sabato 29 giugno 2013

Il Sole 24 ORE - Radiocor 17/06/2013 - 17:18
###Cina: dalla banca dei Brics un trampolino alla convertibilita' dello yuan - TACCUINO DA SHANGHAI
di Alberto Forchielli *

Radiocor - Milano, 17 giu - Dopo essere stata tra gli attori principali nella Chiang Mai Initiative, ora la Cina e' protagonista assoluta della nuova banca che i paesi Brics vogliono implementare. Nella citta' thailandese aveva diviso gli oneri con i dieci paesi dell'Asean, il Giappone e la Corea del Sud. All'ultimo vertice di Durban ha invece dominato la scena. Dopo l'accordo, si dara' vita a un fondo presumibilmente di 100 miliardi di dollari. Pechino dovrebbe versarne 41 (18 Mosca, Delhi e Brasilia, 5 Pretoria). Si tratterebbe anche questa volta di una swap line multilaterale, cioe' di un accordo tra banche centrali (con l'ovvia approvazione dei governi) per mettere a disposizione del sistema bancario e dunque delle aziende la liquidita' necessaria. Si tratta contemporaneamente di uno stimolo alle attivita' economiche e di un paracadute in caso di stress finanziario. McKinsey ha calcolato che dal 2007 il flusso cross border dei movimenti di capitale e' diminuito del 70%. Appare evidente l'alternativita' della futura istituzione alla Banca Mondiale, accusata dai paesi Brics di essere ancora il veicolo del controllo dei paesi industrializzati su quelli emersi ed emergenti. Ugualmente plateale appare il ruolo centrale e dominante della Cina. Le swap line sono onerose ma strumentali al ruolo che la Cina vuole assumere nei mercati finanziari. Si aggiungono alla rivalutazione che il Renminbi sta registrando, con un'ascesa puntuale e costante che probabilmente prelude ad un allentamento dei controlli sui rapporti di cambio. Su questi ultimi gli accordi di currency swap hanno in realta' poco significato, perche' la manovra e' eventualmente gestibile attraverso le riserve accumulate (rispetto alle quali gli accordi sono una frazione molto ridotta). Sono tuttavia importanti per accrescere la fiducia e la diffusione del Renminbi come moneta internazionalmente accettata. La swap line con il Brasile e' esemplare: 30 milioni di dollari, depositate nelle banche centrali dei due paesi nelle monete nazionali. Serviranno a garantire e finanziare i flussi commerciali e di capitale, a suggellare la supremazia della Cina che e' diventato il primo partner commerciale del gigante latino americano. Seppure con piu' deboli motivazioni politiche, anche il Regno Unito si appresta ad avviare un'operazione simile, dopo la richiesta dei principali banchieri alla Bank of England. Le transazioni commerciali in Renminbi sono ancora molto ridotte - meno dell'1% del mercato globale delle valute (rispetto all'86% del dollaro) - ma le aspettative sono comunemente ritenute promettenti. La possibilita' che il Renminbi diventi una delle prime valute di scambio nei prossimi dieci anni, ha persuaso l'esecutivo e la City che Londra debba diventare un ancor piu' forte hub europeo per il mercato della divisa cinese. Lo sbarco in altri continenti rafforzerebbe quanto gia' concordato in Asia. La Cina ha infatti gia' siglato accordi di swap con 20 paesi, tra i quali spiccano Singapore, Australia, Nuova Zelanda, Malaysia e Giappone. Pechino ha indubbiamente raggiunto degli obiettivi importanti con le swap line. E' uscita dal recinto delle valute marginali e politicamente ha siglato strumenti importanti. Tutto cio' dovrebbe essere il trampolino per proiettare il Renminbi verso la piena convertibilita'; una conquista di posizione che consenta dunque margini di manovra. L'errore speculare sarebbe invece arroccarsi sulla diversita', rinviare sine die l'abolizione dei controlli e trasmettere l'immagine di un paese dai muscoli commerciali che tuttavia non ha la solidita' di base per avventurarsi nei mercati internazionali senza protezione.

* presidente Osservatorio Asia

Red-

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