lunedì 8 aprile 2013
HA FATTO BENE IL PRESIDENTE XI JINPING VISTO IL DISASTRO SOCIALE ED ECONOMICO CAUSATO DALLE BANCHE AMERICANE.
XI JINPING IN VIAGGIO DA PRESIDENTE
BRICS IN STALLO SU SUPER-BANCA
di Eugenio Buzzetti
Twitter@Eastofnowest
Pechino, 27 mar. - Non c'è ancora un accordo sulla super-banca per lo sviluppo dei Paesi Brics (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica) riuniti nel quinto summit a Durban in Sudafrica, che invece hanno raggiunto intesa sulla creazione di un fondo da cento miliardi di dollari per fare fronte alle crisi valutarie. A fare la parte del leone sarà la Cina, secondo quanto dichiarato dal ministro delle Finanze russo Anton Siluanov. Le prime stime parlano di un contributo del Dragone pari a 41 miliardi di dollari; Russia, India e Brasile entrerebbero nel fondo con 18 miliardi ciascuna, e il Sudafrica con i restanti cinque miliardi. Il nuovo fondo avrà un "positivo effetto precauzionale", ha dichiarato il presidente sudafricano Jacob Zuma, e servirà ad aiutare i Paesi a "prevenire crisi di liquidità nel breve periodo, a fornire sostegno reciproco e a rafforzare la stabilità finanziaria".
In stallo, invece, le negoziazioni sulla creazione della banca di sviluppo annunciata ieri dal ministro delle Finanze sudafricano Pravin Gordhan. Secondo le notizie diffuse ieri, il club delle economie emergenti si era accordato sull'istituzione di una banca della sviluppo per il finanziamento congiunto di progetti infrastrutturali nella quale ogni Paese membro avrebbe versato dieci miliardi di dollari, dando così un capitale iniziale di cinquanta miliardi di dollari al nuovo istituto di credito che, nelle intenzioni dei cinque doveva fare concorrenza alla Banca Mondiale e al Fondo Monetario Internazionale dominati dagli Stati Uniti e dall'Unione Europea. "Abbiamo raggiunto uN ampio consenso -ha dichiarato Xi Jinping- che farà avanzare la cooperazione tra i Brics e aiuterà a stabilizzare la governance globale".
I Paesi riuniti nell'acronimo Brics contano per il 43% della popolazione mondiale, per il 25% del pil globale e detengono riserve in valuta pregiata per 4400 miliardi di dollari. La Cina, che conta per tre quarti del Pil di tutto il gruppo, ha firmato ieri un accordo di scambio di valute con il Brasile (di cui è il primo partner commerciale) di 190 miliardi di yuan e 60 miliardi di reais. L'importanza dei Brics sulla scena mondiale è cresciuta negli ultimi anni, tanto da mettere in discussione la governance globale. Gli scambi commerciali tra i Paesi membri sono cresciuti a 282 miliardi di dollari lo scorso anno dai 27 del 2002, e sono proiettati a raggiungere i 500 miliardi entro il 2015. Gli investimenti diretti esteri hanno toccato quota 263 miliardi di dollari lo scorso anno, contando per il 20% degli FDI a livello globale.
FED, PROSPETTIVE CUPE SULLA CINA
A pochi giorni dalla previsione ottimistica dell'Ocse secondo cui la Cina diventerà la prima economia del mondo già nel 2016, uno studio della Federal Reserve spegne gli entusiasmi del Dragone con uno studio secondo il quale entro il 2030 la crescita cinese potrebbe scendere a un tasso del 6,5% l'anno, o nel peggiore dei casi, addirittura scendere sotto l'1% a causa di un declino nella produzione e del progressivo invecchiamento della società. "Il tasso di crescita del prodotto interno lordo -spiega Jane Haltmaier, autrice della ricerca e senior adviser presso il dipartimento di Finanza Internazionale della Fed- è la somma della crescita nell'impiego e della crescita nella produzione per impiegato. La Cina dovrà affrontare problemi in entrambe queste categorie".
La crescita cinese ha trainato l'economia globale all'indomani della crisi del 2008 e un significativo rallentamento potrebbe avere ripercussioni su tasso di impiego, livello di produzione e utili delle aziende a livello globale. Secondo lo studio della Fed un argine al rallentamento economico cinese, giudicato comunque inevitabile, potrebbe essere costituito dall'aumento tasso d'istruzione. "In molti concordano sul fatto che la crescita economica cinese non possa mantenere gli stessi tassi di crescita dei passati decenni -afferma Haltmaier- Il punto però non è se la crescita rallenterà, ma da quando e in che misura". Secondo i dati delle Nazioni Unite, la popolazione cinese attiva sta diminuendo, ed entro il 2020 potrebbe essere superata da quella non attiva.
Il problema principale, secondo lo studio è che l'80% della popolazione attiva è già impiegata e c'è poco margine per aumentare questa percentuale in futuro, mentre, invece, il numero dei pensionati è destinato a salire. Per aumentare la produttività servirà una maggiore efficienza del comparto industriale: l'alternativa è quella di una crescita drogata dall'eccesso di investimenti, rischio che il Fondo Monetario Internazionale aveva già paventato a novembre dello scorso anno. "L'industria conta attualmente per circa la metà del Pil una percentuale molto più alta che in molti altri Paesi -si legge nello studio- e questo dato suggerisce che le fuoriuscite dal settore primario probabilmente ricadranno su quello terziario dove la produttività è più bassa".
IL FATTORE SOCIALE E LA GOVERNANCE
Le percentuali dei dati economici, però, si scontrano spesso con i fatti della vita reale, che possono prendere direzioni diverse da quelle teorizzate dagli analisti. A contribuire alla crescita cinese ci sarebbe un fattore in più: lo sbilanciamento tra i sessi a favore dei maschi che, secondo le statistiche, sarebbero penalizzati dall'alta concorrenza nel trovare moglie. Uno su nove corre il rischio di rimanere single a vita, e non per propria scelta. Secondo una ricerca condotta da Shang-Jin Wei della Columbia Business School, i giovani cinesi sarebbero motivati a lavorare duramente, risparmiare e a sviluppare un atteggiamento imprenditoriale per avere maggiori chance con il gentil sesso e andare incontro a un matrimonio felice. I genitori delle ragazze, invece, sarebbero incentivati a lavorare più a lungo per lasciare alla figlia una dote più cospicua che le permetta di puntare a un marito di successo. Questi due fattori combinati assieme inciderebbero sul Pil per circa due punti percentuali. Nè lo squilibrio tra i sessi, secondo lo studio, né l'effetto propulsivo di questo fenomeno sociale sulla crescita sono destinati a svanire a breve o a modificare la loro tendenza.
Unito a questo aspetto c'è poi il fattore governativo da tenere presente: la nuova classe dirigente, con il primo ministro Li Keqiang in testa, ha finora dato prova di consapevolezza dei problemi che il Paese deve affrontare nei prossimi dieci anni in cui sarà al governo, e se deciderà di prendere misure anche apparentemente drastiche sulla crescita, le porterà avanti con determinazione, cambiando il corso della propria economia. Grande fiducia nella determinazione della nuova classe dirigente (se terrà fede alle promesse fatte finora) e un fattore sociale ineludibile potrebbero essere alla base della tenuta economica nei prossimi decenni, su cui, in questo momento, sono sempre meno a scommettere.
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