lunedì 8 luglio 2013

Il Sole 24 ORE - Radiocor 08/07/2013 - 17:03
### Cina: fa asse con Berlino nel vuoto politico Ue - TACCUINO DA SHANGHAI
di Alberto Forchielli*

Radiocor - Milano, 08 lug - Germania ed Europa sono per la Cina una sineddoche economica: scegliere una parte per affermare il tutto. Con la figura retorica si scrive focolare per dire casa, per Pechino si scrive Berlino per leggere Bruxelles. La Cina non ama l'incertezza, non gradisce i principi scritti sull'acqua. Preferisce il pragmatismo all'incertezza, la convenienza all'autoreferenzialita' della burocrazia. Per lei, e' meglio un rapporto franco, anche ostile, al posto di uno incerto. Condivide, si adatta e offre una sponda alla linea politica di Angela Merkel: la Germania e' centrale per l'Europa, non si decide nulla senza il suo assenso. Non e' difficile comprendere il suo ragionamento lineare: la potenza teutonica ha occupato con l'economia il vuoto politico. Se Kissinger si interrogava su chi chiamare in Europa in caso di emergenza, la Cina ha sciolto ogni dubbio: telefona a Berlino, sarebbe inutile fare diversamente. I suoi leader visitano la capitale tedesca, trattano con diplomatica cortesia i leader europei, negoziano con chi e' potente, fino a sfiorare incidenti di percorso. E' significativa la recente vicenda dell'imposizione di dazi. Il commissario europeo De Gucht ha proposto misure che penalizzano l'importazione di pannelli solari dalla Cina, accusata di aiuti di stato alle sue aziende. Con una posizione tanto inedita quanto plateale, Angela Merkel ha smentito l'Ue e ha affermato, davanti al primo ministro cinese Li Keqiang, la posizione contraria della Germania. Si e' trattato di una posizione preparata negli ultimi mesi, simbolo inequivocabile della forza ingombrante della potenza europea. La reazione della Cina e' stata simbolica e riconoscente. Pechino ha allo studio l'imposizione di dazi sull'import di vino, per colpire la Francia e i paesi dell'Europa meridionale, non certamente la Germania. La consolidata sintonia tra i due paesi non aveva certamente bisogno di questa piccola e inelegante schermaglia. La Germania e' da tanto tempo e di gran lunga il primo partner commerciale europeo della Cina. Nel 2012 le sue esportazioni hanno raggiunto 92 miliardi di dollari (fonte: Chinese Data Custom), attestandosi al quinto posto tra i paesi fornitori. E' una posizione che torreggia se comparata con le altre nazioni europee: Francia diciassettesima, Regno Unito venticinquesimo, Italia ventiseiesima. La Germania ha una quota di mercato del 5% dell'import, quasi sei volte quella del nostro paese. Inoltre, Berlino vanta un attivo commerciale con Pechino. E' probabilmente questo il dato piu' rilevante, al di la' della supremazia in Europa. La Germania smentisce infatti la paura delle importazioni cinesi che in altri paesi conducono alla fine della manifattura: licenziamenti e chiusura di fabbriche. Gli investimenti nelle due direzioni sono forti e crescono: il solo German Center di Shanghai annovera 1.600 aziende, mentre gli acquisti di imprese tedesche da parte cinese sono in grande crescita. In realta' le due economie si integrano e le autorita' politiche lavorano per consolidare questa prospettiva. La Germania - con l'Italia negli anni '80 e '90 - ha industrializzato la Cina, intercettando la necessita' di una rapida modernizzazione. Il flusso di beni strumentali non si e' arenato, perche' sostenuto da sofisticazione tecnologia, aiuto del Governo, assistenza finanziaria. Ora la Cina si rivolge alla Germania per acquisire direttamente la qualita', indispensabile per uscire da una dimensione contabile dello sviluppo, dall'ossessione della crescita del Pil. Ancora una volta Berlino risponde, con la gratitudine di Pechino. L'asse e' nei fatti. Forse e' ingeneroso nei confronti della vecchia Europa, ma non sarebbe stato possibile se quest'ultima si fosse dimostrata piu' coraggiosa e lungimirante.

*Presidente di Osservatorio Asia

Nessun commento:

Posta un commento