sabato 22 dicembre 2012
La Cina è ad un bivio
AMBIENTE
Inquinamento killer:
8.600 morti nel 2012
di Antonio Talia
Pechino, 20 dic.- In Cina c’è un killer invisibile che solo lo scorso anno ha ucciso circa 8600 persone: si tratta delle polveri sottili con un diametro inferiore a 2,5 micron, che secondo uno studio congiunto di Greenpeace e Università di Pechino nel 2012 hanno anche causato perdite economiche per circa un miliardo di dollari.
Lo studio, che ha esaminato le polveri sospese nell’aria delle città di Pechino, Shanghai, Canton e Xi’an, sostiene che i livelli di PM 2,5 presenti in queste città devono essere ridotti secondo i parametri fissati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, taglio che ridurrebbe le morti di circa l’80%.
Le particelle PM 2,5 sono causate tanto dai gas industriali immessi nell’aria che dal traffico di automezzi, e causano danni ai polmoni e al sistema cardiovascolare, in quanto a causa delle dimensioni ridottissime entrano in circolo direttamente nel sistema cardiovascolare. Le polveri sottili possono causare tumore ai polmoni.
Il governo centrale di Pechino ha recentemente chiesto alle amministrazioni locali delle principali città cinesi di rendere pubblici i dati relativi al PM 2,5, ma in passato la questione aveva suscitato più di qualche imbarazzo: circa un anno fa, ad esempio, la municipalità di Pechino aveva chiesto alla locale ambasciata Usa di bloccare la pubblicazione delle statistiche.
Lo sviluppo vertiginoso dell’ultimo ventennio inizia a presentare il conto, sotto forma di una bomba ecologica che in Cina non si manifesta solo attraverso l’inquinamento atmosferico, ma anche nell’avvelenamento di acque e cibi: secondo un altro studio presentato di recente, realizzato dalla Banca Mondiale, solo nel 2003 i danni economici provocati dall’inquinamento ammontavano all’1,16% del PIL nazionale, mentre un dossier dell’Organizzazione Mondiale per la Sanità mostrava che nel 2008 le morti premature legate alle varie forme di inquinamento avevano raggiunto quota 470mila.
E se la coscienza ambientale dei cinesi inizia a manifestarsi sotto forma di proteste sempre più diffuse, i più ricchi spesso scelgono di lasciare il Paese: Secondo il direttore del Centro ricerche per gli investimenti stranieri dell’Accademia di Scienze Sociali di Shanghai, Li Xiaogang, il fattore inquinamento è tra quelli che spingono all’emigrazione chi può permetterselo: “Sebbene l’economia del Paese si sia sviluppata così tanto negli ultimi 30 anni, la situazione politica e ambientale è rimasta invariata”.
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