Italia e Cina raddoppiano. E a Roma arriva il futuro presidente cinese
ROMA – L’Italia e la Cina vogliono raddoppiare gli scambi commerciali entro il 2015, portandoli oltre la soglia degli 80 miliardi di dollari all’anno, e nel frattempo firmano 16 accordi per un valore totale di 3,3 miliardi di dollari. E’ questa la dote che ha portato con sé Xi Jinping, il vice presidente cinese, in viaggio in Italia per la Festa della Repubblica nell’anno del 150esimo anniversario dell’Unità. La sua visita, oltre che economica e di cortesia istituzionale, aveva un alto valore politico: Xi Jinping nei prossimi due anni sostituirà Hu Jintao alla guida della prima economia del mondo, subentrandogli prima alla segreteria del partito e quindi alla presidenza cinese.
E’ per questo suo ruolo in divenire che Xi Jinping ha incontrato i più alti esponenti delle istituzioni e del governo, a cominciare dal presidente Giorgio Napolitano e dal premier Silvio Berlusconi. Colloqui anche con il leader del Partito Democratico, Pierluigi Bersani, con il ministro degli Esteri, Franco Frattini, e con i due ministri economici Giulio Tremonti e Paolo Romani. Con Tremonti si conoscevano già: anni fa il ministro ha tenuto una lezione alla Scuola Centrale del Partito Comunista cinese di cui Xi Jinping è stato direttore. Ma un’attenzione particolare gli è stata riservata anche dal mondo dell’imprenditoria e dai vertici di Confindustria, con cui ha partecipato ad una cena a Milano. Sarà Xi Jinping, del resto, a guidare quella che è la seconda economia del mondo e che al tempo stesso è il mercato più grande del mondo.
Alla cena di Milano c’erano anche i vertici delle aziende coinvolte negli accordi firmati in questi giorni, accordi che rendono sempre più stretti i rapporti tra Italia e Cina. Nel 2010 gli scambi sono già aumentati del 50%, permettendo all’Italia di divenire il quarto partner commerciale della Cina in Europa, ma i nuovi accordi, 2 istituzionali e 14 di carattere commerciale, danno un ulteriore slancio alla collaborazione tra i due paesi. Tanto più che le nuove intese sono state raggiunte in settori altamente strategici. Sono due gli accordi che riguardano le telecomunicazioni: l’alleanza sottoscritta per 5 anni da Telecom e Huawei, il colosso che costruisce apparati per internet e la telefonia, e il progetto di finanziamento di una rete di comunicazione tra la Wind e la China Development Bank. E poi intese nei settori dell’energia, della cantieristica, della moda e delle apparecchiature mediche, oltre al settore dei trasporti pesanti con l’accordo tra Fiat Powertrain Technologies e Guangzhou Automobile Group. Un pacchetto da 3,3 miliardi di dollari che rimarca l’interesse cinese per i paesi dell’Unione Europea e in particolare per quelli in cui l’economia fatica a ripartire.
Va da sé che non è affatto casuale che sia Xi Jinping a testimoniare l’interesse della Cina per l’Europa. Nel linguaggio della politica cinese, significa che Pechino crede che quella dell’Unione Europea sia un’area strategica per il futuro, in quel futuro in cui sarà Xi Jinping a tenere le redini del gigante asiatico. Il dollaro continua ad essere la prima valuta nel paniere cinese, ma Pechino mostra un interesse crescente nei confronti dell’euro. E l’Unione Europea, vista nel suo insieme, è il primo partner commerciale della Cina.
L’investitura di Xi Jinping è iniziata nell’ottobre scorso con la nomina alla vice presidenza della Commissione militare, un passaggio obbligato per tutti i leader cinesi. I viaggi, sempre più frequenti, gli stanno permettendo di acquisire esperienza sui palcoscenici internazionali, anche se ha già dimostrato di saperci fare, soprattutto quando vengono trattate questioni economiche e commerciali. La sua fama, del resto, Xi Jinping se l’è costruita quando era governatore del Fujian: è grazie alle sue politiche vagamente liberiste che la provincia si è trasformata in una delle aree più industrializzate di tutta l’Asia, sfruttando i mercati e i capitali della vicina Taiwan. Fino a divenire il nuovo epicentro del miracolo economico cinese, con tassi di crescita superiori – e di molto - a quelli nazionali.
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