venerdì 8 marzo 2013
Se Dio vuole anche noi avremo con Pechino uno scambio diretto in Yuan ma dopo lus focs de Sant Joan .
IN CRESCITA INVESTIMENTI IN YUAN
di Eugenio Buzzetti
Twitter@eastofnwest
Pechino, 7 mar. - Gli investimenti in yuan hanno registrato un boom nello scorso mese di gennaio, secondo i dati pubblicati dalla Banca centrale nella giornata di martedì scorso. La cifra record è di 684 miliardi di scambi sul mercato forex, la più alta mai registrata in un solo mese. Il picco della domanda di asset in renminbi coincide con il completamento nel passaggio di consegne al vertice, che si compirà ufficialmente tra pochi giorni, al termine delle sessioni del parlamento cinese, e con la ripresa economica del Dragone, che da alcuni mesi vede i principali indicatori economici in rialzo e che secondo gli analisti dovrebbe durare fino almeno a metà 2013. Due fattori che hanno fatto riacquistare fiducia agli investitori nell'economia cinese.
Eppure all'orizzonte si scorgono già i primi segnali di una possibile inversione di tendenza. A febbraio l'indice Composite di Shanghai, il maggiore mercato azionario del Dragone ha subito una brusca frenata, accompagnata da un altrettanto brusco calo del settore manifatturiero calcolato da HSBC, di poco sopra quota 50, dopo l'exploit del 52,3 a gennaio scorso. Il governo ha poi varato nuove misure per raffreddare il settore immobiliare, ampiamente surriscaldato. Nel suo discorso di apertura dei lavori dell'Assemblea Nazionale del Popolo, l'ultimo da primo ministro, Wen Jiabao ha decretato in un +7,5% la crescita cinese nel 2013, in linea con le stime del 2012, poi di poco superate con un dato finale di 7,8%, aggiungendo che sarà comunque difficile raggiungere questo obiettivo entro fine anno, nonostante i segnali di ripresa dell'economia dopo sette trimestri di forte rallentamento tra 2011 e 2012.
Ma il record di gennaio di investimenti in yuan non è solo un picco dovuto alle contingenze del momento. Negli ultimi tre mesi del 2012, gli scambi denominati nella valuta cinese hanno sfiorato i 900 miliardi di yuan, pari a 111,1 miliardi di euro, una cifra che rappresenta il 14% degli scambi commerciali cinesi: solo a metà del 2009, la percentuale di discanti denominati in yuan era pari a zero. L'ultimo dato trimestrale si presenta in controtendenza rispetto all'andamento del 2012, che secondo i dati della State Administration of Foreign Exchange cinese, una branchia della Banca Centrale del Dragone, ha visto per la prima volta dal 1998 deficit nel capital account di 117 miliardi di dollari. Il processo di internazionalizzazione dello yuan sembra dunque inarrestabile, e destinato, secondo quanto scrive l'Economist, a cambiare il modo di fare business a livello mondiale. La valuta cinese è accettata e scambiata non solo a Hong Kong, ma anche a Singapore e a Londra, che detiene oltre 14 miliardi di yuan nelle sue banche. Anche le banche di Taiwan, dal mese scorso, ha iniziato a emettere conti correnti denominati in yuan.
Non è ancora il momento, avvertono gli economisti, di considerare il renminbi un rivale del dollaro sui circuiti internazionali, ma il processo sembra ormai iniziato, e confermato anche dalle recenti notizie: l'area economica speciale di Qianhai, vicino ad Hong Kong, che rappresenta un esperimento chiave nel processo di internazionalizzazione dello yuan, sarebbe vicina a dirsi completata. L'internazionalizzazione della valuta cinese un processo di breve durata: nelle transazioni finanziarie internazionali, secondo i dati Swift, lo yuan è solo al quattordicesimo posto, dietro il rublo russo e anche dietro il baht thailandese. Il dollaro conta ancora per il 60% delle riserve di valuta a livello mondiale, e prima dello yuan vengono euro, yen e sterlina. La strada, insomma, è ancora lunga, soprattuto perché il governo cinese tiene ancora salde le redini sul settore bancario e può permettersi di manipolare il tasso di cambio e i tassi di interesse. In molti si aspettano da Pechino quelle liberalizzazioni del settore finanziario che il governo prevede di attuare da tempo, ma in attesa di nuove misure, lo yuan sta già cambiando il commercio internazionale.
Sempre più importatori ed esportatori cinesi preferiscono trattare direttamente in yuan i loro scambi, nota l'Economist, anziché usare il dollaro: per risparmiare sul tasso di cambio i primi, e per evitare i controlli delle autorità che regolano il mercato forex, i secondi. Usare lo yuan comporta anche altri vantaggi: nei bilanci, le voci di spesa e i rincari delle merci sono più trasparenti, e i fornitori non aggiungono un extra nel caso lo yuan si dovesse apprezzare. Le previsioni vedono i più ottimisti ritenere che la Cina registrerà un piccolo surplus di capitali in ingresso nel Paese entro la fine dell'anno, e grazie al tanto atteso ricambio al vertice, il Paese non dovrebbe soffrire di forti quantità di capitali in uscita, come è successo lo scorso anno per timore di instabilità politica del Dragone.
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