NOTIZIARIO ASIA 10/09/2013 - 15:14
### Cina: dovra' rivedere idea di politica internazionale - TACCUINO DA SHANGHAI
di Alberto Forchielli*
Radiocor - Milano, 10 set - Se l'Europa e' malata di rinascente nazionalismo, la Cina ne sorride. Non si lamenta, ne trae vantaggio, rafforza le sue convinzioni sul bilateralismo. Pechino non crede alle visioni ideali della politica estera, che ritiene debba essere asservita totalmente agli interessi materiali del paese. Non fa parte di alcuna istituzione che ne limiti la sovranita'; per questo non si duole se l'Ue sembra uno strumento pervaso da impotenza e da retorica. Lo stato nazionale secondo la tradizione cinese non puo' cedere potere, se non a rischio della propria sopravvivenza. Per questo, la stasi dell'integrazione europea e' vista senza sorpresa. La crisi economica ha fatto sorgere il dubbio sulla validita' dell'esperimento di Bruxelles. L'Europa da molti suoi cittadini e' vista come un fardello, un'intrusione nella politica interna, un vincolo esterno duro e difficile da digerire. Pechino non soffre di questi problemi e in ogni caso preferisce dialogare con i singoli stati piuttosto che con la burocrazia comunitaria. E' noto che Berlino, non Bruxelles, sia la capitale piu' blandita. Tuttavia l'Unione Europea rimane un partner indispensabile per la Cina. Non se ne dimenticano le dimensioni (il Pil piu' grande al mondo), le immense capacita' produttive, i consumi elevati di merci cinesi. Inoltre, piu' recentemente ma non per questo in maniera meno importante, ne studia le dinamiche interne. Le conclusioni sono al tempo stesso ironiche e promettenti. Proprio nella fase storica di affermazione dell'economia di mercato, e dunque della divisione in due blocchi europei, la politica dominante sembra avviata verso le divisioni piuttosto che all'unione di intenti. Inoltre, gli Stati Uniti - che di quell'affermazione erano stati gli alfieri - rilevano una pluralita' di posizioni che sarebbe stata considerata un cedimento negli anni della Guerra Fredda. Come se ci fosse stato un riallineamento dopo la vittoria ideologica, il fronte europeo mostra delle novita' inattese. L'ultimo G20 di San Pietroburgo ha messo in evidenza divisioni forti sul caso siriano. Solo la Francia si e' schierata apertamente con gli Stati Uniti, mentre gli altri partner europei - soprattutto il Regno Unito - hanno mostrato un ventaglio di diversita'. Un altro dei vecchi capisaldi di Washington, vale a dire tenere a bada la Germania, sembra smentito dalla forza economica di Berlino. Se la politica latita, e' l'economica a dominare e cio' favorisce la Germania che riacquista, per vie diverse, un ruolo centrale. L'ultimo paradosso e' il potere di condizionamento della Russia. Se prima Mosca era temuta politicamente e militarmente, ora la sua apertura condizionata le offre un ruolo decisivo negli equilibri energetici e territoriali. Il fallimento del summit G20 ne e' l'ultima conferma. In questo quadro la Cina non si trova disorientata. E' una potenza continentale, non ha ambito a conquiste ma soltanto a sicurezze, ricava oggettivamente forza da una globalizzazione dove prevalgono la frammentazione e la divisione. Puo' far valere in questi casi la sua forza e il suo successo. E' pero' una posizione che inevitabilmente dovra' essere riconsiderata. Limitarsi a considerare la politica internazionale come una somma di mercati e di approvvigionamenti (destinazione delle merci e acquisto di materie prime) e' una posizione che non potra' essere mantenuta indefinitamente. E' vero che lo scenario per Pechino e' confuso e disorientante, ma la miopia non potra' essere una soluzione per una grande potenza come la Cina.
*Presidente di Osservatorio Asia
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