sabato 30 novembre 2013

Il modello italiano di assistenza e il ruolo strategico del Terzo Settore. Italia e Cina a confronto.
Chinese People’s Association for Friendship with Foreign Countries (CPAFFC) e Italy China Friendship Association (ICFA), presieduta da Irene Pivetti, presentano il primo Seminario italo-cinese per la cura e assistenza di donne e bambini: una grande opportunità di confronto e collaborazione per le imprese del Terzo Settore di Italia e Cina. L’evento è promosso in collaborazione con Only Italia, rete nazionale che promuove le imprese italiane nel mondo, e Banca Prossima, banca del Gruppo Intesa San Paolo dedicata al mondo Non-profit laico e religioso, con il patrocinio dell’Università degli Studi di Camerino. Al Seminario sarà presente una Delegazione cinese (composta da venti rappresentanti della Politica, delle Istituzioni e delle Associazioni) che si confronterà nel corso della giornata di convegno con rappresentanti del Terzo Settore italiano e di realtà di eccellenza come l’Ospedale Fatebenefratelli di Roma. Si parlerà inoltre di casi di successo del nostro non-profit, come l’esperienza della rete degli asili nido e dell’assistenza familiare in caso di handicap.

Programma:

PROGRAMMA Seminario, 29 novembre 2013

giovedì 28 novembre 2013

Il Sole 24 ORE - Radiocor 25/11/2013 - 12:56
Breaking News 24 NOTIZIARIO ASIA
Cina: gruppi immobiliari hanno 460 miliardi di arretrati con il fisco
Radiocor - Roma, 25 nov - I principali gruppi immobiliari cinesi hanno arretrati fiscali per un totale di oltre 3.800 miliardi di yuan (460 miliardi di euro). Lo ha riferito la televisione di Stato cinese durante una trasmissione dedicata ai diritti dei consumatori che ha innescato un vivace dibattito. Queste imprese dovrebbero pagare piu' di 4.600 miliardi di yuan di tasse arretrate tra il 2005 e il 2012, ma le autorita', secondo quanto riportato, avrebbero gia' raccolto 800 miliardi. La tv non ha fornito dettagli sulle imprese accusate di non aver pagato tutte le tasse, ma ha detto che l'elenco comprende 45 societa' immobiliari quotate in Cina e all'estero.

Red-Ale
Studentessa indigente con la Ferrari di papà
Le Fiamme Gialle: falso il 63% delle autocertificazioni di tre università romane. Zingaretti: «Benefici tolti a chi ne ha diritto»
Dichiarava un reddito annuo familiare di 19mila euro: peccato che suo padre fosse proprietario di una Ferrari e di diverse case di valore. La storia della studentessa universitaria «pizzicata» dalle Fiamme Gialle per aver presentato un’autocertificazione dei redditi fasulla è solo uno degli esempi dei risultati dei controlli effettuati in sinergia tra Regione Lazio, università romane e Guardia di finanza. Che hanno siglato oggi un patto anti-furbetti per mettere a setaccio le posizioni contributive degli studenti. I primi risultati dei controlli sono impressionanti: se nel 2012, a fronte di 848 verifiche, 521 casi sono risultati irregolari, nel 2013 la percentuale degli studenti che ha dichiarato il falso è schizzata al 63%. Falsi indigenti, che camuffandosi da poveri hanno scavalcato in graduatoria chi fa fatica ad arrivare alla fine del mese, usufruendo di sconti e agevolazioni. Come la studentessa «smemorata» di Tor Vergata che ha dichiarato redditi per 14.313, dimenticando di possedere un patrimonio di oltre 600mila euro. Oppure quella di Roma Tre che ha «tralasciato» redditi per 70mila euro.
L’ISEE- Quasi tutti gli studenti presentano la dichiarazione per indicare la situazione economica familiare, in base alla quale possono richiedere borse di studio, posti letto o contributi integrativi: l’83,7% dei 196mila universitari iscritti nei tre principali atenei romani, La Sapienza, Roma Tre e Tor Vergata, ha presentato l’Isee. Ma il dato che ha colpito la Guardia di finanza è che ben il 16% risulta nelle prime tre fasce di reddito all’università La Sapienza, quelle meno benestanti, e solo il 27% appartiene invece a famiglie economicamente stabili, che quindi sono inserite nelle prime tre fasce di reddito, dell’università Roma Tre e Tor Vergata. Tra gli studenti stranieri, circa 7000, il 90% ha presentato l’Isee e il 15% ha autocertificato redditi inferiori a 1000 euro: in questo caso sono scattati i controlli anche nei Paesi d’origine.

EQUITA’ SOCIALE- Cosa succede agli studenti pizzicati a dichiarare il falso? «Con i dati a nostra disposizione Laziodisu (l’ente per il diritto allo studio nel Lazio, ndr) provvederà alla revoca delle borse di studio e degli altri benefici», spiega Massimiliano Smeriglio, vicepresidente della Regione Lazio. In realtà, ove ce ne saranno i presupposti, scatterà anche la denuncia all’autorità giudiziaria oppure una multa, se lo statuto lo prevede: è quello che è capitato a centinaia di studenti della Sapienza, costretti a pagare fino a 4000 euro di sanzioni per sanare la propria posizione dopo aver certificato il falso. Una situazione, quella del più grande ateneo romano, che si trascina da un anno e mezzo, con decine di studenti che protestano contro le sanzioni e il rettorato che cerca di mantenere la propria posizione per non far passare l’idea che si possa dichiarare il falso senza conseguenze. Qual è lo scopo di tanta severità? «Gli effetti benefici di legalità sono doppi- sottolinea il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti - . Spesso persone che non ne hanno diritto rubano diritti a chi ne avrebbe titolo». La Regione ha infatti ridotto negli anni le spese per il diritto allo studio per serie difficoltà nel saldare i conti: a fine giugno non erano ancora state saldate le rate per le borse di studio del 2009. «Ora però stiamo saldando tutto- assicura Zingaretti – e nel 2014 saremo regolari». Anche grazie alle risorse recuperate attraverso le operazioni di smascheramento: l’obiettivo è quello di «evitare la dispersione delle risorse pubbliche -conclude Ivano Maccani, comandante provinciale della Guardia di finanza – garantendo maggiore equità sociale».

28 novembre 2013
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lunedì 25 novembre 2013

Wall Street Journal: stabilità di Letta come quella di un cimitero
Impietosa l'analisi del foglio finanziario americano

Raffaello Binelli - Lun, 25/11/2013 - 12:04

E pone un interrogativo a dir poco imbarazzante: l’Italia rischia di arrivare ad una stabilità simile a quella di un cimitero? Il nostro Paese - si legge sul quotidiano economico - "ha fatto più progressi di ogni altro nel ripianare il proprio bilancio", ma ha bisogno di riforme e il governo non riesce a portarle avanti perché "appare paralizzato".

Siamo l'unico Paese del Sud Europa - sottolinea impietoso il Wsj - che non ha incrementato la propria competitività dall’inizio della crisi: "Ed è difficile comprendere come, con una crescita dell’1% scarso, possa centrare i target europei per il debito". Il governo punta molto sul lavoro del commissario Cottarelli, "ma nessuno è convinto, anche Monti ci aveva provato, ma non ha ottenuto nulla".

Il foglio finanziario traccia tre scenari: il primo è quello di un governo "senza catene" in grado di lanciare le riforme; il secondo è che il successo di Matteo Renzi alle primarie del Pd costringa il governo Letta "ad accettare nuove elezioni per arrivare ad
un governo di maggioranza" che possa agire con maggiore autonomia; il terzo è che Renzi non riesca a "soppiantare" Letta, che ha "il sostegno parlamentare del proprio partito e del capo dello Stato Giorgio Napolitano", e che i due vengano trascinati "nella loro amara rivalità", portando a un nuovo stallo politico che ostacoli le riforme.

In questo quadro, osserva infine il Wsj, "non sorprende che molti italiani temano che la stabilità che offre Letta si scopra essere quella di un cimitero". Dove effettivamente la situazione è stabile ma a prevalere è la morte, non la vita.

domenica 24 novembre 2013


Stangata sugli affitti in nero agli studenti sequestrati 47 immobili a Roma
Operazione della Guardia di finanza dopo il Patto antievasione siglato con le tre università statale romani, la Regione Lazio e il Campidoglio. In crescita le segnalazioni dei ragazzi. A 50mila matricole distribuita la guida elettronica "Studia e vivi" a Roma. E negli atenei nascono "i punti ascolto" con agenti delle Fiamme gialle e funzionari dell'Agenzia delle entrate

Stangata sugli affitti in nero agli studenti sequestrati 47 immobili a RomaQuarantasette immobili sequestrati e 27 milioni di euro recuperati. Sono alcuni numeri dell'operazione della Guardia di Finanza contro gli affitti in nero per gli studenti universitari nella Capitale dopo la firma del patto antievasione firmato lo scorso settembre con la Regione Lazio, Roma Capitale e le università "La Sapienza", "Tor Vergata", "Roma Tre", alle quali si è aggiunta la Direzione Regionale Agenzia delle Entrate del Lazio.

"Un nuovo, duro colpo agli affitti in nero - ha commentato soddisfatto il sindaco Marino - Sono state così recuperate ingenti somme tolte al fisco e a Roma da chi si crede più furbo ai danni dell'intera collettività".

Su 132 controlli effettuati - anche grazie alla collaborazione di decine di studenti che hanno inviato le loro segnalazioni alla Finanza - dal mese di ottobre ad oggi, 92 sono infatti risultati irregolari e sono stati recuperati 1,7 milioni di euro di imponibile non dichiarato. Ma nel complesso dall'inizio dell'anno è stato possibile smascherare un'evasione di 12 milioni, ai quali si aggiungono 13,5 milioni che corrispondono al valore degli immobili sequestrati.

Grazie al patto antievasione, inoltre, si è registrata un'impennata di segnalazioni: +250%, con un conseguente incremento di controlli del +179%.

Tra i tanti casi emersi c'è ad esempio quello di un ottantenne evasore totale al quale sono stati sequestrati beni per 13,5 milioni e, precisamente, 47 immobili tra Ardea e Roma - Tor Vergata, oltre a tre automobili, un ciclomotore e un camper.

In base alla segnalazione di un altro studente al 117, è stato possibile risalire a un sessantenne proprietario di sei appartamenti in zona Magliana, locati in "nero" a comunitari ed extracomunitari. L'intervento ha permesso di contestare non solo la mancata registrazione dei contratti di locazione e l'omessa dichiarazione dei redditi percepiti dal proprietario per un imponibile pari a 171.305 euro, ma anche di denunciarlo per gli allacci l'abusivi alla rete idrica ed elettrica.

Repressione delle irregolarità, certo, ma tra i compiti delle Fiamme Gialle anche la prevenzione. Già in occasione dell'attivazione del Patto antievasione, è stata presentata e distribuita la guida pratica 'Studia e vivi a Roma' con i buoni consigli per trovare casa senza sorprese, sfruttando opportunità ed agevolazioni offerte dallo Stato, dalla Regione, da Roma Capitale e dalle Università che stanno procedendo al recapito del prontuario in forma elettronica alle caselle e-mail di circa 50.000 matricole. In sinergia con la Direzione Regionale dell'Agenzia delle Entrate del Lazio, presso ciascuna delle tre Università statali saranno inoltre presenti "punti di ascolto integrati", dove Fiamme gialle e funzionari dell'Agenzia dell'Entrate, riceveranno segnalazioni ed esposti e forniranno consulenze ed assistenza per la redazione e registrazione dei contratti d'affitto. E' stata infine attivata un'apposita casella di posta elettronica, helpaffitti.roma@gdf.it, dedicata a quei cittadini interessati a segnalare situazioni irregolari.
Milan, esplode la rabbia dei tifosi. Squadra assediata, Kakà esce a parlare con gli ultrà

Milano, 23 novembre 2013

A San Siro fischi e striscioni minacciosi . Fuori dai cancelli squadra contestata: il brasiliano e Abbiati escono a confrontarsi con gli ultrà. “Rossi come il fuoco, neri come l’incazzatura: se non sputate sangue iniziate ad avere paura”, al fischio d’inizio. “Vi aspettiamo fuori dai box, indegni”, alla fine la pazienza dei tifosi rossoneri è finita. E non da ieri. Prima, durante e alla fine della partita pareggiata 1-1 col Genoa fischi e striscioni. Poi al triplice fischio la protesta si è spostata fuori dallo stadio. Con circa 400 ultras ad aspettare l'uscita della squadra. Fortunatamente dopo il colloquio con Kakà il clima si è rasserenato, ma la contestazione forse ancora più pesante pare solo rimandata, mentre il Milan sempre più in crisi è atteso martedì dalla trasferta in Champions. 
KAKA DAGLI ULTRÀ — “Ci vediamo alla prossima partita in casa...”. Così si è concluso il colloquio tra Kakà e Abbiati e i circa 400 ultrà che li aspettavano. I tifosi si sono riversati fuori dallo stadio intonando cori insultanti: “Vergogna”, “Siete una squadra di m....”, “ci avete rotto i c...”. Gli ultrà della Curva Sud hanno chiesto un confronto con i giocatori. Kakà è stato l’unico applaudito al grido di “Sei l’unico a salvarsi in questa m...”. Anche balotelli voleva uscire ma la polizia lo ha sconsigliando. Al momento Kakà sembra l'unico ad essere rispettato dai tifosi.

FINALE TESO — Allo scadere dei 94’ di gioco fischi, insulti, minacce, lancio di oggetti in campo per una protesta durissima della Curva del Milan. “Vi aspettiamo fuori dai box, indegni”, l’ultimo striscione esposto. Ce n’è stato per tutti: la Sud accusa la dirigenza di pensare soprattutto ai propri giochi di potere (“Più che una società sembrate una telenovela, in pochi mesi avete distrutto i successi di un’era”), mentre la squadra scivola verso la bassa classifica, Constant di essere “pagliaccio e arrogante”, Allegri è nell’occhio del ciclone per la scarsa qualità del gioco (“Per come giocate c’è poco da stare Allegri”).
L’INIZIO — “Rossi come il fuoco, neri come l’incazzatura: se non sputate sangue iniziate ad aver paura”. Ecco come San Siro aveva accolto i giocatori prima del fischio d’inizio.
Letta: “Basta tasse o Grillo vola al 51%”
«Se si continua con tasse e tagli Grillo avrà la maggioranza», lo ha detto il presidente del consiglio Enrico Letta a Berlino. «Basta con tagli e tasse o Grillo arriva al 51%», ha aggiunto riferendosi all’avanzata populista in Europa e al leader di 5 Stelle Beppe Grillo. Parlando ad un convegno organizzato dal quotidiano tedesco Suddeutsche Zeitung a Berlino, ha aggiunto: «L’Italia è fuori dal periodo peggiore della crisi; abbiamo presentato la legge di bilancio e per la prima volta le cifre dicono che l’anno prossimo ci sarà una discesa del debito», il deficit sarà sotto il 3%, unico Paese Ue insieme alla Germania a riuscirci, e che sempre nel 2014 ci sarà la ripresa.

 Non solo economia, Letta ha parlato anche della situazione politica.«Berlusconi non è più un pericolo per un semplice motivo», ha scandito il presidente del Consiglio, rispondendo in inglese al capo redattore del quotidiano tedesco Suddeutsche Zeitung, Kurt Kister, durante una tavola rotonda organizzata a Berlino. Letta, ricordando la «scissione» fra Forza Italia e il Nuovo Centrodestra ha spiegato che quello di Alfano e dei suoi parlamentari è un sostegno «sufficiente a dare al governo una chiara maggioranza». «Sono più forte oggi - ha aggiunto Letta - perché la discussione avuta nel centrodestra è stata proprio una discussione sulla stabilità del governo. Berlusconi e il suo partito, Forza Italia, hanno detto che avrebbero sostenuto il governo solo se avessi impedito a Berlusconi di uscire dal Parlamento, Alfano ha detto invece che le due cose devono rimanere distinte». «Ecco perché - ha concluso il premier - ora la situazione è più stabile; è stato un periodo di grande instabilità, ma sono qui dopo sette mesi e resisterò». Letta ha speso parole anche sul sindaco di Firienze. Con Renzi, ha detto il premier «siamo amici e lavoreremo insieme; certamente siamo molto differenti come attitudine e comportamenti, del resto - ha aggiunto in tono scherzoso - quelli di Firenze sono molto diversi dai pisani. Ma lavoreremo insieme». In Italia, ha proseguito Letta nel suo ragionamento parlando in inglese, «tradizionalmente il centrosinistra collassa e si divide per personalità che combattono l’un l’altro: credo che abbiamo imparato la lezione e sono certo lavoreremo insieme».

mercoledì 20 novembre 2013

"Bisogna rafforzare i divieti di urbanizzazione del territorio" di Carlo Mannoni (ex assessore regionale Lavori pubblici)
L'evento meteorologico estremo che ieri ha colpito la Sardegna ha provocato la perdita di almeno 18 vite umane. Un dato terribile reso ancora più grave dal fatto che 8 delle 18 persone decedute (3 ad Olbia, 4 ad Arzachena ed una ad Uras ) hanno perso la vita all'interno dei centri urbani. Nell'evoluzione urbanistica del territorio della Sardegna l'acqua ha mutato il significato della sua presenza: da bene raro, e quindi da salvaguardare, a male da cui difendersi nelle aree divenute fragili, dal punto di vista idrogeologico, per gli insediamenti dell'uomo.

Per essere più sicuri forse ritorneremo alle palafitte. Saranno palafitte moderne, ovviamente, ma ci eleveremo di qualche metro sul terreno per metterci al sicuro dalle acque. Forse è questa la prospettiva dei territori attraversati dai corsi d'acqua, dato che l'incuria e la bramosia dell'uomo di strappare la terra alla natura non avrà fine. Eppure davanti al ripetersi di eventi climatici eccezionali come quelli tragici di ieri dovremmo essere fortemente cauti. Il principio di precauzione ce lo impone l'Europa con l'articolo 191 del Trattato europeo in base al quale gli interventi sull'ambiente debbono ubbidire ai "principi della precauzione e dell'azione preventiva .... dei danni causati all'ambiente".

Si tratta di un principio che, a sua volta, si rifà a quello del trattato di Rio de Janeiro sul clima del 1993 in base al quale "in caso di rischio di danno grave o irreversibile, l'assenza di una piena certezza scientifica non deve costituire un motivo per differire l'adozione di misure adeguate ed effettive" dirette a prevenire il rischio ambientale. Tale principio ha un significato sia fisico che comportamentale. Sul piano fisico i piani di precauzione come il "Piano di assetto idrogeologico" del 2006 e il "Piano delle fasce fluviali della Sardegna" avviato nel 2008 debbono avere contenuti in continuo aggiornamento "peggiorativo" per quanto attiene l'edificabilità dei suoli e non, invece migliorativo, sotto le pressioni degli interessi fondiari.

E le opere di protezione e di mitigazione dei rischi per i territori vulnerabili debbono essere tali da non costituire, per le persone e le cose, un potenziale rischio neanche in caso di eventi estremi, come quello di ieri in Sardegna. In caso contrario si confermino e si rafforzino i divieti di urbanizzazione del territorio. Sul piano comportamentale occorre fare della precauzione un metodo di azione che coinvolga la popolazione intera perché affronti tali eventi climatici "estremi" non più nella loro straordinarietà ma nell'ordinarietà. Dal 1999 ad oggi abbiamo avuto in Sardegna ben quattro eventi "straordinari", come quello di Capoterra del 1999, di Villagrande e della Baronia nel 2004 e, ancora, di Capoterra e altre estese zone della Sardegna nel 2008 e, ai giorni nostri, la catastrofe ambientale di ieri.

Saranno tutti eventi straordinari ma che si ripetono con straordinaria ordinarietà: dunque si adotti una politica di educazione civile sul come affrontare le situazioni di rischio preparando adeguatamente le nostre popolazioni, ad affrontarle. A partire dal dichiarare inabitabili gli scantinati trasformati, nei nostri paesi, in vere e proprie trappole della morte, in quella corsa al metro cubo abitabile, e quindi vendibile, che oramai è divenuta una nostra cultura diffusa. Ci dobbiamo abituare, cioè, alla ripetitività di eventi che, come si è compreso, si ripresenteranno così come sono accaduti nel recente passato. Dei tanti soldi pubblici spesi dalla Regione in notiziari, pubblicità e spot vari, di cui spesso si avverte l'inutilità, se ne risparmi un poco per intraprendere un'azione educativa e di prevenzione dei rischi individuali e collettivi. È questo un compito primario della Regione. È un percorso lungo, ma ogni giorno rimandato è un giorno perso.
19 novembre 2013
Breaking News 24 19/11/2013 - 12:55
NOTIZIARIO ASIA
### Cina: punta su infrastrutture per coniugare mercato e amministrazione - TACCUINO DA SHANGHAI
di Alberto Forchielli*

Radiocor - Milano, 19 nov - La logistica in Cina e' strumentale ad uno dei principali obiettivi: rendere piu' efficienti gli spostamenti, sia delle persone che delle merci. Esso e' automaticamente entrato nella discussione dell'ultimo Plenum, quando l'assise del Pcc ha dovuto affrontare la riforma del sistema degli hukou (che registra e controlla la popolazione nell'unita' territoriale) e l'ambizione di coniugare il mercato con l'amministrazione pubblica. Trasporti e mobilita' sono i cardini di queste possibili riforme. In attesa di decisioni squisitamente politiche, il Governo intende continuare la politica di espansione registrata negli ultimi decenni. Con il consueto pragmatismo, la Cina ha finora privilegiato i risultati, nella logica del learning by doing. Ha cosi' prima provveduto a trasferire circa 200 milioni di persone dalle campagne alle citta', per immaginare poi di smantellare, quando l'obiettivo era stato raggiunto, il sistema imperiale di controllo della residenza. Fabbriche e cantieri della costa cinese sono state affollate di lavoratori migranti. Le merci da loro prodotte hanno invaso il mondo. Sia le braccia che i prodotti hanno avuto bisogno di essere trasportati e la dirigenza non ha lesinato impegni. E' stata cosciente che senza infrastrutture e' insufficiente offrire agli investitori manodopera a basso costo; che senza i porti le merci rimarrebbero nei magazzini. I risultati raggiunti hanno altresi' rafforzato questa convinzione: il paese e' stato troppo a lungo arretrato per consentirsi stasi nella costruzione di un'efficiente rete di trasporti. Un suolo vastissimo, pervaso da una mentalita' contadina e stanziale, sta attraversando una fase storica di cambiamento, ancora non giunto a conclusione. Un validissimo studio della Li&Fung di Hong Kong rileva che gli investimenti governativi nelle quattro modalita' di trasporto - gomma, ferro, acqua, aria - sono in continuo aumento. La crescita riguarda sia i passeggeri che le merci, come se un nuovo e piu' forte concetto di mobilita' sia ormai indiscutibile. Non a caso, i miglioramenti piu' importanti hanno luogo nell'ovest del paese, ormai una 'nuova frontiera' alla stregua della storia statunitense. A lungo trascurate rispetto alle ricche province costiere, le zone dell'interno stanno registrando nuovi insediamenti industriali, motivati dalla disponibilita' di convenienti fattori di produzione, valorizzati appunto da un network infrastrutturale. Il Ministero delle Ferrovie e' stato smantellato, per razionalizzarne le attivita' e per silenziare le voci di corruzione e inefficienza che ne hanno accompagnato i record. La Cina vanta ora la piu' estesa rete di ferrovie ad alta velocita'. Inoltre, Shanghai nel 2012 si e' confermato il porto che movimenta piu' container al mondo (32,6 milioni di TEU all'anno). Solo tre porti tra i primi 10 di questa classifica non sono cinesi. Contemporaneamente Pechino ha il secondo aeroporto piu' affollato al mondo e minaccia la tradizionale supremazia di Atlanta. Infine, per il traffico merci, Shanghai Pudong si e' confermato terzo nella graduatoria internazionale. I dati sono impressionanti, ma ancora insufficienti per l'azione governativa. Nuovi fondi daranno origine ad hub ferroviari in citta' di seconda e terza fascia; le regioni piu' lontane saranno collegate da aeroporti civili e da autostrade, miglioreranno la sicurezza, la redditivita' e la protezione ambientale dei collegamenti. Si trattera' di gestire una situazione complessa e per questo forse piu' insidiosa: dedicare risorse senza consentire che il flusso di denaro si perda in rivoli opachi, ma sia effettivamente indirizzato verso le modernizzazioni delle quali il paese ha ancora bisogno.

*Presidente di Osservatorio Asia
Un "parco vacanze" inadatto a studio e lavoro Vivere in Italia ormai conviene solo ai politici
Indagine Club dell'Economia-Censis: la maggior parte degli italiani ritiene che il nostro Paese non sia più adatto a giovani, precari, disoccupati e laureati. Vantaggi solo per la classe al potere. E davanti alla domanda "ce la faremo?", a rispondere di sì sono giovani e anziani, i quarantenni sono i più pessimisti
di ROSARIA AMATO
19 novembre 2013

ROMA - Un Paese che conviene ai politici, ai sindacalisti e alla finanza globale. E che non ha nulla da dare a giovani, precari, disoccupati e laureati. Un "leisure country" perfetto per le vacanze: offre buona cucina e divertimento, e persino l'atmosfera giusta per coltivare lo spirito. Ma guai a voler studiare, investire in attività produttive o, peggio ancora, lavorare. Dall'indagine "A chi conviene l'Italia?", elaborata dal Club dell'Economia in collaborazione con il Censis, emergono tutta l'amarezza e il disincanto degli italiani.

E anche lo scetticismo sulle prospettive di ripresa: alla domanda "Riusciremo ad uscire dalla stagnazione?" il 49,3% risponde di no, il 50,7% invece è fiducioso. Ma se poi si guarda alla distribuzione per età, si vede che a dire "ce la faremo" sono soprattutto due fasce ben distinte: i giovani con meno di 34 anni (il "sì" arriva al 62%) e gli ultrasessantacinquenni (64% di fiduciosi). "Gli anziani sono i più sicuri e i più ricchi, i giovani hanno la speranza - osserva il direttore del Censis Giuseppe Roma - Per tutti gli altri domina l'incertezza. Lo dimostra che a non spendere non sono solo le famiglie con problemi economici, neanche chi ha i soldi consuma".

Ma accanto all'incertezza c'è una ribellione interiore, un rancore verso chi si è appropriato del Paese, traendone ogni possibile convenienza, ma trascurando ogni forma di interesse generale. Uno scontro impari tra il 90% della popolazione e il 10% di una classe dirigente decisamente trasversale, osserva l'economista Mario Baldassarri, e quindi eternamente al potere, qualunque sia lo schieramento politico al governo, "centrodestra, centrosinistra o tecnico". "I soliti noti", li chiama il Censis.

Ad avere una certa convenienza ancora a vivere nel BelPaese, emerge dall'indagine, sono anche gli immigrati, "i cinque milioni di stranieri che oggi vivono e operano nel nostro Paese" trovandovi diverse opportunità d'impiego. Il punteggio di professionisti, lavoratori autonomi e imprese è meno della metà (3,8%) rispetto all'8,9% attribuito ai politici.

Solo una piccola minoranza ritiene che l'Italia sia un Paese adatto a studiare (7%), investire (5,7%) e lavorare (5,2%). Tra i fattori che influenzano negativamente la situazione del Paese, al di là dell'onnipotenza di una classe dirigente "pigliatutto", ci sono l'invecchiamento della popolazione, che minaccia la sostenibilità del welfare (16,7%) e toglie spazio ai giovani, l'instabilità politica (15,3%), la burocrazia che rende impossibile lavorare (14,2%).

Gli italiani hanno ancora fiducia solo nelle eccellenze strutturali del Paese: il patrimonio culturale (31,3%), il brand (24,3%), le reti di solidarietà (11,8%). Mentre finisce in basso alla classifica la patrimonializzazione delle famiglie (2,4%): "Il nostro patrimonio non viene più percepito come una sicurezza alle nostre spalle, anche perché si sta esaurendo", osserva Giuseppe Roma.

Alla domanda sulle prospettive del  Paese, l'Italia si spacca in due. La maggiore percentuale di pessimisti si concentra nella fascia d'età 35-44 anni (57%), probabilmente perché si tratta di persone non più giovani ma in molti casi lontane dall'aver raggiunto una stabilità economica e lavorativa. Eppure non bisognerebbe essere così pessimisti, osserva il ministro del Lavoro Enrico Giovannini: "Non deve passare il messaggio che nulla cambia, altrimenti anche dall'estero continueranno a guardarci come un Paese dove nulla cambia". L'Italia non è così immobile come sembra a chi ha perso la fiducia in un futuro decente, assicura Giovannini: "Ogni trimestre si fanno mezzo milione di contratti a tempo indeterminato, 1,7 milioni a tempo determinato e 70.000 di apprendistato".

A chi chiede maggiore flessibilità, le associazioni imprenditoriali, sostanzialmente, il ministro replica che l'Italia offre una protezione molto bassa a chi perde il lavoro, e quindi, semmai, "il sistema va cambiato nel suo complesso". E propone tre diverse ricette per rafforzare la fiducia e la coesione sociale nel Paese: maggiori investimenti sui giovani (non solo pubblici, ma anche da parte delle imprese), un impegno personale dei manager per abbattere il peso della burocrazia ("le norme non bastano") e un sostegno concreto, ("non sto parlando di una social card") per i cinque milioni di poveri "assoluti" che vivono in Italia, misure per uscire dalla marginalità (sanità, scuola, inserimento lavorativo). Un progetto "per non lasciare nessuno indietro", che sarebbe anche un contributo formidabile per riportare la fiducia nel Paese e uscire dalla crisi.

L'indagine "A chi conviene l'Italia" è stata presentata all'Abi, in occasione del Premio Ezio Tarantelli per la migliore idea dell'anno 2012 in economia e finanza, assegnato all'ex ministro del Lavoro Elsa Fornero. La rilevazione si basa su un campione statistico nazionale di 1.146 utenti (47,8% uomini, 52,2% donne), suddiviso per età, titolo di studio, e macroregioni.

martedì 19 novembre 2013

Tributo di morte in Italia di maltempo sale a 16, uno mancante
ROMA, 19 novembre (Xinhua) - Il bilancio delle vittime delle forti tempeste che hanno colpito l'Italia occidentale dell'isola di Sardegna è salito a 16 il Martedì, mentre una persona è ancora mancante, relazioni locali hanno detto.

Un'intera famiglia di brasiliani che risiedono nel nord della Sardegna è stato ucciso quando il seminterrato in cui vivevano era inondata dall'acqua e tutti gli occupanti - due bambini di età compresa tra 16 e 20, il padre e la madre - sono rimasti intrappolati e annegati.

Tra le vittime ci sono un bambino piccolo e una polizia che trasportava un ferito insieme ad altri tre colleghi quando la loro auto precipitato da un ponte a causa di forti piogge torrenziali.

Una madre e sua figlia sono stati trovati morti all'interno delle loro auto che è stato spazzato via dall'acqua, mentre una donna anziana annegata nella sua casa allagata. Secondo l'agenzia di stampa ANSA, un uomo mancava ancora quasi la città settentrionale di Olbia.

Gravi interruzioni stradali causati da inondazioni e frane in ritardo voli, treni e traghetti in diverse zone dell'isola.

Migliaia di persone sono state costrette a lasciare temporaneamente le loro case e trasferirsi in alberghi o altri luoghi, mentre la polizia erano al lavoro per evitare il crollo di decine di edifici allagati.

Intervista: UE-Cina collaborazione, essenziale per la crescita, la prosperità: Barroso
by Miao Xiaojuan
BRUXELLES, 19 novembre (Xinhua) - Il partenariato UE-Cina è essenziale per la crescita e la prosperità in entrambi i lati ed i due dovrebbe adottare un approccio a lungo termine per migliorare i loro legami, presidente della Commissione europea Jose Manuel Barroso ha detto Xinhua.

"Le relazioni UE-Cina devono continuare ad essere una fonte importante di crescita economica, per posti di lavoro, lo sviluppo e l'innovazione per entrambe le parti", ha detto Barroso in un'intervista esclusiva con Xinhua prima di partire per un vertice UE-Cina a Pechino.

Al vertice di Giovedi, alti dirigenti della Cina e l' Unione europea (UE) si celebrerà il 10 ° anniversario del loro partenariato strategico globale e impostare il tono per la futura cooperazione.

Le due parti, negli ultimi dieci anni, hanno mantenuto legami più stretti in quanto rafforzano il dialogo politico, la cooperazione economica e gli scambi culturali.

"Siamo in un momento importante e la vetta è di particolare significato ... Sarà un importante momento di guardare avanti per il prossimo decennio di cooperazione tra l'UE e la Cina", ha detto Barroso.

SUMMIT OUTLOOK

Barroso, insieme con il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy, è quello di incontrare il presidente cinese Xi Jinping e il premier Li Keqiang durante il vertice.

"Sono molto contento che io incontrerò il presidente Xi Jinping," ha dichiarato Barroso. "Lui ha dato un contributo molto positivo in occasione dell'ultimo vertice del G20 e stiamo lavorando mano nella mano con la Cina e altri partner per assicurare l'economia mondiale per continuare a recuperare."

Il vertice UE-Cina, che riguarda questioni politiche, economiche e culturali, si prevede di avviare negoziati su un trattato bilaterale di investimento, che secondo gli esperti sarà chiaro per le barriere di accesso al mercato e aumentare gli investimenti nei due sensi.

L'incontro prevede anche eventi collaterali sul urbanizzazione, le imprese, l'innovazione, l'energia, la politica regionale e l'imprenditorialità giovanile.

Barroso ha detto che l'Unione europea si aspetta che anche i progressi nell'affrontare congiuntamente grandi questioni globali, quali lo sviluppo sostenibile mondiale, i cambiamenti climatici, la cooperazione nel G20 e sicurezza in ciascuno degli altri quartieri.

"Ci siamo dedicati negli ultimi anni per migliorare la comprensione e la fiducia reciproca, con importanti benefici su questioni complesse come l'Iran o la lotta contro la pirateria, in cui i nostri sforzi congiunti possono dare un reale contributo alla sicurezza globale ", ha detto.

Il presidente si è detto fortemente convinto che le ambizioni della Cina per l'economia verde e massiccia urbanizzazione offrirà molte opportunità di business per entrambe le parti. Le imprese europee con know-how tecnico può aiutare 1,35 miliardi cinesi a raggiungere una migliore qualità della vita, ha osservato.

"L'UE e la Cina sono diventate altamente interdipendenti", ha detto Barroso, invitando entrambe le parti ad adottare un approccio a lungo termine per migliorare la loro partnership strategica.

"Non vediamo l'ora di impostare la direzione per rafforzare ulteriormente la nostra partnership strategica per affrontare le sfide del futuro", ha detto.
Mentre gli scambi a due vie è superiore a 1 miliardo di euro al giorno, in media, gli investimenti bilaterali è di gran lunga inferiori alle aspettative, con solo il 2 per cento degli investimenti diretti esteri della regione in Cina, rispetto a quasi il 30 per cento negli Stati Uniti .

La Commissione europea ha ricevuto il mandato lo scorso mese di negoziare un trattato bilaterale di investimento con la Cina, ha detto Barroso, aggiungendo che il vertice dovrebbe essere il momento giusto per lanciare i negoziati.

"Questo accordo aumenterà i flussi di investimenti bilaterali, fornendo un quadro più semplice e più sicuro e prevedibile per gli investitori per un rapporto di investimento a lungo termine," ha detto.

Il 28-membro dell'UE ha il più grande mercato unico del mondo, con mezzo miliardo di consumatori e una annuale del PIL di € 12600000000000.

La Cina, d'altra parte, è la seconda più grande economia del mondo, con una crescita rapida come si approfondisce l'industrializzazione e l'urbanizzazione.

SFIDE DEL COMMERCIO

L'UE è il principale partner commerciale della Cina, mentre la Cina è il secondo dell'UE più grande dopo gli Stati Uniti, e la principale fonte di importazioni dell'UE.

L'anno scorso, il commercio bilaterale ha superato 430.000.000.000 €, un aumento di quattro volte da 10 anni fa, creando posti di lavoro e opportunità di business per entrambe le parti.

Tuttavia, i persistenti crisi del debito sovrano e economiche in tutta Europa hanno servito come una spada a doppio taglio per le relazioni commerciali UE-Cina. La cooperazione è stata rafforzata, mentre le controversie sono state aggravate nei settori dell'energia solare e di altre industrie.

Parlando di controversie commerciali che in seguito sono stati risolti da entrambe le parti, Barroso ha dichiarato: "irritanti bilaterali a volte si distinguono nel modo di sviluppare la nostra visione a lungo termine."

"Dobbiamo sviluppare l'esperienza maturata in questi controversie di sedersi intorno al tavolo e in modo proattivo discutere e risolvere i problemi prima che si trasformino in controversie", ha detto.
La promessa di Thohir: «Farò vincere l'Inter»Il presidente nerazzurro: «Renderò il club più sano. Dobbiamo lavorare duro, daremo una miglior direzione negli affari»
MILANO - "Ci sono molte cose da fare perché ho promesso che farò vincere l'Inter e renderò il club più sano. Dobbiamo lavorare duro, daremo una miglior direzione negli affari ma dobbiamo concentrarci e lavorare insieme". Lo ha detto il presidente Erick Thohir, uscendo dalla sede dell'Inter.
LE PAROLE DI ZANETTI - "Thohir mi ha fatto un'ottima impressione.io credo che abbia
delle idee molto chiare e sono sicuro che vuole fare un'Inter ancora più forte. Speriamo sia così". Lo ha detto Javier Zanetti, capitano dell'Inter, premiato oggi a Parma durante la 37/a edizione del premio 'Sport Civiltà' per l'impegno a favore dei bambini della sua Fondazione Pupi. "Se mi mancherà Moratti? Lui ci sarà sempre - ha aggiunto Zanetti -. È lui che ha individuato le persone che, con le loro qualità, possono ora aiutare l'Inter a guardare ancora più in alto. Una società con tanta storia come la nostra merita tutto questo". E nella futura Inter indonesiana c'è chi vede Zanetti vicepresidente o esponente dell'area tecnica. "L'ho letto anch'io sui giornali ma nessuno mi ha parlato o detto qualcosa - ha sottolineato il giocatore - Io poi in questo momento penso soltanto a scendere in campo e a dare il mio contributo. Per quanto riguarda il mio futuro, ci sarà tanto tempo per parlarne". Roma, Juve e Napoli leader del campionato. L'Inter? "Sta facendo bene - ha concluso Zanetti -. Nelle ultime partite abbiamo dimostrato di essere una squadra molto compatta e con una vera identità. Speriamo di arrivare in fondo al campionato con ancora la possibilità di lottare per qualcosa di importante, questa società lo merita".
JPMorgan, maxi patteggiamento per la crisi dei mutui subprime
Accordo record da 13 miliardi per i titoli crollati durante la tempesta finanziaria del 2008 JPMorgan, maxi patteggiamento per la crisi dei mutui subprime

Una cifra record: 13 miliardi di dollari, quasi 10 miliardi di euro. Questo l’accordo che sarebbe stato raggiunto tra il Dipartimento di Giustizia Usa e JPMorgan, la più importante banca d’affari degli Stati Uniti. Si tratta dell’ultimo capitolo dell’inchiesta civile sulle vendite dei titoli, coperti dai mutui, che si sono rivelati «tossici» dopo l’esplosione della bolla immobiliare che ha dato il via alla crisi finanziaria mondiale del 2008. Lo rivela all’Associated Press una fonte vicina alla trattativa.

LA CIFRA - È la cifra più grande mai raggiunta in un accordo tra il governo americano e una società. Di molto superiore ai 4 miliardi patteggiati a gennaio dal colosso petrolifero Bt per il maggior disastro ambientale per lo sversamento di petrolio nel Golfo del Messico. Dei 13 miliardi , 6 andranno a compensare gli investitori, 4 a un fondo per i proprietari di casa in difficoltà e il resto sarà versato come multa.

L’ACCORDO - L’assunzione di responsabilità per gli errori di Washington Mutual è - secondo la stampa americana - il fattore che ha facilitato il raggiungimento dell’accordo, finora in bilico, che dovrebbe essere siglato e reso definitivo a breve. JPMorgan ha acquistato Washington Mutual durante la crisi e i legali della banca hanno chiesto che gli eventuali errori commessi prima dell’acquisizione non fossero tenuti in considerazione..

19 novembre 2013
© RIPRODUZIONE RISERVATAUna cifra record: 13 miliardi di dollari, quasi 10 miliardi di euro. Questo l’accordo che sarebbe stato raggiunto tra il Dipartimento di Giustizia Usa e JPMorgan, la più importante banca d’affari degli Stati Uniti. Si tratta dell’ultimo capitolo dell’inchiesta civile sulle vendite dei titoli, coperti dai mutui, che si sono rivelati «tossici» dopo l’esplosione della bolla immobiliare che ha dato il via alla crisi finanziaria mondiale del 2008. Lo rivela all’Associated Press una fonte vicina alla trattativa.

LA CIFRA - È la cifra più grande mai raggiunta in un accordo tra il governo americano e una società. Di molto superiore ai 4 miliardi patteggiati a gennaio dal colosso petrolifero Bt per il maggior disastro ambientale per lo sversamento di petrolio nel Golfo del Messico. Dei 13 miliardi , 6 andranno a compensare gli investitori, 4 a un fondo per i proprietari di casa in difficoltà e il resto sarà versato come multa.

L’ACCORDO - L’assunzione di responsabilità per gli errori di Washington Mutual è - secondo la stampa americana - il fattore che ha facilitato il raggiungimento dell’accordo, finora in bilico, che dovrebbe essere siglato e reso definitivo a breve. JPMorgan ha acquistato Washington Mutual durante la crisi e i legali della banca hanno chiesto che gli eventuali errori commessi prima dell’acquisizione non fossero tenuti in considerazione..

19 novembre 2013
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Caselli scarica la ministra: a Roma la patata bollente
La procura di Torino si libera del caso: la Cancellieri non è indagata, ma i tabulati  delle telefonate a Ligresti vengono trasmessi ai pm della capitale per "approfondimenti"
La Procura di Torino si libera del caso Cancellieri. E, mettendosi al riparo da possibili accuse di aver riservato un trattamento soft alla Guardasigilli, scarica la patata bollente di decidere se indagare o meno il ministro di Giustizia ai pm di Roma.
Saranno infatti trasmessi nella Capitale i tabulati che attestano i contatti tra la Cancellieri e Antonino Ligresti che hanno scatenato la nuova bufera su via Arenula. Ma il vero colpo da maestro, messo a segno dal procuratore capo Gian Carlo Caselli ormai a un passo dal pensionamento (tra un mese, il 28 dicembre) è il sistema scelto: gli atti, infatti, sono stati iscritti nel cosiddetto «modello k» (più conosciuto come «modello 45»), il registro in cui confluiscono gli atti non costituenti notizia di reato. Il che, fuor di burocratese, vuol dir questo: quelle telefonate, per ora, non svelano reati - e infatti Annamaria Cancellieri non è stata iscritta a Torino nel registro degli indagati - ma può essere opportuno approfondire, fare altre indagini. Saranno però i pm di Roma (oggi guidati da Giuseppe Pignatone, pm a Palermo quando Caselli era procuratore del capoluogo siciliano) a decidere se mettere sotto accusa il ministro.
La decisione, salomonica, che mette al riparo la procura di Torino scaricando ogni responsabilità su Roma, ha strappato un inusitato placet del Quirinale. Napolitano ha fatto sapere di avere «apprezzato la chiarezza e il rigore delle decisioni e delle precisazioni della procura di Torino». Ed eccola la decisione dei pm, giunta dopo un vertice tra il pg Marcello Maddalena, il procuratore capo, Caselli, e i pm titolari dell'inchiesta su Fonsai: «Con riferimento a documenti acquisiti solo di recente (tabulati in data 6 novembre e relativa annotazione Gdf in data 16 novembre) riferibili al cosiddetto “caso Ligresti” la procura di Torino comunica che nessun soggetto è stato iscritto nel registro degli indagati. È stato invece formato un fascicolo modello k (atti relativi a fatti nei quali non si ravvisano reati allo stato degli atti, ma che possono richiedere approfondimenti). Questo fascicolo sarà trasferito alla procura di Roma in quanto territorialmente competente».
La competenza territoriale di Roma scatta perché proprio a Roma, lo scorso 22 agosto, il pm torinese Nessi ha ascoltato, come teste, il ministro di Giustizia. E proprio nelle dichiarazioni rese dalla Guardasigilli sta l'inghippo. Già, perché la Cancellieri parla della telefonata del 17 luglio con l'amica intercettata, compagna di Salvatore Ligresti, Gabriella Fragni. Parla anche di una telefonata di Antonino Ligresti avvenuta il 19 agosto, quella in cui l'amico le ha parlato dei problemi di salute della nipote Giulia, in carcere. Tace, però, su una terza telefonata con lo stesso Antonino Ligresti, il giorno prima dell'interrogatorio, il 21 agosto. Cosa mette a verbale il ministro? «Dopo il 17 luglio - dichiara al pm - non l'ho più sentita (il riferimento è all'amica Gabriella) né ho sentito altri in relazione al caso Ligresti ad eccezione della telefonata con Antonino Ligresti di cui ho già riferito». E cioè quella del 19 agosto, quando lo zio di Giulia Ligresti le aveva segnalato le condizioni critiche della nipote. E la telefonata del 21 agosto? Quella partita dal cellulare della Cancellieri e durata, dicono i tabulati, sette minuti e mezzo? Il ministro non ne parla espressamente. Però l'accenno a un contatto con Ligresti, a verbale, c'è: «Ieri sera - dichiara - Antonino Ligresti mi ha inviato un sms chiedendomi se avessi novità e gli ho risposto che avevo effettuato la segnalazione (al Dap, sull'anoressia di Giulia Ligresti, ndr) nei termini che ho sopra spiegato, nulla di più». Il nodo è tutto qui: il ministro ha detto il falso al pm omettendo di parlare della telefonata del giorno prima? O si tratta di un equivoco, visto che quel «gli ho risposto», riferito al messaggio di Ligresti, può includere tanto un sms tanto una telefonata? Torino si chiama fuori dalla decisione, ribadendo la correttezza del suo comportamento. «In questa vicenda – sottolinea il pg Maddalena – la procura di Torino si è comportata con grande attenzione. Non ci sono state irregolarità». La palla passa quindi a Roma. Che, grazie al «modello 45», può anche chiudere il caso senza passare dal gip, visto che questo fascicolo prevede la cosiddetta «autoarchiviazione», l'archiviazione diretta disposta dal pm.

Crisi: perché la Germania vuole costruire l’unione bancaria a propria immagine?
“Come si pone il sistema bancario tedesco rispetto agli stress test cui la Bce si accinge a sottoporre gli istituti di credito dell’Eurozona?”. È quanto chiede Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati, in un editoriale pubblicato da “Il Giornale”. “Ricordiamo come le banche tedesche abbiano al loro interno rilevanti componenti di debolezza, che derivano dai comportamenti spericolati (vedi il caso dei titoli greci) e da investimenti sbagliati (in titoli tossici), di cui, a dire il vero, mai si è conosciuta la reale consistenza”. “Perché la Germania non vuole l’unione bancaria? O meglio, perché la Germania vuole costruire l’unione bancaria a propria immagine (niente affatto virtuosa e piena di lati oscuri) e somiglianza? Perché Angela Merkel lavora per una vigilanza unica affidata alla Bce (come chiedono anche gli altri Stati), ma solo sulle banche di rilevanza sistemica, e assolutamente no sugli istituti regionali? Non sarà perché nelle Landesbanken o nelle casse di risparmio – le Sparkasse – si annida la più alta opacità e la più alta compromissorietà tra credito e potere politico locale?”
Nel 2012 boom di fallimenti in Italia: oltre 1000 casi al mese 
Dicembre 2012
Nell’anno appena concluso sono state 34 le imprese che ogni giorno (considerando anche le domeniche e i giorni festivi) sono state costrette a portare i libri in Tribunale, oltre 1.000 al mese, per un totale di 12.463 fallimenti da gennaio a fine dicembre.

È il dato in assoluto più alto a partire dal 2009, ovvero da quando la crisi economico-finanziaria ha iniziato a far sentire i suoi drammatici effetti.
Più in generale, in questi ultimi quattro difficili anni sono state 45.301 le imprese italiane ad aver dichiarato fallimento, con un trend di aumento costante che ha visto il numero dei casi nella penisola crescere di un terzo dall'inizio della crisi economica ad oggi. Questa è la drammatica fotografia che emerge dall'Analisi dei fallimenti in Italia aggiornata al 31 dicembre 2012 e realizzata da CRIBIS D&B, la società del Gruppo CRIF specializzata nella business information.

Il trend dei fallimenti rilevato dal 2009 al 2012 evidenzia un netto e insesorabile aumento, fino a raggiungere i 12.463 casi del 2012, il dato più alto da molti anni a questa parte, con un incremento del +2% rispetto al già preoccupante numero registrato nel 2011, quando i casi rilevati erano stati 12.169. La variazione sale a +10% rispetto al 2010 (quando i fallimenti erano stati 11.268) e addirittura si assesta ad un +33% rispetto al 2009 (9.383 casi).

Il 2012 si è chiuso con 3.745 fallimenti nell'ultimo trimestre, dopo i 3.212 casi di gennaio – marzo, i 3.109 di aprile – giugno, i 2.397 di luglio – settembre.

La distribuzione dei fallimenti lungo la penisola presenta situazioni molto differenti tra le diverse aree geografiche. Nello specifico, oltre un quinto dei casi dell’intero 2012 ha interessato la Lombardia (per la precisione il 22,7% del totale), che si conferma la regione di gran lunga più colpita anche perché è quella con la maggior densità di imprese. La seconda regione più colpita è il Lazio con 1.245 casi nel 2012.

Ancora una volta l'Edilizia è il settore ad aver evidenziato le maggiori criticità sul fronte dei fallimenti: con oltre 2.600 imprese fallite nel corso del 2012, infatti, quasi un caso su cinque ha interessato questo comparto negli ultimi 12 mesi. Nello specifico, sono state 1.571 le attività fallite nella "Costruzione di edifici" mentre 1.040 casi sono stati rilevati tra gli "Installatori".
Molto colpito risulta anche il Commercio all'ingrosso, che supera i 1.700 casi di fallimento nel corso del 2012 (954 casi nel "Commercio all'ingrosso dei beni durevoli", 747 nel "Commercio all'ingrosso di beni non durevoli"), a cui vanno aggiunti gli oltre 1.400 fallimenti del Commercio al dettaglio.
Bitcoin si candida al debutto come moneta virtuale
Bitcoin tocca nuovi record negli scambi in Rete, sulla speranza che la valuta virtuale possa essere un giorno accettata come vera e propria attività finanziaria. La strada è stata aperta, ma il percorso è ancora tutto in salita.

A quanto riportato da diversa media americani, la Commissione Sicurezza e Affari governativi del Senato ascolterà oggi le opinioni espresse dal Dipartimento di Giustizia americano e della SEC, l'rigano che equivale alla nostra Consob.

Secondo le anticipazioni di Bloomberg, i pareri espressi dalle due autorità sarebbero tendenzialmente positivo riguardo Bitcoin, anche se il problema presenterebbe eguali vantaggi e rischi. Se da un lato il conio virtuale e l'esistenza di una moneta elettronica presenta indubbi vantaggi in termini di costo e facilità degli scambi, dall'altro si porrebbero ben noti problemi di sicurezza.

Un parere analogo era stato espresso alla stessa Commissione dal Presidente della Fed, Ben Bernanke, in una lettera datata 6 settembre, in cui di mettevano in luce i vantaggi di lungo periodo per promuovere sistemi di pagamento sempre più efficienti, veloci e sicuri, ma anche i nodi da risolvere nel breve, concernenti la supervisione e l'implementazione.

Intanto, il mercato sembra credere in un futuro per Bitcoin., che si è spinta ieri ben oltre la soglia dei 600 dollari, con scambi convulsi pari a circa 2.600 l'ora a fronte di un quantitativo di moneta non superiore ai 12 milioni di dollari.

lunedì 18 novembre 2013

Caso Ligresti: Cancellieri non è indagata
Per il Financial Times il ministro della Giustizia sarebbe vicino alle dimissioni; fonti di governo però smentiscono. La vicenda divide il Pd
Sarebbe una questione di ore il passo indietro di Annamaria Cancellieri da ministro della Giustizia: lo riferisce una fonte interna al governo al Financial Times. Ma da Palazzo Chigi smentiscono: la posizione del governo non cambia ed è di fiducia a Cancellieri, ribadisce una fonte che aggiunge: "Se ci saranno novità valuteremo con attenzione". Intanto "nessun soggetto è stato iscritto nel registro degli indagati" dalla Procura di Torino sulla vicenda Ligresti-Fonsai. Lo precisa il procuratore Giancarlo Caselli spiegando che "il fascicolo sarà trasferito alla procura di Roma in quanto territorialmente competente".

Il caso Cancellieri divide intanto il Partito democratico. Matteo Renzi chiede le dimissioni del Guardasigilli prima della mozione di sfiducia presentata dal Movimento 5 Stelle che sarà votata in Aula il 20 novembre. Martedì è attesa la riunione del gruppo dei democratici alla Camera che deciderà la linea da seguire. Il sindaco di Firenze, malgrado la presa di posizione, è disposto comunque ad adeguarsi. Annamaria Cancellieri rischiava di essere indagata per le telefonate con esponenti della famiglia Ligresti.

Renzi però si smarca da un altro dei quattro candidati alla segreteria Pd, Giuseppe Civati, che ha annunciato una propria mozione di sfiducia alla Cancellieri. L'uscita di Civati è oggetto degli strali del vice ministro all'Economia Stefano Fassina: "L'idea di un partito in cui uno si sveglia e presenta una mozione di sfiducia individuale contro il ministro del governo che sostieni è inaccettabile". Ma lo stesso Fassina riconosce che il rapporto con il Guardasigilli e "parte della maggioranza si è incrinato".
Palazzo Marino, votato il bilancio
dopo una maratona durata 38 ore
L'accordo politico a notte fonda: le 38 ore rappresentano il record per Palazzo Marino. "Cortese invito" del sindaco Pisapia all'opposizione: "Dobbiamo avviare un nuovo modo di dialogare"

di ILARIA CARRA
MILANO - Dopo 38 ore di seduta-fiume, l'aula di Palazzo Marino dice sì. Il bilancio del Comune di Milano viene approvato nella notte alle 2.08 con 29 sì, sei no e un'astensione, al termine di un dibattito che straccia qualsiasi primato di piazza Scala: a settembre dell'anno scorso la votazione per la vendita di Sea e Serravalle richiese 28 ore di battaglia. Prima d'ora, mai così tante ore di fila sugli scranni. Il via libera dell'aula sul bilancio di previsione ha permesso poi alla giunta, in mattinata, di licenziare 15 delibere per 98 milioni di progetti definivi inseriti nel Piano triennale delle opere pubbliche.

In più, Palazzo Marino potrà chiedere alla Cassa depositi e prestiti di finanziare gran parte di queste opere (per 89 milioni) con la 'devoluzione' di mutui, ovvero girando su queste operazioni alcuni residui di precedenti finanziamenti usati per altri interventi. Tra le opere previste, nove delibere riguardano la messa in sicurezza e la bonifica dell'amianto in 121 istituti scolastici cittadini e in 28 centri socio-assistenziali per anziani (per una spesa complessiva di 22,5 milioni), oltre ai 2 milioni per la manutenzione della Galleria Vittorio Emanuele e ai 45 milioni per la risistemazione delle strade, di cui 15 destinati a interventi di riqualificazione della viabilità in vista di Expo 2015.

La strada verso il sì è stata lunga e tormentata. Ed è servito il doppio intervento del sindaco. L'accordo politico si è raggiunto verso la mezzanotte, dopo che alle 23.30 Giuliano Pisapia era tornato in aula per rivolgere "un invito cortese" all'opposizione: "Chiedo di porre fine a questo dibattito, che già è stato utile e costruttivo perché c'è un'urgenza per la città. Il mio è un invito cortese perché dopo una grande battaglia dell'opposizione e la resistenza di tutti i consiglieri diventerebbe uno spreco inutile di risorse ed energie proseguire senza più uno scambio. Il rapporto di fiducia tra di noi può crescere".

Un secondo tentativo di mediazione di Pisapia, più incisivo rispetto quello di sabato sera e con in più un riconoscimento politico al ruolo dell'opposizione, che il centrodestra, dalla Lega Nord a Forza Italia, Fratelli d'Italia e Terzo Polo, ha apprezzato e accettato. In particolare il Carroccio, da giorni su una linea dura a colpi di emendamenti, ha rimarcato con il capogruppo Alessandro Morelli come questo debba essere "il bilancio zero da cui ripartire". Ai consiglieri d'opposizione il sindaco fa anche una promessa: "Lavoriamo assieme anche col parlamento perché Milano abbia l'attenzione della città dalla quale ripartire per il rilancio del Paese. Il mio è un invito perché questa ultima giornata sia un nuovo modo di dialogare assieme".

Consiglieri regionali, fondi e 'spese pazze': pecore, penne e le (proprie) tasse sui rifiuti
In 16 Regioni inchieste per peculato, truffa e concussione sui rimborsi dei gruppi nei 'parlamentini'. Ma indulto e amnistia potrebbero rappresentare un colpo di spugna normativo, caso Fiorito in primis. A deputati e senatori il compito di decidere quali reati condonare. Nel 2013, intanto, sforbiciate sui fondi: da 47 milioni di euro a 9 milioni. La mappa delle indagini
di MICHELA SCACCHIOLI
ROMA - Sono finiti sotto inchiesta per peculato, truffa e concussione. Un'indagine che - da nord a sud - si è allargata a macchia d'olio su un 'esercito' di consiglieri regionali. Un pentolone di 'spese folli' che la magistratura ha iniziato a scoperchiare più di un anno fa ma che ora rischia di esplodere in un nulla di fatto in virtù dell'indulto e dell'amnistia. Caso Fiorito in primis (l'ex capogruppo del Pdl in Lazio è già stato condannato in primo grado). Nei giorni scorsi il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, ha invocato provvedimenti di clemenza per scongiurare il sovraffollamento nelle carceri: ma sarà compito di deputati e senatori (serve l'accordo dei due terzi del parlamento) 'perimetrare' tali misure e decidere quali reati infilare sotto l'ombrello del condono (della pena) e dell'oblìo (dei reati).

Il dibattito imperversa sulle sorti di Silvio Berlusconi, condannato in Cassazione per frode fiscale, e sulle ripercussioni reali di tali misure. I dubbi, però, ora investono anche lo scandalo sui rimborsi spese dei gruppi consiliari regionali, e serpeggia il timore che la gestione 'allegra' di tali fondi possa chiudersi con un colpo di spugna normativo. Ci si aspetta il braccio di ferro in aula visto che sarà compito di deputati e senatori fare sì che reati considerati di particolare 'allarme sociale' rimangano fuori dalla cornice. Di sicuro c'è che, accanto alle inchieste penali, a spulciare scontrini, fatture e ricevute di dubbia provenienza ci si è messa ovunque la Corte dei conti: ai giudici contabili rimarrà comunque la  facoltà di sanzionare coloro che saranno ritenuti colpevoli, e di obbligarli alla restituzione del maltolto laddove ci sarà chi deciderà di costituirsi parte civile.

Il denaro a disposizione dei 'parlamentini'. Spalmati lungo tutta Italia, nel 2011 i soldi pubblici a disposizione dei consiglieri regionali eletti sono stati ben 47 milioni di euro. Rimborsi extra destinati ai gruppi, s'intende, che sono andati ad affiancarsi al lauto compenso percepito mensilmente. Ma complici le inchieste giudiziarie che hanno aperto uno squarcio inquietante sulla gestione 'allegra' del denaro versato dai contribuenti e destinato - sulla carta - al funzionamento dei singoli parlamentini, la mannaia normativa ha tentato di ridimensionare la portata dello scandalo sulle 'spese pazze' e di calmierare l'ammontare dei rimborsi elargiti a uso e consumo dei singoli gruppi consiliari. Nell'elenco degli acquisti effettuati negli anni passati col denaro di rappresentanza, infatti, è finito davvero di tutto: dai profumi alle penne d'oro, dalla lap dance alle pecore, passando per il buffet a base di cornetti, paste secche e latte di mandorla offerto, dopo un funerale, ai parenti del caro estinto. Ma c'è stato perfino chi ha usato quei soldi per saldare la propria tassa sui rifiuti. A pagare, in realtà, i cittadini.
"Cene e pranzi pagati dalla Regione Piemonte". I pm chiedono il processo per Cota
Si chiude l'inchiesta sugli scontrini: 40 indagati, tra i quali il governatore e il presidente del Consiglio regionale Cattaneo. Tra le spese contestate lingerie, borse griffate ed elettrodomestici

di SARAH MARTINENGHI
TORINO - Anche il presidente della Regione Piemonte Roberto Cota e il presidente del consiglio regionale Valerio Cattaneo sono tra i 40 politici che devono aspettarsi di ricevere, alla fine della settimana, l'avviso di conclusione indagini per le spese "pazze" considerate illegittime a giudizio dalla procura. Cene al ristorante, viaggi, hotel, borse griffate, lingerie, tv, tagliaerba ed elettrodomestici: scoperchiato il pentolone dei rimborsi regionali, era emerso un po' di tutto, persino calze e mutande, il solarium e la colf, inserite in note spesa a fine mese dai vari consiglieri regionali. Il governatore, in particolare, è stato indagato per peculato a causa di cene e pranzi la cui finalità istituzionale non ha convinto la procura: nel mirino sarebbero finiti scontrini per oltre 20mila euro (circa 500 al mese).

INCHIESTA Le spese pazze dei consiglieri regionali

L'inchiesta della Procura di Torino partita nel 2012 che aveva inizialmente portato a iscrivere nel registro degli indagati con l'accusa di peculato ben 56 consiglieri piemontesi su 60 per scontrini folli da 1 milione e 850 mila euro, è infatti ormai formalmente conclusa: dopo aver vagliato migliaia di note spese, aver controllato le giustificazioni fornite o le memorie depositate, il cerchio ora si stringe su coloro che hanno speso in maniera ingiustificata - o ingiustificabile - quasi due milioni di euro di denaro pubblico utilizzati invece per scopi personali.

Sarebbero circa una quarantina, ovvero i due terzi dei consiglieri, coloro che dovrebbero ricevere il famoso "415 bis", l'atto con cui si avvisa l'indagato che le indagini sono ormai concluse e per i quali la procura si appresta a chiedere il rinvio a giudizio. È insomma l'ultima possibilità, anche per i vertici del governo piemontese, per offrire spiegazioni nel dettaglio sull'uso del denaro pubblico prima di finire a processo: spiegazioni però che devono andare ben al di là delle mere indicazioni "spese di rappresentanza" o "finalità istituzionale" che tanto sono state utilizzate durante i precedenti interrogatori e che poco hanno soddisfatto i pm Enrica Gabetta e Giancarlo Avenati Bassi, coordinati dall'aggiunto Andrea Beconi. Dai controlli svolti "a campione" sulle cene al ristorante o i regali rimborsati, sarebbero anche emerse alcune bugie raccontate per coprire invano le proprie spese: le verifiche dei tabulati telefonici avrebbero ufficialmente smentito una decina di consiglieri.

Oltre a Cota e a Cattaneo, dovrebbe dunque, secondo indiscrezioni giunte da ambienti vicini alla procura, restare sotto inchiesta quasi tutta la maggioranza. Tutti, o quasi, cioè, i componenti del Pdl, e tutti i consiglieri della Lega. Coloro che, insomma, dovevano già rispondere delle cifre più alte: da giugno 2010 a dicembre 2012, i 22 consiglieri del Pdl avevano ad esempio accumulato, secondo l'accusa, 760 mila euro di rimborsi. I consiglieri della Lega avevano totalizzato spese per 280 mila euro e 500. Il moderato Dell'Utri aveva avuto la contestazione più alta: 210 mila euro da solo.

Molto si deduce anche dalle scelte difensive fatte nei mesi scorsi. La linea dura di quasi tutto il centrodestra di non presentarsi agli interrogatori, portata avanti in prima linea dall'avvocato di Cota e della Lega, Domenico Aiello, non sembra al momento aver premiato i suoi assistiti. Vero è che sia Cota che Cattaneo erano comparsi in procura per rispondere ai pm. Ma le giustificazioni fornite non erano fin da subito apparse esaurienti. In questi mesi di indagini, in ogni caso, c'è anche qualcuno che è riuscito a salvarsi, fornendo spiegazioni credibili. Si dovrebbe infatti "salvare" quasi tutto il Pd (a cui erano contestati meno di 50 mila euro), e i due componenti dei 5 Stelle: Davide Bono e l'ormai ex grillino Fabrizio Biolè.
PERCHÉ NON SIAMO CREDIBILI IN EUROPA
Dire molto per fare poco PERCHÉ NON SIAMO CREDIBILI IN EUROPA


Angelo Panebianco
La bocciatura, che però il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni nega essere tale, della nostra legge di Stabilità da parte della Commissione europea, è il segnale del cul de sac in cui ci troviamo, l’indice di un circolo vizioso che da molto tempo caratterizza il rapporto fra Italia e Europa: non siamo ritenuti affidabili, credibili, il che ci rende deboli nelle negoziazioni, ci toglie la forza che sarebbe indispensabile per strappare condizioni a noi più favorevoli.


Gettare la croce sul governo in carica è, per molti versi, ingiusto (anche se, in democrazia, è inevitabile: con chi altri prendersela?). Il governo è bloccato o procede a stento perché subisce un quotidiano bombardamento come effetto delle lotte per il potere che scuotono la sua divisissima maggioranza parlamentare. A dimostrazione del fatto che le Grandi Coalizioni possono funzionare relativamente bene solo se i partiti che le compongono sono organizzazioni coese, saldamente controllate dai loro leader. L’opposto di ciò che accade in Italia.


Si aggiunga il vincolo che pesa su tutti i governi italiani: le nostre istituzioni premiano i poteri di veto, non il potere di decisione. Da qui la tradizionale politica degli annunci: «Faremo questo, faremo quello». Poiché, in realtà, si può fare poco, poiché c’è sempre qualcuno che può porre veti (si veda cosa è successo appena il governo ha cercato di mettere mano ai conti della Sanità), i governi, anziché fare, devono limitarsi a promettere che faranno. Privatizzazioni? Spending review con quel che segue in termini di razionalizzazione della spesa? Riduzione delle tasse? Non ci crediamo noi. Perché dovrebbero crederci gli altri?


O si consideri il caso di Matteo Renzi, l’astro nascente. Se non gli gettano la proporzionale fra i piedi forse vincerà le prossime elezioni. Magari riuscirà anche a stravincerle. E si troverà a seguire le orme di Berlusconi: grandi maggioranze, scarsi risultati. Il nostro sistema politico-istituzionale è costruito per premiare la conservazione, non l’innovazione. Come ha scritto Adriano Sofri (sul Foglio del 16 novembre): chi parla di «Costituzione più bella del mondo» ne ha mai lette almeno due?


Il che ci porta al nostro rapporto con l’Europa. Romano Prodi ha lanciato una idea (Il Messaggero , 2 novembre) molto discussa. L’Europa, e l’Italia più di altri, hanno bisogno di politiche pro crescita. Ma la Germania - osserva Prodi - è irremovibile. Occorre un cambiamento nei rapporti di forza. Occorre una alleanza strategica fra Francia, Italia e Spagna che negozi con la Germania una rimodulazione della politica europea. Prodi ha ragione. Sulla carta, non c’è altra strada. Ma gli ostacoli sono formidabili. Dovuti alle condizioni di Francia e Italia. In Francia, un presidente ormai debolissimo, ai minimi storici di popolarità, difficilmente potrebbe trovare l’energia per dichiarare ufficialmente chiusa la stagione delle finzioni e delle illusioni: l’illusione, soprattutto, di potere ricostituire un giorno quell’asse franco-tedesco che, per decenni, diede alla Francia il ruolo di co-gestore della politica europea. Occorrerebbe un presidente assai più forte di Hollande per un così marcato cambio di strategia. E ci sono poi le strutturali debolezze dell’Italia di cui si è detto.


La cattiva notizia è che abbiamo necessità di costruire nuove alleanze in Europa ma non ne abbiamo la forza. La buona notizia, se così si può dire, è che, per lo meno, la storia è sempre imprevedibile, e magari ci sbagliamo.
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18 novembre 2013

domenica 17 novembre 2013

Due giorni intensi che non potrò dimenticare                                                           17 novembre 2013
    
di EUGENIO SCALFARI
La scissione del Pdl e la nascita di quella che noi chiamiamo la destra repubblicana rappresenta una novità di grandissimo rilievo nel panorama della politica non soltanto italiana ma anche europea.

Il governo Letta ne esce rafforzato perché scompare la presenza di Berlusconi e del berlusconismo dalla maggioranza. La prima conseguenza riguarda l'essenza stessa del governo Letta-Alfano. Finora infatti si trattava d'una situazione di necessità anche se, con l'ipocrisia che a volte è politicamente indispensabile, molti si ostinavano a chiamarlo di "grandi intese". Ma dopo la scissione Letta- Alfano consente anche quelle intese per realizzare le riforme e gli interventi che la crisi europea richiede.

I partiti che ora compongono la nuova maggioranza senza Berlusconi debbono tener conto di questa novità e comportarsi di conseguenza. Soprattutto il Pd che ora è la maggiore forza politica non solo alla Camera ma anche al Senato.

Non mi diffonderò più a lungo su questo tema del quale da tempo il nostro giornale auspicava la realizzazione. In un futuro ancora lontano anche in Italia una destra moderata e liberale disputerà il potere con una sinistra liberal-socialista; ma nel frattempo entrambe sono impegnate insieme per riformare lo Stato e l'assetto europeo all'insegna del lavoro e dello sviluppo economico.

* * *

Ora però il tema di questo articolo sarà un altro.

Accadono a volte per puro caso delle giornate particolarmente intense, punteggiate da incontri che ti emozionano e ti suscitano una scia di ricordi e di pensieri che dal passato si riflettono sul presente e disegnano un ancora incerto futuro.

A me è accaduto tra giovedì e venerdì, a Roma prima e poi a Milano.

A Roma giovedì mattina ero, insieme a molte altre persone, al Quirinale dove si è svolto l'incontro ufficiale, ma in parte anche riservato, tra il presidente Napolitano e papa Francesco. Non si è parlato certo di teologia, ma di politica, in pubblico e in privato.

Il Concordato - del quale Napolitano ha ricordato l'inserimento nella nostra Costituzione che fu opera dell'Assemblea Costituente con il voto favorevole della Dc e del Pci e quello contrario dei socialisti, del Partito d'azione e dei liberali - assicura la leale collaborazione tra lo Stato (laico per definizione) e la Chiesa cattolica nelle loro due distinte sfere della politica e della religione.

Questa situazione dura dal 1947 ma c'è da qualche mese un'importante novità: la Chiesa non prenderà più iniziative "parapolitiche" né tramite la Segreteria di Stato vaticana né attraverso la Conferenza episcopale italiana.

Di fatto questo non era mai accaduto per secoli e secoli, anche dopo la caduta del potere temporale verificatasi il 20 settembre del 1870 con la conquista di Roma da parte dei bersaglieri. Il potere temporale era rinato sotto altre spoglie.

Ora Francesco ha messo il fermo. La Chiesa predica il Vangelo ed esorta all'amore del prossimo; questo e solo questo è il suo compito, in Italia come nel resto del mondo. Un compito molto impegnativo che servirà (dovrebbe servire) anche alla politica per attuare con i propri strumenti la stessa visione: solidarietà, tutela dei diritti, rispetto dei doveri, libertà e giustizia.

La libertà riguarda anche la Chiesa di Francesco che ha teorizzato in varie occasioni la libertà di coscienza dei cristiani come di tutti gli altri uomini e la loro libera scelta tra quello che ciascuno di loro ritiene sia il Bene e quello che ritiene sia il Male. E portando avanti il Vaticano II ha deciso di dialogare con la cultura moderna.

Tutte queste questioni estremamente significative hanno echeggiato nelle sale del Quirinale e così si spiega l'amarissima constatazione di Napolitano che, di fronte a queste mete da perseguire, ha denunciato la situazione politica italiana, ammorbata da spirito di parte, interessi di gruppi e diffusione di veleni.

Ne abbiamo purtroppo conferma tutti i giorni e lì, nelle sale d'un palazzo che fu sede prima dei Papi, poi dei Re d'Italia e infine dei presidenti della Repubblica, erano presenti i vertici del governo, del Parlamento, dei partiti e delle gerarchie della Chiesa. Papa e Presidente hanno dato testimonianza del cammino ancora da compiere e della loro decisione di stimolarne con gli strumenti a loro disposizione il completamento.

Personalmente ne sono uscito assai confortato.

* * *

Milano è città assai diversa da Roma. Ci ho vissuto a lungo negli anni Cinquanta e poi l'ho sempre assiduamente frequentata. Ne fui consigliere comunale dal '60 al '63 e deputato dal '68 al '72; ma a Milano ci sono sempre state le redazioni dell'Espresso (dal 1955) e di Repubblica (dal 1976).

Venerdì scorso ho avuto modo d'incontrare nel corso di una cena in piedi una quantità di amici d'un tempo e di rievocare con loro la Milano di allora.

Qual era la Milano degli anni Cinquanta e Sessanta? Quella della ricostruzione e poi del "miracolo italiano" nelle sue classi dirigenti politiche ed economiche? Chi erano gli esponenti di quei partiti, di quei sindacati, di quel capitalismo e di quella classe operaia? C'erano parecchi dei loro figli a quella cena dell'altro ieri: la figlia di Bruno Visentini, il figlio di Carlo Draghi, il figlio di Raffaele Mattioli, Maurizio, il figlio di La Malfa, la figlia di Aldo Crespi, la moglie e i figli di Franco Cingano. Io conoscevo i padri, ma poi ho incontrato anche loro e ne sono diventato amico. Sono i vantaggi, per mia fortuna, d'una lunga vita.

Adesso (lo dico tra parentesi) mi preparo a ritirarmi su una panchina del Pincio come mi ha consigliato Beppe Grillo, ma la data non l'ho ancora decisa e Grillo dovrà pazientare ancora un poco.

I cardini del capitalismo milanese d'allora, che forniva al paese gran parte della sua visione degli interessi ma anche dei valori d'una borghesia agiata e al tempo stesso colta, erano una singolare mescolanza d'imprenditori, banchieri e uomini politici e se dovessi indicarne il personaggio più rappresentativo di quella mescolanza farei il nome di Mattioli.

Era abruzzese di nascita, aveva esordito come segretario di Toeplitz; aveva assistito alla crisi bancaria del '32 e poi aveva preso il posto di amministratore delegato. Era stato il rifondatore della Comit (si chiamava così la Banca commerciale italiana) che era diventata con lui la più importante in Italia e una delle più importanti in Europa.

Ma Mattioli finanziava anche l'editore Riccardi che pubblicava in una splendida collana i classici della letteratura italiana; finanziava anche l'Istituto di studi storici fondato a Napoli da Benedetto Croce, dal quale uscirono personaggi come Omodeo, Calogero, Salvatorelli, Romeo, De Capraris.

Era amico di Sraffa, emigrato durante il fascismo a Cambridge e depositario per molti anni delle carte di Gramsci e del suo testamento.

La sera, terminato il lavoro, Mattioli teneva salotto nel suo studio alla Comit in piazza della Scala. Durava un paio d'ore e gli ospiti abituali erano Adolfo Tino che era stato uno dei dirigenti del Partito d'azione durante la Resistenza e che fu poi presidente di Mediobanca; Franco Cingano che era uno dei massimi dirigenti della Comit di cui poi diventò amministratore delegato; Leo Valiani. Ugo La Malfa e Bruno Visentini frequentavano il salotto Mattioli quando venivano da Roma a Milano e altrettanto faceva Elena Croce, figlia di don Benedetto, ed Elio Vittorini.

Mattioli a quell'epoca somigliava a Maurice Chevalier, l'attore francese. O almeno così pareva a me e un giorno glielo dissi. Lui si schermì ma da allora mi volle più bene di prima.

Ma in quegli stessi anni il capitalismo milanese era anche rappresentato da Leopoldo Pirelli, dai giovani membri della famiglia Bassetti, da Vincenzo Sozzani e soprattutto da Cuccia (Mediobanca) e Rondelli (Credito italiano).

Ricordo ancora che uno degli obiettivi di La Malfa, anzi il senso stesso della sua vita, era quello di cambiare la sinistra e il capitalismo. Li conosceva bene tutti e due, anzi era con un piede in una e un piede nell'altro. Lo stesso, nel suo medesimo Partito repubblicano, era l'obiettivo di Visentini e tutti e due videro con speranza e poi con giubilo l'arrivo di Berlinguer alla guida del Partito comunista.

Questo era allora il capitalismo, soprattutto nella sua proiezione bancaria ma non soltanto, e la sinistra riformatrice che aveva Gobetti e i fratelli Rosselli nel suo Dna ma si era anche nutrita del pensiero liberale di Croce e di Luigi Einaudi. Non dimentichiamoci che quest'ultimo fu il primo governatore della Banca d'Italia dopo la caduta del fascismo, poi ministro del Bilancio con De Gasperi e infine primo presidente della Repubblica.

Napolitano, militante e poi dirigente del Pci, deriva direttamente dalla cultura di Croce e di Einaudi. Adesso queste cose sembrano assurdità, ma allora la realtà era quella e fu quella a fare dell'Italia una democrazia e del capitalismo un sistema che apprezzava e sosteneva lo Stato sociale, il welfare e l'economia sociale di mercato.

Poi dalla fine dei Sessanta in giù, la situazione è cambiata, la partitocrazia ha occupato le istituzioni, una piccola parte della sinistra ha inclinato verso il terrorismo, mentre un'altra parte si è corrotta insieme al ventre molle della Dc e il capitalismo ha cambiato natura. Invece di costruire imprese, le ha dissanguate. Il capitalismo reale ha ceduto il posto alla finanza speculativa. I legami tra affari e politica non furono più culturali ma corruttivi e intanto il popolo sovrano diventava "gente", folla emotiva, materiale umano disponibile per i demagoghi e gli avventurieri.

Questo è purtroppo il paese. L'incontro con i discendenti del periodo migliore del Novecento mi ha al tempo stesso dato conforto e profonda tristezza, sperando che i figli emulino i padri ma disperando che riescano a educare la gente e farle riscoprire il popolo sovrano che è tutt'altra cosa.

Vorrei tanto che i giovani s'innamorassero di quest'idea ma se continuano a preferire l'avventura e gli avventurieri, allora non saremo più una nave ma una zattera con quel che ne segue.

* * *

Poi, prima di ripartire per Roma, la sera sono andato con mia moglie allo spettacolo di Nicoletta Braschi al teatro Parenti. Il programma era un testo di Samuel Beckett intitolato "Giorni felici". Nicoletta è una grande attrice di teatro, il testo da lei recitato è terribile ma splendido nella sua terribilità. Poi abbiamo cenato insieme a lei e a suo marito Roberto Benigni, con Franco Marcoaldi e Nadia Fusini.

Una volta scrissi che Benigni, quando Napolitano se ne andrà anche lui sulla panchina del Pincio come auspica Grillo, potrebbe benissimo andare al Quirinale.

Naturalmente era una battuta ma la cultura di Roberto e di Nicoletta è tremendamente seria e quello che pensa e come ama il nostro paese Benigni è esattamente quello che penso ed amo anch'io. Non siamo molti ma, come dice Beckett, la vita è fatta di poche cose. L'importante sarebbe di saperle scegliere e spero che questo avvenga.

sabato 16 novembre 2013

Avendo bisogno di carne di maiale, la Cina acquista un fornitore statunitense
CON MICHAEL J. DE LA MERCED E DAVID BARBOZA
20:49 | Aggiornato

La domanda di carne di maiale in Cina riflette la sua economia in forte espansione e la crescente classe media. Ma che in rapida crescita l'appetito ha teso i suoi sistemi di produzione alimentare, che porta a guasti e un certo numero di sicurezza alimentare scandali.

Ora il più grande produttore di carne di maiale in Cina, in cerca di rifornimenti abbondanti e competenze tecniche, ha accettato di acquistare Smithfield Foods , il gigante di carne 87-year-old con sede in Virginia con marchi come Armour e terreni agricoli, per 4,7 miliardi di dollari in contanti.

Se completato, l'accordo che è stato annunciato il Mercoledì sarebbe la più grande acquisizione di una società americana dalla preoccupazione cinese. Ma deve prima superare lo scetticismo a Washington - e potenzialmente vicino processo di esame da parte degli Stati Uniti le autorità di regolamentazione. Sia Smithfield e il suo corteggiatore, Shuanghui internazionale, ha detto che presenterà l'accordo per la revisione da parte del Committee on Foreign Investment negli Stati Uniti, o CFIUS, un gruppo di agenzie di governo con il compito di offerte di compensazione per la sicurezza nazionale.

Documenti Comunicato stampa
Cina Giochi con il cibo estende la sua portata, già Mighty
In genere, il comitato si occupa di acquisizioni che coinvolgono tecnologia o risorse naturali vitali. Catena di approvvigionamento alimentare della nazione non è specificamente menzionato nel suo mandato, ma la giurisdizione del pannello è considerato ampio. Tra le offerte che ha esaminato e approvato in questi ultimi mesi sono il progetto di acquisizione di Nexen Energy da una compagnia petrolifera cinese e la proposta di vendita di controllo di Sprint Nextel per una società di telecomunicazioni giapponese.

Il comitato può esaminare se Shuanghui ha legami con organizzazioni come l'esercito cinese, così come se rotoli clienti di Smithfield includono informazioni sensibili come le posizioni delle installazioni militari sicure.

"C'è una differenza tra una società straniera acquisto Boeing e un acquisto di un chiosco di hot dog ", ha detto Jonathan Gafni, presidente di Compass Point Analytics, che è stato coinvolto con il comitato di investimento esterna quando lui era un ufficiale della National Intelligence vice. "Ma dipende da che angolo lo stand è acceso."

Eppure, si aspetta che l'accordo per passare adunata.

Altri ostacoli sono in agguato. Una acquisizione da parte di una società cinese - a causa delle ben pubblicizzati scandali sulla sicurezza alimentare di questo paese - potrebbe indurre preoccupazioni tra i consumatori americani e gruppi di consumatori, che possono preoccuparsi che Shuanghui in ultima analisi, esportare la carne di maiale che produce in Cina, negli Stati Uniti.

Smithfield e Shuanghui ha detto che l'accordo aveva lo scopo di fare il contrario: aumentare le esportazioni di prodotti americani in Cina, già il terzo più grande mercato di esportazione della nazione per la carne di maiale. Il consumo di carne in Cina è esploso negli ultimi dieci anni a causa di una classe media in crescita e un cambiamento nella dieta di riso e verdure di più proteine.


Il New York Times
"Questa operazione ci permetterà di accedere Asia in grande stile," C. Larry Papa, amministratore delegato di Smithfield, ha detto in un'intervista telefonica. "Questo è un affare di esportazione, e sono molto interessati ad esportare prodotti di fuori degli Stati Uniti"

Anche così, molti critici di Mercoledì affare timore che la società cinese può finalmente cercare di vendere la carne per gli Stati Uniti.

"Stanno già cercando di inviare i loro prodotti di pollo qui", ha detto Stanley Pittore, presidente del Consiglio congiunto nazionale di ispezione degli alimenti sindacati locali, che rappresenta gli ispettori federali. "Quindi sono del parere questo sta per ottenere il loro piede nella porta, facendo loro sostengono, Siamo una società con sede in America ora, e quindi perché si tenta di bloccare noi?"

La Cina non è estranea a reclami circa la qualità degli alimenti. Negli ultimi anni, il governo cinese ha annunciato un giro di vite sui produttori di cibo mentre si occupa anche di un focolaio di influenza aviaria e le immagini di migliaia di suini morti galleggiano nel fiume Huangpu a Shanghai.

Il vantaggio di acquisire Smithfield è che sarebbe dare ai consumatori cinesi un maggiore accesso alle carni importate che soddisfa gli standard più severi di sicurezza alimentare.

E la Cina sta lottando per produrre la propria offerta. Produzione nazionale è considerato inefficiente e costoso. Aziende agricole sono più piccoli, e produzione e di trasformazione sono meno sofisticati.

Anche se la Cina, il più grande mercato del mondo per la carne di maiale, è iniziata l'introduzione di aziende di grandi dimensioni e impianti di trattamento, il paese è ancora dominato da aziende a conduzione familiare in stile e strozzature logistiche che aumentano il costo di produzione di prodotti a base di carne di maiale e di altri.

"Non sono molto efficiente nella produzione di esso, ed è per questo che stanno importando da noi," ha detto David Warner, un portavoce del National Pork Producers Consiglio, un gruppo commerciale con sede a Washington.

In confronto, gli Stati Uniti hanno ampi grano e lo spazio per enormi allevamenti di maiale. Lo scorso anno, i produttori americani esportati circa 866 milioni dollari in prodotti di carne di maiale in Cina, il 14 per cento di tutte le esportazioni degli Stati Uniti di maiale.

Alcuni esperti hanno detto che la proprietà di cibo cinese non dovrebbe pregiudicare la sicurezza alimentare a Smithfield. L'azienda ha avuto un buon record di agenti patogeni di controllo, ha detto Bill Marler, un avvocato di Seattle-based che rappresenta le vittime di malattie di origine alimentare.

"Hanno avuto pochi richiami, e nessuno che io sappia che sono stati sempre legati a malattie," ha detto.

D'altra parte, Shuanghui, che va anche con il nome inglese Shineway Group, ha lottato con problemi di qualità alimentare.

Due anni fa, la più grande società di televisione di stato cinese, China Central Television, in onda un'inchiesta che ha accertato che Shuanghui vendeva carne di maiale prodotta con clenbuterolo, che è vietato come additivo alimentare negli Stati Uniti, l' Unione europea e la Cina a causa della salute rischi.

Quell'anno, il paese ha arrestato decine di persone per la produzione, la vendita e l'utilizzo di clenbuterolo, che si crede di produrre carne più magra.

Shuanghui è scusato e ha promesso di migliorare il suo programma di sicurezza alimentare.

Fondata quasi 20 anni fa, l'azienda è stata una impresa statale fino a una divisione di Goldman Sachs e CDH Investments, una delle principali della Cina di private equity aziende, ha pagato più di $ 100 milioni parecchi anni fa per comprare fuori l'interesse del governo.

Shuanghui ha ora una società quotata in borsa e di altre divisioni alimentari con un patrimonio di più di $ 5 miliardi.

Affare di mercoledì compie una grande ambizione del governo cinese, per incoraggiare le imprese ad avventurarsi all'estero per acquisire beni, risorse e competenze tecniche. In Nord America, Africa e Australia, le aziende cinesi, a filo con denaro contante, stanno comprando terre e risorse per aiutare un paese che è afflitto da carenze idriche e breve di terreni coltivabili, una situazione aggravata da una lunga struttura esecuzione e boom delle infrastrutture.

Nel settore della carne, poche aziende profilano più grande di Smithfield, un impero la cui attività si estendono dalla allevamento dei maiali alla loro trasformazione in prosciutto e carne di maiale per una vasta gamma di clienti. Nata come impianto di confezionamento nella città della Virginia che condivide il nome della società, da allora è cresciuta fino a diventare un colosso che raccolto 13 miliardi dollari di fatturato l'anno scorso.

Secondo i termini della transazione, Shuanghui pagherà 34 dollari una quota di Smithfield, che è il 31 per cento al di sopra del prezzo di chiusura delle azioni della società il Martedì.

Smithfield e Shuanghui hanno a lungo avuto legami, e nel corso degli ultimi quattro anni le aziende discusso modi per cementare un'alleanza. Shuanghui è stato particolarmente desiderosi di trovare il modo di aumentare la quantità di carne di maiale potrebbe importare dagli Stati Uniti.

Alla fine dell'anno scorso, il signor Papa, amministratore delegato di Smithfield, ha detto che i due hanno discusso l'acquisto di partecipazioni in loro. Intorno al mese di marzo, un consigliere di Shuanghui chiama Smithfield e ha offerto un approccio diverso: l'acquisizione a titolo definitivo della società americana.

"Hanno detto, 'Larry, facciamo questa cosa accada. Pensiamo che si sta andando a piace '", il signor Papa ha detto.

Ma Smithfield aveva ricevuto proposte di acquisto di altri due pretendenti stranieri prima di firmare l'accordo con Shuanghui, secondo persone informate sulla questione.

Smithfield è stata assistita da Barclays e gli studi legali Simpson Thacher & Bartlett e McGuireWoods. Shuanghui è stata assistita da Morgan Stanley e gli studi legali Paul Hastings e Troutman Sanders.

Michael Moss e Mark Scott contribuito reporting.

venerdì 15 novembre 2013

DECRESCITA
10 consigli per liberarci dal consumismo e muoverci verso la decrescita
Dalla televisione al telefonino, dall'automobile ai voli aerei, dalla grande distribuzione al consumo di carne. Bruno Clémentine e Vincent Cheynet hanno provato a stilare una lista (aperta) di consigli per liberarci dai condizionamenti che ci costringono ancora nella società dei consumi.
1. Liberarsi dalla televisione

Per entrare nella decrescita, la prima tappa è prendere coscienza dei propri condizionamenti. Il primo portatore di condizionamenti è la televisione. La nostra prima scelta sarà di liberarcene. Così come la società dei consumi riduce l’uomo alla sua dimensione economica – consumatore -, la televisione riduce l’informazione alla superficie, l’immagine.

Media della passività, quindi della sottomissione, non smette di far regredire gli individui. Per sua natura, la televisione richiede la rapidità, non tollera i discorsi approfonditi. La televisione inquina al momento della sua produzione, durante l’utilizzo e poi come rifiuto.

Noi le preferiamo la nostra vita interiore, la creatività, imparare a fare musica, fare ed assistere a spettacoli viventi... Per tenerci informati abbiamo delle scelte: la radio, la lettura, il teatro, il cinema, incontrare gente, ecc.

2. Liberarsi dall’automobile

Più che un oggetto, l’automobile è il simbolo della società dei consumi. Riservata al 20% degli abitanti della terra, i più ricchi, porta inesorabilmente al suicidio ecologico per la distruzione delle risorse naturali (necessarie per la sua produzione) o per i diversi tipi di inquinamento tra cui l’aumento dell’effetto serra. L’automobile provoca guerre per il petrolio di cui l’ultima per data è il conflitto iracheno. L’automobile porta anche come conseguenza una guerra sociale che provoca un morto ogni ora solamente in Francia. L’automobile è uno dei flagelli ecologici e sociali del nostro tempo.

Noi le preferiamo: il rifiuto dell’ipermobilità. La volontà di abitare vicino al luogo di lavoro. Camminare a piedi, andare in bicicletta, prendere il treno, utilizzare i trasporti collettivi.

3. Liberarsi dal telefonino

Il sistema genera dei bisogni che diventano delle dipendenze. Ciò che è artificiale diventa naturale. Come numero di oggetti della società dei consumi, il telefonino è un falso bisogno creato apposta dalla pubblicità. “Con la telefonia mobile, siete mobilitabili in un istante”. Assieme al telefonino butteremo via i forni a micro-onde, le falciatrici a motore, e tutti gli oggetti inutili della società dei consumi.

Noi preferiamo al telefonino la posta, la parola, ma soprattutto cercheremo di vivere per noi stessi invece di cercare di riempire il vuoto esistenziale con degli oggetti.

4. Rifiutare l’aereo

Rifiutare di prendere l’aereo, è prima di tutto rompere con l’ideologia dominante che considera un diritto inalienabile l’utilizzo di questo mezzo di trasporto. Però, meno del 10% degli esseri umani hanno già preso l’aereo. Meno dell’1% lo utilizza tutti gli anni. Questo 1%, la classe dominante, sono i ricchi dei paesi ricchi. Sono loro che detengono i media e fissano le regole della società. L’aereo è il mezzo di trasporto più inquinante per passeggero trasportato. A causa dell’alta velocità, sballa la nostra percezione delle distanze.

Noi preferiamo andare meno lontano, ma meglio, a piedi, sul carretto a cavallo, in bicicletta o in treno, in barca a vela, con ogni veicolo senza motore.

5. Boicottare la grande distribuzione

La grande distribuzione è inscindibile dall’automobile. Disumanizza il lavoro, inquina e sfigura le periferie, uccide i centri delle città, favorisce l’agricoltura intensiva, centralizza il capitale, ecc. La lista dei flagelli che rappresenta è troppo lunga per essere elencata qui.

Noi le preferiamo: prima di tutto consumare meno, l’autoproduzione alimentare (l’orto), poi le botteghe di quartiere, le cooperative, l’artigianato. Questo ci porterà anche a consumare meno e a rifiutare i prodotti industriali.


6. Mangiare poca carne

O meglio, mangiare vegetariano. Le condizioni di vita riservate agli animali di allevamento rivela la barbarie tecno-scientifica della nostra civiltà. L’alimentazione carnea è anche un grosso problema ecologico. È meglio nutrirsi direttamente dei cereali che utilizzare il terreno agricolo per nutrire animali destinati al macello. Mangiare vegetariano, o comunque mangiare meno carne, ci porta anche una miglior igiene alimentare, meno ricca in calorie.

7. Consumare prodotti locali

Quando si compra una banana delle Antille, si consuma anche il petrolio necessario al suo trasporto verso i nostri paesi ricchi. Produrre e consumare localmente è una delle condizioni migliori per entrare nel movimento di decrescita, non in senso egoistico, chiaramente, ma al contrario perché ogni popolazione ritrovi la sua capacità di autosufficienza. Per esempio, quando un contadino africano coltiva delle noci di cacao per arricchire qualche dirigente corrotto, non coltiva di che nutrirsi e nutrire la sua comunità

8. Politicizzarsi
La società dei consumi ci lascia la scelta: tra Pepsi-Cola e Coca-Cola o tra caffè Lavazza e caffè “equo” di Max Havelaar. Ci lascia delle scelte da consumatori. Il mercato non è né di destra, né di centro né di sinistra: lui impone la sua dittatura finanziaria avendo come obiettivo di rifiutare qualunque contraddittorio o conflitto di idee. La realtà sarà l’economia: gli umani si sottomettano. Questo totalitarismo è paradossalmente imposto in nome della libertà, di consumare. Lo status di consumatore è addirittura superiore a quello di essere umano...

Noi preferiamo politicizzarci, come persone, nelle associazioni, nei partiti, per combattere la dittatura delle fabbriche. La democrazia esige una conquista permanente. Muore quando viene abbandonata dai cittadini. È ora di propagare l’idea della decrescita.

9. Sviluppo della persona
La società dei consumi ha bisogno di consumatori servili e sottomessi che non desiderino più essere degli umani a tutto tondo. Questi non possono più esistere che grazie all’abbrutimento, per esempio davanti alla televisione, ai 'divertimenti' o al consumo di psicofarmaci (Prozac…)

Al contrario, la decrescita economica ha come condizione uno sviluppo sociale ed umano. Arricchirsi sviluppando la propria vita interiore. Privilegiare la qualità della relazione con se stessi e con gli altri a detrimento della volontà di possedere degli oggetti che a loro volta vi possiederanno. Cercare di vivere in pace, in armonia con la natura, non cedere alla propria violenza, ecco la vera forza.

10. Coerenza
Le idee sono fatte per essere vissute. Se non siamo capaci di metterle in pratica, serviranno solo a far vibrare il nostro ego. Siamo tutti a bagno nel compromesso, ma cercheremo di tendere alla maggior coerenza. È la scommessa della credibilità dei nostri discorsi. Cambiamo ed il mondo cambierà.

Questa lista sicuramente non è esaustiva. A voi completarla. Ma se non ci impegniamo a tendere verso la ricerca della coerenza, ci ridurremo a lamentarci ipocritamente sulle conseguenze del nostro stile di vita. Evidentemente non c’è un modo per vivere 'immacolati' sulla Terra. Siamo tutti a bagno nel compromesso, e va bene così.

Articolo di Bruno Clémentine e Vincent Cheynet, tratto da La decrescita

Fonte originale: Casseurs de pub
Il Sole 24 ORE - Radiocor 14/11/2013 - 08:32
Mizuho: alza previsioni anno dopo +133% utile netto primo semestre
Radiocor - Roma, 14 nov - Il gruppo bancario giapponese Mizuho, sotto i riflettori per un caso di prestiti alla mafia, ha annunciato un balzo del 133% del suo utile netto semestrale ed ha, quindi, alzato le previsioni annuali, grazie all'impennata dei mercati giapponesi. Per i sei mesi da aprile a settembre, Mizuho ha registrato un utile netto di 429 miliardi di yen (3,3 miliardi di euro) e la mega-banca spera di portarlo a 600 miliardi di yen al termine dell'esercizio a marzo 2014, alzando la stima precedente di una crescita di 500 miliardi di yen.

Red-Ale

giovedì 14 novembre 2013


I pm: Giannini (Isvap) corrotto da Ligresti per non controllare

corrieresera  giovedì 14 novembre 2013
MILANO - Otto anni di cecità sull’assicurazione dei Ligresti da parte del suo controllore Isvap, e in cambio la promessa nel 2011 di un posto all’Antitrust passante da una raccomandazione di Salvatore Ligresti presso l’allora premier Berlusconi: è questo lo schema dell’avviso di conclusione delle indagini nel quale la Procura di Milano contesta all’ex presidente dell’Isvap, Giancarlo Giannini, fino a una certa data l’ipotesi di reato di corruzione in concorso con il supposto corruttore Ligresti, e dopo invece l’ipotesi di calunnia ai danni di Ligresti.
Il primo periodo è molto lungo nella lettura dei pm Luigi Orsi e Alfredo Robledo. Dal 2002, cioè da quando il gruppo Ligresti assume il controllo di Fondiaria, fino all’agosto 2010 Giannini è accusato di aver evitato che l’”Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni private e di interesse collettivo” (Isvap) facesse ispezioni nell’assicurazione. E quando l’ispezione arrivò, nell’ottobre 2010, essa sarebbe stata una «iniziativa tardiva» perché assunta a distanza di un anno da quando il dirigente dell’area Vigilanza dell’Isvap, Giovanni Cucinotta, aveva iniziato a segnalato il 29 ottobre 2009 che Fonsai presentava rilevanti anomalie nelle riserve sinistri della rc auto.
La Procura contesta inoltre a Giannini di aver rallentato e ostacolato l’ispezione cercando di dissuadere il capo dell’ispettorato Ignazio Bertuglia che voleva subito dedicarsi alle sospette consulenze pagate da Fonsai a Salvatore e Jonella Ligresti: «Ha preso i soldi, e allora?», sarebbe stata la risposta a Bertuglia di Giannini, che avrebbe anche cosmeticamente rivolto all’amministratore di Fondiaria, Emanuele Erbetta, l’invito a a «inondare di carte» l’Isvap.
In cambio di questo occhio di favore per otto anni da parte di Giannini, l’accusa assume (sulla base del racconto fatto da Salvatore Ligresti) che il presidente dell’Isvap nel 2011, e almeno sino a novembre, abbia accettato la promessa di ottenere, una volta scaduto dal proprio ruolo, un nuovo incarico stavolta come presidente dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato: promessa per la quale Ligresti afferma di essersi speso presso l’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.
Quando però alla fine del 2011 si manifesta l’inizio del crollo dei Ligresti, ecco che Giannini — secondo l’accusa — molla chi pure aveva favorito e coperto per anni e, allo scopo di occultare le proprie omissioni, il 18 aprile 2012 denuncia alla magistratura che l’ispezione Isvap sarebbe stata ostacolata dai dati occultati da Ligresti: per la Procura questa di Giannini è calunnia di Ligresti, giacché lo avrebbe accusato di aver occultato qualcosa che invece «la tardiva e inefficace vigilanza» del presidente stesso di Isvap avrebbe per anni fatto finta di non vedere.
Giannini, difeso da Giampiero Biancolella, assicura di poter dimostrare che non ci furono ritardi nelle ispezioni e che la raccomandazione di Ligresti non avrebbe riscontri. La difesa di Ligresti, con l’avvocato Gianluigi Tizzoni, argomenta come i 28 milioni di consulenze liquidate da Fonsai vadano a suo avviso parametrate al valore (un miliardo di euro) del progetto fiorentino sull’area Castello, abortito dopo l’inchiesta sfociata di recente a Firenze nell’assoluzione di Ligresti.
Luigi Ferrarella

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