domenica 30 dicembre 2012

Ma noi Sardi Straricchi subiamo il fascino del Marketing delle lobby altrui



Olio extravergine
Diciamo la verità, l’Europa non ama il tipico. E noi italiani, che di cibi tipici siamo straricchi, ne soffriamo, perché ogni tanto qualche lobby del nord ci costringe a lunghe quanto estenuanti trattative, che non sempre si concludono a nostro favore. La logica delle lobby è fin troppo palese: unificare i gusti perché così il prodotto industriale allarga a dismisura il suo mercato. Se nell’Unione europea c’è un paese che sfugge a questo imperativo, continuando a difendere la sua tipicità, questo paese dà fastidio. L’olio extravergine d’oliva è il simbolo più clamoroso della reticenza europea per l’eccellenza tipica. Ci sono voluti anni perché finalmente sulle bottiglie comparisse l’origine: olio extravergine prodotto con olive italiane. In precedenza bastava dire che le olive, non si sa di quale paese, erano state spremute in un frantoio italiano, per garantire alla bottiglia il marchio del made in Italy. E, malgrado la lunga battaglia, i problemi del nostro olio permangono e con la crisi si ingigantiscono. Iniziamo dal prezzo. Quello dell’olio extravergine di oliva rappresenta un piccolo mistero. Come è possibile che una bottiglia di extravergine costi 3 euro e talora anche 2.90, quando si sa che un extravergine di qualità sta sui 7-8 euro, se non di più? Che olio si vende, realmente, nei supermercati italiani? Può essere vera, allora, la tesi del New Yorker ( importante periodico statunitense) ripresa da alcuni quotidiani, secondo la quale in Italia circola molto extravergine adulterato con olio di nocciola importato?
Guida ai consumi contro la crisi 
di Antonio Lubrano e Vauro

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