martedì 5 marzo 2013
E noi l'energia la stiamo per perdere vedi E-On Porto Torres
Cina sorpassa Usa
come importatore di petrolio
di Eugenio Buzzetti
Twitter@eastofnowest
Pechino, 5 mar. - Il sorpasso tanto annunciato è avvenuto. La Cina ha superato gli Stati Uniti nella classifica dei Paesi importatori netti di petrolio. Incrociando i dati della US Energy Information Administration con quelli delle dogane cinesi, a dicembre scorso gli Usa avevano importato 5,98 milioni di barili al giorno -il dato più basso da febbraio 1992- mentre il Dragone era salito a quota 6,12 milioni di barili al giorno. Si tratta di stime provvisorie, che però mostrano un andamento già annunciato dall'Agenzia Internazionale per l'Energia, ente di controllo a livello globale del mercato petrolifero. Il gigante asiatico secondo le ultime stime importerà il 60% del proprio fabbisogno energetico per il 2013. Una cifra che, sommata al consumo degli altri Paesi Bric (Brasile, India e Russia, oltre alla Cina) ha visto nel 2011 le quattro nazioni emergenti consumare 880 milioni di tonnellate di greggio, equivalenti a un quinto del consumo globale. Nello stesso periodo, la Cina ha contato per l'11,4% del consumo energetico globale.
Mentre quindi, gli Stati Uniti si avviano verso l'indipendenza energetica, grazie anche al boom della shale revolution -cioè le esplorazioni di scisti petrolifere e di gas presenti nelle formazioni rocciose attraverso l'utilizzo di nuove attrezzature per lo sfruttamento di queste risorse non convenzionali- la Cina è destinata a prendere il ruolo che finora è toccato agli Usa come primo importatore netto di petrolio a livello globale. Un trend che si affermerà nei prossimi anni: entro il 2030, secondo le stime dell'Agenzia Internazionale per l'Energia, la Cina sarà il primo importatore di greggio iracheno. Il Dragone dovrà essere sempre più responsabile per la sicurezza dei Paesi in cui si compiono le trivellazioni, come in parte è già successo in Sudan, in Iraq e anche in Afghanistan, con il primo pozzo petrolifero nel bacino dell'Amu Darya operativo da ottobre scorso.
Il dato delle importazioni trova conferma anche nelle tendenze statunitensi: entro la fine di quest'anno gli Usa diminuiranno il numero delle portaerei presenti nel golfo di Hormuz che connette i Paesi produttori ai grandi mercati internazionali, mentre i giganti energetici americani come Exxon e Phillips 66 esporteranno sempre maggiore quantità di petrolio e prodotti petrolchimici nei mercati del Sud America e dell'Africa. La produzione Usa di petrolio è stata di 800mila barili al giorno lo scorso anno, e ha comportato una ridotta dipendenza energetica dai Paesi Opec, un dato che non ha avuto lo stesso riflesso in tutti i Paesi, con gli emirati del Golfo molto meno colpiti di Paesi come Angola e Nigeria dalla mossa statunitense. E che avrà conseguenze ancora più importanti in futuro: secondo la previsione del World Energy Outlook, pubblicazione annuale dell'Agenzia Internazionale per l'Energia, gli Stati Uniti diventeranno entro il 2030, un esportatore netto di petrolio.
Il cambiamento nei consumi petroliferi cinesi non è però l'unico dato che emerge. Il secondo trimestre di quest'anno vedrà anche un altro passaggio di consegne: i Paesi non membri Ocse conteranno più dei Paesi Ocse nel consumo petrolifero. Secondo le stime dell'AIE, infatti, i primi consumeranno 44,9 milioni di barili di greggio al giorno, contro i 44,7 dei secondi. Anche se gli Usa rimangono ancora, su base annua, il maggiore importatore di greggio al mondo, il margine nei confronti della Cina si è assottigliato negli ultimi cinque anni. Nel 2012, gli acquisti di greggio e prodotti raffinati sui mercati esteri è stato il più basso degli ultimi venti anni, a una media di 7,14 milioni di barili al giorno, mentre le importazioni nette di greggio cinesi hanno raggiunto una media di 5,72 milioni di barili al giorno.
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