martedì 22 ottobre 2013

NOTIZIARIO ASIA                                                                          21/10/2013 - 15:36
### Cina: la successione aziendale nell'era del figlio unico - TACCUINO DA SHANGHAI
di Alberto Forchielli*

Radiocor - Milano, 21 ott - Se la demografia puo' essere una minaccia per la Cina, un suo effetto collaterale sara' la gestione degli affari secondo la linea generazionale. Il family business presenta in Cina novita' importanti, dimostrate da ricerche diverse che convergono su un aspetto inedito: non sempre i figli vogliono raccogliere il timone aziendale dei padri. La Cina rimane comunque una societa' conservatrice, per molti versi patriarcale, dove i vincoli di appartenenza svolgono un ruolo nettamente superiore a quello dei paesi industrializzati, soprattutto gli Stati Uniti. Il dinamismo sociale era ridotto e il destino dei figli era quasi sempre indirizzato dalle attivita' dei genitori. Pur confermando un tessuto sociale ancora peculiare, la Cina mostra pero' delle novita'. L'indipendenza dei figli e' imprevista, molto maggiore che in passato. E' uno degli effetti collaterali del cambio epocale del paese. La nuova classe imprenditoriale tra poco andra' in pensione. Nata con la riforma di Deng Xiao Ping negli anni '80 guarda al figlio - stavolta unico - per la successione. Glielo impongono la tradizione e la convenienza. Tuttavia i discendenti non appartengono allo stesso paese dei genitori. Spesso hanno studiato all'estero (proprio su obbligo familiare per rilevare l'azienda), ma li' hanno appreso o comunque sono venuti in contatto con altri stili di vita. Sono cresciuti nell'agiatezza e stanno sperimentando un diverso uso della liberta'. Conoscono la mobilita' in una societa' storicamente stanziale; non hanno in definitiva un destino segnato, seppure dal benessere. Questa novita' non colpisce solo la famiglia. Il valore economico delle aziende private e' infatti enorme, capace di generare il 60% del Pil cinese. Delle 762 aziende quotate nelle Borse di Shanghai e Shenzhen (le A shares) quasi il 40% sono a conduzione familiare. Appare chiaramente il rischio di una flessione economica generale se la transizione non avviene secondo criteri ragionati. Fino a qualche anno fa non esistevano dubbi sulla continuita'; ora la mancanza di una preparazione manageriale specifica - che affondi le radici nelle Universita' - acuisce le defezioni generazionali. Ovviamente la politica del figlio unico non aiuta la successione. E' uno dei numerosi effetti collaterali di questa legge draconiana che ha sconfitto il sottosviluppo ma ha posto serie ipoteche per il futuro. Ora le responsabilita' si addensano sul singolo discendente, sottoposto a pressioni familiare piu' forti in una societa' gia' altamente competitiva. Lo stesso problema non si e' posto per le aziende della diaspora cinese. La numerosita' della prole aveva lasciato libero il patriarca aziendale di scegliere il suo successore. Contemporaneamente il modello di business e' mantenuto tra costanti successi. Il controllo risiede sempre all'interno della famiglia e il Consiglio di Amministrazione e' incapace di prendere decisioni cruciali. La struttura organizzativa rimane semplice, con scarso accesso alle informazioni. Le decisioni importanti sono spesso prese informalmente, senza i crismi dei verbali delle riunioni. Prevale infine l'autofinanziamento, in una cornice di amministrazione che riporta direttamente al fondatore. Questo stile di conduzione degli affari si e' rivelato valido nel sud-est asiatico, dove minori erano le costrizioni e l'imprenditoria cinese poteva far valere le proprie qualita' in un terreno sostanzialmente libero. E' proprio la rimozione di alcuni vincoli che la Cina dovra' immaginare, per evitare che anche un problema generazionale possa diventare l'ennesimo bastone in una ruota che finora ha macinato crescita e sviluppo.

*presidente di Osservatorio Asia

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