lunedì 1 luglio 2013

Il Sole 24 ORE - Radiocor 24/06/2013 - 15:36 NOTIZIARIO ASIA
###Il rigore cinese premia l'economia ma per il calcio e' un autogol- TACCUINO DA SHANGHAI
di Alberto Forchielli*

Radiocor - Milano, 24 giu - Per una bizzarra coincidenza, la classifica Fifa assegna alla nazionale di calcio cinese una posizione analoga a quello della Banca Mondiale per il reddito pro-capite. Si tratta in entrambi i casi di posizioni di meta' classifica, 95esima per la nazionale di calcio, 94esimo per il reddito di pro-capite. Le somiglianze finiscono presto: la Cina dei record non ha coinvolto il calcio. Se in un ipotetico G2 Pechino insidia Washington, la sua nazionale e' lontana anni luce dai successi della Spagna, dal gioco spumeggiante del Brasile, dall'organizzazione della Germania fuori e dentro il terreno di gioco. La storia recente di questo sport e' stata costellata da incompetenze, corruzioni, arresti, scommesse clandestine: tutti episodi che la dirigenza politica non ha voluto o saputo contrastare. Nel 2009 uno scandalo di grandi dimensioni - da far impallidire quelli italiani - si rivelo' nella sua misera diffusione, coinvolgendo manager delle squadre, allenatori, dirigenti federali, arbitri e giocatori. Molti di essi, colpiti da forti multe, sono anche stati condannati a pene detentive. Gli anni recenti sono stati pieni di episodi illeciti, una costante negativa ma apparentemente non imbarazzante. Gli ultimi episodi rappresentano una semplice e criminale continuazione del passato. Le cronache riportano un'insurrezione mediatica dopo la terza sconfitta consecutiva della nazionale cinese. Aver perso in casa contro la non irresistibile nazionale thailandese ha creato malcontento. Il punteggio - 5-1 - ha generato un crescente sospetto. La stampa riporta gli insuccessi dal punto di vista tecnico e gestionale; i social media parlano apertamente di risultato manipolato. Portano come prova la chiusura delle scommesse a Macao, la capitale cinese del gioco d'azzardo, dove le agenzie si sono rifiutate di ricever puntate su una sconfitta cinese con 4 gol di scarto che veniva inizialmente proposta 600 a 1. Non mancano ovviamente i commenti sul tradimento dell'onore cinese in campo internazionale. I calciatori sono accusati di non essere sensibili all'orgoglio nazionale e di non dare soddisfazione alla passione popolare che anche in Cina il calcio ha iniziato a generare. La nazionale non registra successi, non impone il suo gioco; da ultimo ha fallito anche la qualificazione ai mondiali brasiliani del 2014. Nonostante cio', lo sport e' seguito e ha superato anche la pallacanestro per numero di appassionati. La TV trasmette le partite della Serie A, della Bundesliga e della Premiere League che da sola raggiunge un'audience di 30 milioni di telespettatori per il match domenicale. Le cifre lievitano quando calciatori cinesi giocano nei campionati stranieri. Crescono anche quando si ingaggiano grandi star del football internazionale, sulla via del tramonto, che finiscono la loro carriera in Cina alla ricerca degli ultimi sostanziosi ingaggi. Infine, grandi allenatori sono sbarcati in Cina, Lippi ha vinto la Super League con il Guangzhou Evergrande e lo spagnolo Camacho, seppur ora contestato, era stato accolto con entusiasmo alla guida della nazionale. Tuttavia, i risultati sono stati scarni, anche se paragonati a medie potenze calcistiche internazionali come la Corea del Sud ed il Giappone. L'incompetenza dirigenziale, lo scarso valore tecnico, la corruzione e il disinteresse politico di Pechino sono nel complesso tutte spiegazioni valide. Ne esiste un'altra, forse semplice nell'esposizione ma altrettanto importante: i giovani cinesi non praticano il calcio. Quasi 200 milioni guardano le partite del campionato in Tv, ma solo 800.000 scendono in campo, per diletto o per professione. E' una percentuale irrilevante: solo 1 persona su 1.800 gioca al calcio, rispetto ad 1 su 55 in Inghilterra. Manca in Cina la fantasia sul terreno di gioco, la continuita' giornaliera dei ragazzi che si esaltano correndo dietro a un pallone, l'emozione dello spogliatoio, la liberazione della classe innata. La disciplina ha lanciato l'economia, ma ha penalizzato il calcio. Abituata a dirigere e ad obbedire, la Cina non ha sviluppato la zona intermedia di intraprendenza, il centrocampo dove si protegge e si rilancia. Incline all'obbedienza, eccelle in sport dove l'applicazione sistematica produce risultati inevitabili: il nuoto, la ginnastica, l'atletica pesante. Nel calcio sono ingredienti essenziali sono la tecnica, la creativita', il colpo ad effetto. Prevale spesso l'imprevedibilita', in contrasto aperto con un paese che teme soprattutto l'instabilita', promuove la regolarita' e non si emoziona con cio' che non controlla.

* presidente Osservatorio Asia

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