale cinese nel 4° trimestre che è sceso leggermente, al 7,7% anno su anno, rispetto al +7,8% anno su anno del trimestre precedente. Il dato porta al 7,7% la crescita annuale per il 2013, superiore al 7,5% che si era prefissato lo scorso anno il governo cinese, mentre il target di quest'anno non è stato ancora comunicato.
"Il rallentamento, giudicando dai dati di dicembre, è riconducibile all’andamento più debole di produzione e investimenti, che potrebbe riflettere condizioni più rigide di accesso al credito", spiega Craig Botham, Emerging Markets Economist di Schroders.
"Le autorità politiche cinesi dovrebbero focalizzarsi sul supportare la crescita", aggiunge Qu Hongbin, capo economista di Hsbc per la Cina.
Senza dimenticare che nei giorni scorsi è emerso anche un rallentamento a dicembre della produzione industriale dal 10% di novembre al 9,7% anno su anno, mentre gli investimenti in infrastrutture sono calati fortemente, contraendosi del 3,2% anno su anno.
"Con condizioni del credito più rigide e in particolare con controlli più stretti sull’indebitamento dei governi locali, è difficile pensare che gli investimenti in infrastrutture possano registrare performance elevate nell’anno in corso. Nonostante la Cina sia riuscita a chiudere piuttosto bene il 2013, prevediamo un andamento più debole in futuro", aggiunge Botham.
Il nodo sono le politiche che il governo cinese sta adottando per scongiurare il pericolo di una crisi creditizia. "La spinta a ridurre il credito e a ribilanciare l’economia potrebbe fare le sue prime vittime, anche se ci aspettiamo che i riformisti rallenteranno il passo nel caso in cui il conteggio delle vittime dovesse salire eccessivamente", conclude Botham.
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