domenica 20 gennaio 2013

Pure noi siamo a rischio con l'acqua ad Alghero pur non avendo un industria.



Il Sole 24 ORE - Radiocor 14/01/2013 - 16:04
Breaking News 24
NOTIZIARIO ASIA

###Cina: aria e acqua a rischio per l'industrializzazione dissennata - TACCUINO DA SHANGHAI
di Alberto Forchielli*

Radiocor - Milano, 14 gen - Sarebbe un errore confinare l'allarme ambientale di Pechino ad un semplice peggioramento occasionale delle condizioni. Le cronache drammatiche dalla capitale impongono invece interventi su un fenomeno non piu' soltanto atmosferico. Le autorita' hanno adottato infatti misure inedite. Il 12 gennaio il Beijing municipal environmental monitoring center non e' ricorso a tattiche dilatorie: 'La qualita' dell'aria restera' per almeno altri tre giorni su livelli molto inquinati. In questo periodo, ai residenti e' suggerito di non uscire all'esterno o di affaticarsi'. Il particolato - cioe' la componente piu' nociva - ha superato il livello di guardia, anche se l'ambasciata statunitense ha fissato la rilevazione a valori piu' alti di quelli ufficialmente comunicati. Il colore della citta' e' letteralmente grigio, anche in pieno giorno. Nei punti piu' trafficati l'aria e' irrespirabile e la visibilita' ridotta, con le punte dei grattacieli che a stento si scorgono. Le principali motivazioni correnti sono tre: le emissioni delle fabbriche che costellano Pechino, il riscaldamento a carbone per il rigido periodo invernale e il numero di automobili in circolazione. Il traffico e' ormai fuori controllo e i tempi di percorrenza imprevedibili, a seguito della veloce motorizzazione della citta'. La sicurezza dell'acqua dai rubinetti domestici e' altresi' posta in dubbio da ricercatori indipendenti. La sicurezza alimentare e' ormai un riferimento obbligato per gli abitanti e le autorita' non riescono a celare i motivi di allarme. Le acque raccolte intorno alla citta' sono inquinate indirettamente dagli scarichi industriali e dai rifiuti urbani. I trattamenti chimici che devono subire per assicurarne la potabilita' sono sempre piu' pesanti e stringenti. Esiste il pericolo concreto che i filtri e gli additivi possano a loro volta inquinare l'acqua da bere. La conseguenza economica immediata e' stata l'aumento costante dei liquidi in bottiglia. Il fenomeno non riguarda soltanto gli stranieri - da tempo sospettosi dell'acqua corrente - ma ormai una larga porzione dei cittadini. Ironia della sorte, mentre nei paesi industrializzati l'imbottigliamento in plastica registra una diminuzione delle vendite proprio per l'impatto ambientale, in Cina e' in costante aumento. Nel 2000 i ricavi aziendali hanno raggiunto un miliardo di dollari. Sono aumentati nove volte nel 2012 e si prevede raggiungano 16 miliardi di dollari nel 2017. La Nestle' l'anno scorso ha incrementato le sue entrate per l'acqua imbottigliata del 27% rispetto all'anno precedente. Dietro queste statistiche e queste paure esiste comunque un retroterra antico nel quale si sono costruite le criticita' odierne. Lo sviluppo economico di tanti decenni e' avvenuto nonostante i vincoli ambientali. La natura e' stata violentata e le risorse dissipate, in una rincorsa verso la ricchezza che non ha ammesso cedimenti. La Cina conosce storicamente pochi territori fertili e rigogliosi. Piu' di meta' paese e' arido, solo il 10% del territorio e' coltivabile. L'industrializzazione dissennata, la ricerca di valore aggiunto ad ogni costo hanno peggiorato la situazione. Ora le parti vitali dell'esistenza sociale e individuale del paese - l'aria e l'acqua - sono non soltanto scarse ma sempre meno utilizzabili.

* presidente di Osservatorio Asia

Nessun commento:

Posta un commento