L’EFFETTO BANDWAGON
Dal Blog di Paolo Borzatta
Milano, 29 ott. - Da Wikipedia: “L'effetto carrozzone o effetto bandwagon è la considerazione che le persone spesso fanno o credono in alcune cose solo perché la maggioranza della gente crede o fa quelle stesse cose. Ci si riferisce spesso in senso dispregiativo a questo effetto chiamandolo istinto del gregge, particolarmente riferendosi agli adolescenti. Si può dunque dire che c'è una tendenza nella gente a seguire la folla. L'effetto carrozzone è a causa del successo di quelle argomentazioni basate esclusivamente su opinioni molto diffuse (argumentum ad populum).”
E’ un fenomeno di psicologia sociale noto, studiato e “naturale”. Ma a me dà sempre fastidio. Un mare di gente adotta un comportamento senza averci pensato rinunciando, per insipienza o convenienza, a quel po’ di libero arbitrio che forse abbiamo.
Questo sta accadendo sempre più in relazione alla Cina. Sempre più tutti si scoprono sinologi, in particolare adesso in vicinanza del cambio della leadership cinese - che tutti capiscono quale impatto globale avrà - e anche in concomitanza con le elezioni presidenziali americane che hanno fatto della Cina un punto del contendere. Da famosi scrittori che fanno servizi errati in televisione sulle prigioni cinesi a moltissimi giornalisti altrettanto famosi che hanno ignorato per anni l’argomento e adesso scrivono pezzi di opinione con la ricetta sicura del “un pizzico di colore locale, una buona dose di ricordi, qualche spruzzata di citazioni di personaggi famosi su una base abbondante di banalità”.
Le banalità essendo scelte a piacere dalla seguente lista:
• La Cina non è un paese democratico.
• Se vuole crescere dovrà affrontare prima o poi il tema della democratizzazione.
• I dirigenti cinesi sono corrotti.
• I costi cinesi aumenteranno.
• La cultura confuciana aiuta, ma forse deprime la creatività.
• I cinesi sono tanti e questa è la loro forza.
• La lingua cinese è difficile.
• La loro economia è più forte della nostra, ma loro sfruttano i lavoratori.
• Ecc.
Tutte cose vere, ma note da tempo immemorabile. Il problema ovviamente è capire come la Cina progetterà la propria strategia tenendo conto di questi “vincoli”.
Anche che gli asini non volino è una verità, ma nessuno scrive pezzi sulla politica agricola italiana (l’abbiamo?) partendo da questa constatazione e nel frattempo citando la serenità del mondo agreste, qualche verso di Ovidio e che anche Einaudi aveva parlato di economicità dell’agricoltura.
Se qualche lettore mi ha seguito fin qui, lo prego di segnalare articoli o servizi di questo tipo: ne farò un elenco al prossimo post di questo mio blog.
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