###Cina: imprese europee meno ottimiste, ma non cambiano strategia- FOCUS-1
di Antonio Pollio Salimbeni
Radiocor - Pechino, 18 lug - Le imprese europee che hanno una ramificazione in Cina sono meno ottimiste, ma non mettono nel modo piu' assoluto in discussione le attuali strategie produttive o commerciali. I motivi del cambiamento di umore, non di valutazioni di fondo, sono diversi e tra questi anche l'indebolimento progressivo del ritmo di crescita economica che e' rallentata nel secondo trimestre al 7,5% dopo la caduta al 7,7% nel primo trimeste (nei primi sei mesi del 2013 la crescita del pil e' sata del 7,6%). Da una recente ricerca della Camera di commercio Ue sulla fiducia del 'business' europeo in Cina emerge che nel 2013 solo il 22% ritiene che aumentera' il fatturato rispetto al 2012, quando cosi' si pronuncio' il 35% delle imprese sondate, e che il 16% contro il 6% l'anno scorso dichiara che le entrate diminuiranno. Non c'entra pero' solo l'andamento del pil: tra gli ostacoli al business c'e' sempre la difficolta' di accesso ai mercati.
Aps-y-
###Cina: imprese meno ottimiste ma non cambiano strategia - FOCUS -2-
Radiocor - Pechino, 18 lug - Il sondaggio si fonda sulla risposta di 526 imprese membri della Camera di commercio Ue. E' evidente che 'condizioni piu' difficili del business sia a livello globale che in Cina, hanno diminuito la performance finanziaria delle societa' europee in Cina negli ultimi anni'. La dg Jaspal Channa spiega che in linea generale sono tre le ragioni del cambiamento di fase rispetto al quale la Cina era considerata: 'Rallentamento della crescita sia nel mercato europeo che in quello cinese, costi del lavoro in aumento, concorrenza da parte delle imprese private controllate dai cinesi'. Altro fattore che ha indebolito i risultati finanziari il contesto di regolazione, che rappresenta per le imprese non cinesi, specie per quelli di minore dimensione, un vera e propria barriera alla realizzazione di un'attivita' imprenditoriale prevedibile.
In linea generale dal sondaggio emerge che sono calati gli ottimisti sulle prospettive dell'attivita' imprenditoriale in Cina da un anno all'altro: 71% contro il 76% del 2012, e sono aumentati i pessimismi: dal 18% al 22%. L'ottimismo sui profitti previsti e' passato dal 47% del 2008 al 29% quest'anno, i 'neutrali'dal 35% al 49%. Complessivamente il 52% ritiene che il problema dell'aumento del costo del lavoro e' quello fondamentale, per il 40% e' fondamentale l'indebolimento del settore immobiliare, per il 32% il rallentamento della crescita, il calo della domanda internazionale, per il 31% e' fondamentale la concorrenza delle aziende private cinesi. La questione delle barriere all'accesso al mercato cinese e alla trasparenza del business (un modo elegante che allude al peso della corruzione e delle tortuosita'' della burocrazia) viene giudicata in tutti i settori un problema 'storico' con il quale tutti devono quotidianamente 'battagliare'.
Detto questo non ci sono indicazioni dalle aziende europee presenti in Cina di una strategia del ritiro o quantomeno di una frenata: l'86% indica di voler espandere l'attivita'.
Aps-y-
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