sabato 20 aprile 2013
e noi sardi sul Turismo cosa possiamo fare per esaudire questo sogno ?
Immigrazione: il nuovo
sogno dei milionari cinesi
di Sonia Montrella
Twitter@SoniaMontrella
Roma, 19 apr.- Il "sogno" dei cinesi? Emigrare in un Paese che offra un'ottima istruzione, standard di qualità di vita elevati e un ambiente più sano. Nazioni come gli Stati Uniti, certo, ma magari anche il Portogallo o i Caraibi. Questo il nuovo desiderio dei più ricchi, dei paperoni cinesi. Hongxiang Huang, giornalista freelance e studente della Columbia University non ha dubbi e la prova è tutta nei numeri contenuti nel rapporto sull'immigrazione 2012 stilato dal Center for China & Globalization secondo è in atto un vero proprio flusso migratorio costituito da cinesi ben istruiti e dal portafoglio gonfio.
Scorrendo le pagine del China International Immigration Report viene fuori che il 27 % dei cinesi con asset superiori ai 100 milioni di yuan (circa 10 miliardi di euro) ha già lasciato il Paese, mentre il 47% sta pensando di farlo. Tra coloro il cui patrimonio supera i 10 milioni di yuan, circa il 60% ha fatto richiesta per il visto americano EB-5, che prevede il rilascio di una green card sulla base di un investimento del valore minimo di 500mila dollari e capace di generare dieci posti di lavoro all'interno di un 'Regional Center', cioè un'area ritenuta idonea ad ospitare investimenti da parte del U.S Citizenship and Immigration Services (USCIS) . L'iniziativa fu lanciata per la prima volta nel 1990 ed era rivolta principalmente ad attirare i cittadini ricchi di Hong Kong che volevano emigrare all'estero in vista del ritorno della colonia inglese alla madrepatria nel 1997.
Gli Stati Uniti si confermano, insomma, tra le prime destinazioni degli immigrati cinesi insieme al Canada e all'Australia. Con tutte le difficoltà del caso. Se ottenere l'EB-5 sembra un'impresa, traslocare in Australia e in Canada si rivela forse ancora più difficile: l'investimento richiesto agli stranieri per avere diritto a richiedere la cittadinanza australiana è 5,2 milioni di dollari, mentre il programma d'immigrazione canadese da 800mila dollari in prestiti a 5 anni a zero interessi è sospeso da un anno.
E spuntano fuori nuove mete come il Portogallo, Cipro e l'arcipelago caraibico di Saint Kitts e Nevis, con politiche che incontrano il gusto dei ricchi cinesi. Lisbona chiede sì un investimento da 650mila dollari, ma offre in cambio il visto di residenza immediato, una permanenza di 7 giorni l'anno per conservare il permesso di soggiorno e nessun esame di lingua per ottenere la cittadinanza. Più economiche Cipro, con 391mila dollari circa, e le Saint Kitts e Nevis che offrono la cittadinanza immediata a chi investe 400mila dollari. Ma più di tutto ai cinesi fa gola il loro mattone: "programmi come questi , che coinvolgono il real estate, attraggono di più i cinesi", dichiara Larry Wang della società di consulenza per l'immigrazione Well Trend.
Affari sì, ma non solo. Assicurare ai figli - o meglio del figlio (unico) – un ottimo futuro appare uno delle principali ragioni che spingono i milionari cinesi a lasciare il Paese. Sull'istruzione e sulle potenziali opportunità di lavoro i cinesi impostano la loro vita e quella dei propri pargoli sin dalla loro infanzia. Studiare per accedere alle scuole migliori, che permetteranno l'ingresso nelle principali università del Paese, le quali, a loro volta, spianeranno la strada verso una vita di successi e ricchezze. Questo principio scandisce le giornate e regola le ore di studio (tanto) e di svago (poco) di ogni ragazzo.
Quale migliore garanzia di una laurea ad Harvard, alla Columbia o al MIT, devono aver pensato i paperoni del Gigante asiatico. "Se non avessi avuto delle figlie forse non sarei qui" dichiara a Huang la signora Huang che ha investito oltre un milione di dollari in una società di commercio internazionale ottenendo così l'EB-5.
Lisa Zhou confida in un futuro roseo. Studia ingegneria elettrica alla Columbia e con una laura simile e una green card, sostiene, è facile trovare lavoro. Un suo collega, Alex Lu, apprezza, invece, il rispetto della proprietà intellettuale. "E' meno stressante lavorare qui: non devi preoccuparti che il tuo professore o la scuola si impossessino dei risultati delle tue ricerche" spiega a Huang.
E c'è chi invece trova il clima cinese irrespirabile. Letteralmente. "La mia città natale si trova vicino al lago Taihu (vicino Suzhou) che per tutta l'estate emana dei pessimi odori" spiega Angela Zhang, ex studentessa della Columbia che ora vive per metà dell'anno in Cina e metà a New York. "Ogni volta che arrivo a Pechino mi sento sopraffatta dallo smog. Siamo preoccupati per il cibo e per l'aria, tanto che diverse famiglie hanno chiesto ai parenti che vivono nelle campagne di aiutarli allevando maiali". Quello dell'inquinamento ambientale, d'altronde, è diventato uno dei principali grattacapi del governo cinese che ha iniziato a pagare il prezzo di un'ascesa senza precedenti in termini di perdite umane ed economiche – acque non potabili, emergenze sanitarie, morie di animali, raccolti rovinati, ecc -.
Secondo quanto reso noto da Bloomberg, il governo ha fatto sapere che entro due anni completerà la bozza di legge sui cambiamenti climatici. I milionari, il cui potere d'acquisto è una delle più grandi risorse del Paese, non sembrano disposti ad aspettare. I polmoni del Dragone appaiono sempre più affaticati.
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