venerdì 28 dicembre 2012

Un lusso vivere a Pechino


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NOTIZIARIO ASIA

###Cina: citta' sempre piu' care, lo straniero non e' piu' Paperone - TACCUINO DA SHANGHAI
di Alberto Forchielli*

Radiocor - Milano, 27 dic - Le citta' del Dragone sono sempre piu' care e lo straniero sempre meno ricco. Tutti le analisi del costo della vita per gli expatriate concordano nel rilevare una perdita della capacita' d'acquisto rispetto alla stabilita' - se non alla riduzione - delle retribuzioni decise dalla casa madre che invia un proprio rappresentante in Cina. Non fa eccezione l'ultimo rapporto pubblicato dalla societa' di consulenza Esa International: delle 425 citta' esaminate al mondo, Pechino e' la 22ma piu' cara, con Shanghai al 26mo posto. Le due metropoli cinesi si trovavano rispettivamente in posizione 35ma e 41ma nella classifica dello scorso anno. Si collocano inoltre al quinto e al settimo posto in Asia, la cui classifica e' come sempre guidata da Tokyo, la citta' piu' cara anche al mondo. Il rapporto prende in considerazione il costo della vita per i soli acquisti correnti: alimentazione, trasporti, abbigliamento. Non include dunque le spese che incidono maggiormente per gli stranieri, come le scuole private, le automobili e le abitazioni di pregio che ad essi erano tradizionalmente riservate. Tra le 50 citta' piu' care esaminate in Asia, 16 sono cinesi. I risultati sono suffragati da precedenti analisi, condotti da istituti prestigiosi come Mercer e The Economist Intelligence Unit. Cambiano alcuni indici, differiscono parzialmente le classifiche, ma la tendenza si conferma con nettezza: le citta' cinesi sono sempre piu' care - e comunque meno economiche - per gli stranieri. Anche citta' famose per il loro alto costo della vita come Hong Kong e Singapore appaiono piu' convenienti, almeno per certi parametri, rispetto alla Cina. Il South China Morning Post ha rilevato con un rilevante sforzo d'indagine che molti prodotti di consumo corrente come il pane e il caffe' sono molto piu' cari a Pechino che nell'ex colonia. Questa differenza si spiega con i dazi che ancora gravano nella Rpc sui prodotti importati: se gli acquisti avvenissero nei mercati rionali, dove gli stranieri sono clienti rari, il paragone sarebbe meno sorprendente. Rimane tuttavia indiscutibile che vivere in Cina sia sempre piu' oneroso. L'inflazione e soprattutto il continuo apprezzamento del Renminbi sono le cause principali. Il costo delle materie prime, della logistica e del lavoro sono tutti in rialzo e concorrono all'ascesa in graduatoria. Nell'industria le retribuzioni sono ormai poco competitive rispetto agli altri paesi emergenti. Il salario minimo di un operaio tessile cinese e' superiore del 50% a quello del suo collega messicano (6 volte piu' di un Bengalese, 3,5 piu' di un Vietnamita). E' la struttura produttiva che determina il basso costo dei prodotti, non piu' i salari di sussistenza per i quali la Cina era famosa. Il costo della vita per gli stranieri riflette dunque una Cina che cambia pur senza omologarsi. L'integrazione con le altre economie manterra' affollato di stranieri il panorama delle grandi citta', ma essi non saranno comunque i piu' ricchi. Un nuovo ceto sociale si e' affermato in Cina e la sua presenza appare sia potente che diffusa, pronta a sostituire anche negli acquisti piu' costosi il ridotto gruppo dei classici expatriate.

* Presidente di Osservatorio Asia

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