lunedì 6 maggio 2013
Direi proprio di si
Il Sole 24 ORE - Radiocor 06/05/2013 - 17:47
### Asia divisa tra il dominio economico e la lezione europea - TACCUINO DA SHANGHAI
di Alberto Forchielli*
Radiocor - Milano, 6 mag - Se si considerassero i freddi risultati economici, la previsione sul futuro sarebbe scontata: il ventunesimo secolo segnera' il dominio dell'Asia, almeno della sua porzione estremo orientale. Questa convinzione e' divenuta un mantra, una profezia destinata ad auto avverarsi. In realta' i dati congiurano verso quella direzione: popolazione, territorio, crescita economica, quest'ultima declinata nelle sue variabili principali: commercio, investimenti, consumi, accumulazione di ricchezza. La crisi, soprattutto in Europa, ha dato forza alla previsione. Anche l'ultima decisione di politica monetaria - la riduzione del tasso di interesse (ormai prossimo allo zero) da parte della Bce - segnala che il Vecchio Continente arranca e non e' in grado neanche di utilizzare l'ossigeno offerto. Contemporaneamente, l'Asia offre pochi segnali di flessione. La crescita continua e gia' ora tre delle quattro piu' grandi economie al mondo, misurate in termini di Pil a parita' di potere d'acquisto, sono asiatiche (Cina, India, Giappone). Il passaggio di consegne sembra epocale, ma la sola economia e' sufficiente a produrre questo cambiamento? Inoltre: l'assenza di integrazione politica in Asia puo' essere trascurata o sara' essenziale trovarne forme piu' stabili e lungimiranti? L'Europa ha scelto da alcuni decenni la strada del multilateralismo. Ha condotto a risultati altalenanti, ma piu' frequentemente positivi. Nonostante la crisi corrente e i conflitti regionali l'Europa e' sostanzialmente in pace, democrazia e prosperita'. Sta perdendo smalto economico, ma costituisce ancora un modello. L'Asia invece non coniuga sviluppi politici a quelli economici, proprio perche' si basa su rapporti bilaterali spesso limitati e squilibrati. Ha prevalso il timore di perdere la sovranita', la titolarita' della funzione statuale, sia che derivi da antiche civilta' che da dolorose lotte per l'indipendenza. L'Asia e' costellata da accordi, ma nessuno ha la visione dell'Unione Europea, dell'Unione Africana o dell'Organizzazione degli Stati Americani. L'economia - soprattutto il commercio internazionale - e' alla loro base. La libera circolazione delle merci e l'attrazione degli investimenti ne sono il cardine, all'insegna del liberismo e della cooperazione internazionale. In questo ambito l'Asean, l'Associazione dei paesi del sud-est asiatico, rappresenta l'esempio migliore, anche se il suo intervento si ferma alle frontiere di ogni paese, nel rispetto del principio base: la non interferenza negli affari interni. Per ironia, le tre grandi economie industrializzate del nord-est asiatico trovano un'occasione di dialogo solo nell'Asean+3'. Cina, Giappone e Corea del Sud sono infatti divise da lunghe e indelebili tensioni, le cui memorie belliche non sono state cancellate dalla collaborazione economica. Politica e sicurezza comuni sono dunque estranee alla rinascita dell'Asia. Non a caso, le sue tensioni militari sono tutte irrisolte. Ad un quarto di secolo dalla fine della guerra fredda in Europa, esse permangono ancora minacciose in Oriente ove e' in corso un processo di riarmo importante che fa dall'Asia l'unico continente con spese di difesa in crescita. La Cina, pur paladina del suo peaceful rise, mantiene dispute territoriali con quasi tutti i paesi confinanti. Il recente avvicinamento alla Russia e' l'eccezione, probabilmente solo transitoria, perche' giuste rivendicazioni territoriali cinesi nei confronti della Russia permangono, in un panorama che vede le rivendicazioni sconfinare con preoccupazione verso il Mar Cinese meridionale. Il problema di Taiwan non e' risolto, la reciproca animosita' storica tra Seul, Pyongyang e Tokyo permane, le tensioni militari tra India e Pakistan rimangono minacciose. Quelle tra Cina da un lato e Vietnam e Filippine dall'altro stanno drammaticamente venendo alla luce. Stiamo in questi giorni anche assistendo ad una preoccupante escalation militare-diplomatica tra India e Cina. L'assenza di organismi internazionali che possano far valere la mediazione e' una delle cause, sicuramente tra le piu' importanti, del rinvio di soluzioni pacifiche. L'Europa potrebbe costituire un esempio, se in Asia i nazionalismi, la diffidenza, gli interessi di breve respiro perdessero la supremazia. Forse in regresso sul piano economico, probabilmente alla ricerca di una maggiore integrazione politica, l'Europa puo' dunque offrire la sua esperienza multilaterale di composizione dei conflitti, a condizione che l'Asia, ma soprattutto la Cina sia pronta a pensare che l'economia da sola sia insufficiente a farlo. I vantaggi competitivi di carattere economico che l'Asia vanta sull'Europa sono evidenti, ma quanto duraturi se avvengono in assenza di un quadro stabile e pacifico? Che valore economico vogliamo dare al contesto di pace e serenita' che l'Europa ha saputo creare intorno a se? Su almeno questo i giovani europei possono sorridere con soddisfazione e guardare al futuro con riacquistato orgoglio e fiducia.
* Presidente di Osservatorio Asia
domenica 5 maggio 2013
Buon lavoro Presidente Xi Jinping ed in bocca al lupo per il Suo sogno :-)
POLITICA INTERNA
L’IMPERATORE XI JINPING E LE STRAVAGANZE CLANDESTINE
di Eugenio Buzzetti
Twitter@Eastofnowest
Pechino, 3 mag. - Xi Jinping torna sulla copertina dell'Economist a distanza di pochi mesi dalla sua apparizione sulla prima pagina del celebre settimanale britannico nell'ottobre scorso. In quell'occasione mancavano solo alcuni giorni alla sua nomina a segretario generale del Partito Comunista Cinese. Questa volta il presidente cinese, è proprio il caso di dirlo, compare in una "veste insolita": invece che in giacca e cravatta, Xi Jinping veste l'abito tradizionale dell'imperatore, e non un imperatore qualsiasi, ma quella dell'imperatore Qianlong, il quinto sovrano, in ordine dinastico, della dinastia Qing, l'ultima a reggere il Celeste Impero cinese.
XI JINPING COME L'IMPERATORE QIANGLONG
Qianlong, ricorda, l'Economist è l'imperatore che non aveva ricevuto nel 1793, l'inviato di Sua Maestà Lord Macartney, in una delle visite diplomatiche più famose della Storia, e aveva sdegnosamente rifiutato l'offerta di avviare una linea di commercio tra i due Paesi. Il titolo: "Facciamo festa come se fosse il 1793" usato dall'Economist fa riferimento proprio allo smacco diplomatico inglese, quando il Celeste Impero viveva uno dei suoi momenti migliori economicamente: la Cina di allora contava per circa un terzo del Pil mondiale.
IL SOGNO CINESE DI XI
Il paragone tra le due epoche non è affatto casuale. La Cina di Xi Jinping è la seconda economia del pianeta e tallona gli Stati Uniti per rubare loro il primato già nei prossimi anni. Lo sdegno con cui in una lettera l'imperatore Qianlong dichiarava che la Cina "non aveva il benché minimo bisogno dei manufatti del vostro Paese" trova un riverbero nel concetto di "sogno cinese" caro al nuovo presidente della Repubblica Popolare. La rinascita nazionale di cui Xi Jinping si fa alfiere, secondo l'Economist, "ha fatto dei leader del partito gli eredi delle dinastie del diciottesimo secolo, quando gli imperatori della dinastia Qing pretendevano che gli inviati occidentali si producessero nel tradizionale kowtow", ovvero l'inchino di profonda riverenza che implica la genuflessione al cospetto del sovrano fino a toccare per terra con il capo.
L'UOMO CHE DEVE CAMBIARE LA CINA
Sicuramente un bel salto, per Xi Jinping, rispetto alla copertina dell'Economist dell'ottobre scorso. A poche settimane dalla "incoronazione" del nuovo "imperatore rosso", Xi Jinping figurava sulla prima pagina del celebre settimanale seduto su una poltrona poggiata su una strada piena di crepe. Allora Xi era presentato come "l'uomo che deve cambiare la Cina"; oggi, invece, è il sovrano del "ritorno alla grandezza" nazionale. Al di là del carattere mutante del potere, le due copertine mostrano le ambizioni e i problemi della seconda economia del pianeta. Gli scricchiolii sinistri di un contesto sociale agitato, per esempio, si sono sentiti anche in occasione delle celebrazioni per la festa del 1 maggio: mentre il presidente parlava ai funzionari del sindacato unico sull'importanza del lavoro in ottica nazionale, i tassisti di una località dello Zhejiang entravano in sciopero; ma è solo un caso, l'ultimo in ordine di tempo, di un contesto sociale dove la rabbia collettiva sfocia in protesta organizzata e prontamente censurata da internet.
CANCELLARE LE STRAVAGANZE
L'altra faccia della medaglia è quella della lotta alla corruzione per riottenere il consenso popolare, e che proprio nelle ultime ore ha segnato un nuovo traguardo. In un editoriale del Quotidiano del Popolo del 1 maggio scorso, l'organo del Partito Comunista Cinese sottolineava l'importanza di eliminare tutte le "stravaganze nascoste" di cui si macchiano funzionari e alti dirigenti. Insomma, un repulisti che comprende non solo la corruzione visibile delle tangenti e dell'uso improprio di fondi pubblici, ma anche quelle spese sostenute con soldi dello Stato che nelle voci di bilancio figurano come necessarie, e che in realtà non lo sono. il Quotidiano del Popolo cita due esempi: il primo è quello di vere e proprie "saune" costruite all'interno di fattorie per non dare nell'occhio; il secondo è quello delle bottiglie di acqua che vengono servite ai banchetti o in altre occasioni ufficiali e che sono piene, invece, di liquore. Un'autentica campagna moralizzatrice contro i cattivi costumi degli alti funzionari cinesi, quella condotta da Xi Jinping che già nei mesi scorsi aveva prodotto alcune novità: è stato il caso del bando degli alcolici dai ristoranti durante i pasti consumati dagli alti ranghi dell'esercito o dai funzionari di partito, oppure il divieto di mandare in onda nei break pubblicitari gli spot di prodotti della fascia del lusso. Misure di austerità che, a sole poche settimane dall'entrata in vigore, erano costate milioni di yuan in mancati guadagni nella sola Shanghai.
L'ECONOMIA PRIMA DI TUTTO
Il nuovo imperatore, insomma, ha già iniziato a fare sentire la sua voce ed è a conoscenza dei problemi del Paese. Nei giorni scorsi, durante una riunione con gli altri membri del Comitato Permanente del Politburo, Xi Jinping ha discusso dei principali problemi economici del Paese e dei rischi finanziari a cui la Cina va incontro, come il debito delle amministrazioni locali che necessità di un controllo più stretto e di un forte ridimensionamento. L'economia mostra alcuni segnali di cedimento dopo la ripresa cominciata a ottobre scorso, e il Pil cinese - ormai è un dato di fatto accettato dagli stessi dirigenti - non tornerà più "a due cifre" come una volta. Il malcontento sociale è dietro l'angolo, e il consenso creato negli anni della crescita sembra incrinarsi e mettere in discussione l'autorità del partito. Un rischio che il presidente-imperatore non può permettersi di correre.
L’IMPERATORE XI JINPING E LE STRAVAGANZE CLANDESTINE
di Eugenio Buzzetti
Twitter@Eastofnowest
Pechino, 3 mag. - Xi Jinping torna sulla copertina dell'Economist a distanza di pochi mesi dalla sua apparizione sulla prima pagina del celebre settimanale britannico nell'ottobre scorso. In quell'occasione mancavano solo alcuni giorni alla sua nomina a segretario generale del Partito Comunista Cinese. Questa volta il presidente cinese, è proprio il caso di dirlo, compare in una "veste insolita": invece che in giacca e cravatta, Xi Jinping veste l'abito tradizionale dell'imperatore, e non un imperatore qualsiasi, ma quella dell'imperatore Qianlong, il quinto sovrano, in ordine dinastico, della dinastia Qing, l'ultima a reggere il Celeste Impero cinese.
XI JINPING COME L'IMPERATORE QIANGLONG
Qianlong, ricorda, l'Economist è l'imperatore che non aveva ricevuto nel 1793, l'inviato di Sua Maestà Lord Macartney, in una delle visite diplomatiche più famose della Storia, e aveva sdegnosamente rifiutato l'offerta di avviare una linea di commercio tra i due Paesi. Il titolo: "Facciamo festa come se fosse il 1793" usato dall'Economist fa riferimento proprio allo smacco diplomatico inglese, quando il Celeste Impero viveva uno dei suoi momenti migliori economicamente: la Cina di allora contava per circa un terzo del Pil mondiale.
IL SOGNO CINESE DI XI
Il paragone tra le due epoche non è affatto casuale. La Cina di Xi Jinping è la seconda economia del pianeta e tallona gli Stati Uniti per rubare loro il primato già nei prossimi anni. Lo sdegno con cui in una lettera l'imperatore Qianlong dichiarava che la Cina "non aveva il benché minimo bisogno dei manufatti del vostro Paese" trova un riverbero nel concetto di "sogno cinese" caro al nuovo presidente della Repubblica Popolare. La rinascita nazionale di cui Xi Jinping si fa alfiere, secondo l'Economist, "ha fatto dei leader del partito gli eredi delle dinastie del diciottesimo secolo, quando gli imperatori della dinastia Qing pretendevano che gli inviati occidentali si producessero nel tradizionale kowtow", ovvero l'inchino di profonda riverenza che implica la genuflessione al cospetto del sovrano fino a toccare per terra con il capo.
L'UOMO CHE DEVE CAMBIARE LA CINA
Sicuramente un bel salto, per Xi Jinping, rispetto alla copertina dell'Economist dell'ottobre scorso. A poche settimane dalla "incoronazione" del nuovo "imperatore rosso", Xi Jinping figurava sulla prima pagina del celebre settimanale seduto su una poltrona poggiata su una strada piena di crepe. Allora Xi era presentato come "l'uomo che deve cambiare la Cina"; oggi, invece, è il sovrano del "ritorno alla grandezza" nazionale. Al di là del carattere mutante del potere, le due copertine mostrano le ambizioni e i problemi della seconda economia del pianeta. Gli scricchiolii sinistri di un contesto sociale agitato, per esempio, si sono sentiti anche in occasione delle celebrazioni per la festa del 1 maggio: mentre il presidente parlava ai funzionari del sindacato unico sull'importanza del lavoro in ottica nazionale, i tassisti di una località dello Zhejiang entravano in sciopero; ma è solo un caso, l'ultimo in ordine di tempo, di un contesto sociale dove la rabbia collettiva sfocia in protesta organizzata e prontamente censurata da internet.
CANCELLARE LE STRAVAGANZE
L'altra faccia della medaglia è quella della lotta alla corruzione per riottenere il consenso popolare, e che proprio nelle ultime ore ha segnato un nuovo traguardo. In un editoriale del Quotidiano del Popolo del 1 maggio scorso, l'organo del Partito Comunista Cinese sottolineava l'importanza di eliminare tutte le "stravaganze nascoste" di cui si macchiano funzionari e alti dirigenti. Insomma, un repulisti che comprende non solo la corruzione visibile delle tangenti e dell'uso improprio di fondi pubblici, ma anche quelle spese sostenute con soldi dello Stato che nelle voci di bilancio figurano come necessarie, e che in realtà non lo sono. il Quotidiano del Popolo cita due esempi: il primo è quello di vere e proprie "saune" costruite all'interno di fattorie per non dare nell'occhio; il secondo è quello delle bottiglie di acqua che vengono servite ai banchetti o in altre occasioni ufficiali e che sono piene, invece, di liquore. Un'autentica campagna moralizzatrice contro i cattivi costumi degli alti funzionari cinesi, quella condotta da Xi Jinping che già nei mesi scorsi aveva prodotto alcune novità: è stato il caso del bando degli alcolici dai ristoranti durante i pasti consumati dagli alti ranghi dell'esercito o dai funzionari di partito, oppure il divieto di mandare in onda nei break pubblicitari gli spot di prodotti della fascia del lusso. Misure di austerità che, a sole poche settimane dall'entrata in vigore, erano costate milioni di yuan in mancati guadagni nella sola Shanghai.
L'ECONOMIA PRIMA DI TUTTO
Il nuovo imperatore, insomma, ha già iniziato a fare sentire la sua voce ed è a conoscenza dei problemi del Paese. Nei giorni scorsi, durante una riunione con gli altri membri del Comitato Permanente del Politburo, Xi Jinping ha discusso dei principali problemi economici del Paese e dei rischi finanziari a cui la Cina va incontro, come il debito delle amministrazioni locali che necessità di un controllo più stretto e di un forte ridimensionamento. L'economia mostra alcuni segnali di cedimento dopo la ripresa cominciata a ottobre scorso, e il Pil cinese - ormai è un dato di fatto accettato dagli stessi dirigenti - non tornerà più "a due cifre" come una volta. Il malcontento sociale è dietro l'angolo, e il consenso creato negli anni della crescita sembra incrinarsi e mettere in discussione l'autorità del partito. Un rischio che il presidente-imperatore non può permettersi di correre.
Meno male che io a SHANGHAI non ci vado mai :-)
POLITICA INTERNA
Vendono carne di topo
e la spacciano per montone
di Eugenio Buzzetti
Twitter@Eastofnowest
Pechino, 3 mag. - Carne di topo venduta come carne di montone in Cina. La polizia di Shanghai ha fermato 63 contrabbandieri accusati di avere comprato "carni di volpi, visoni, topi e altri animali che non sono state sottoposte alle ispezioni". Secondo le ricostruzioni del Ministero della Pubblica Sicurezza, le carni venivano trattate con gelatina, nitrati altre sostanze, e vendute poi come carne di montone, il cui uso è molto comune nella dieta cinese. Le carni venivano smerciate poi nella stessa zona di Shanghai e nella confinante provincia del Jiangsu. Un traffico che sarebbe fruttato, secondo i calcoli del ministero, circa 1,6 milioni di dollari.
La notizia dell'arresto dei contrabbandieri di topi ha scatenato la reazione degli internauti. "Quanti topi ci vogliono per fare una pecora?" Si chiede ironicamente uno di loro su Weibo, l'equivalente cinese di Twitter. L'area attorno a Shanghai è stata recentemente colpita da un altro scandalo di questo tipo: il mese scorso, migliaia di carcasse di maiali sono state ritrovate nel fiume Huangpu, lo stesso che taglia in due la metropoli cinese. Secondo le testimonianze di persone del luogo,il passaggio di maiali morti lungo lo Huangpu è un fatto consueto, anche se in quell'occasione il loro numero è stato particolarmente alto. Tra le ipotesi che si erano create in quell'occasione c'era la possibilità che si fosse diffusa un'epidemia in una fattoria nei pressi del fiume.
Il problema della sicurezza alimentare, che affligge la Cina da anni, è stato recentemente trattato anche da un meeting dei giorni scorsi a cui hanno preso parte i sette membri del Comitato Permanente del Politburo, il vertice del potere cinese. Funzionari del ministero della Pubblica Sicurezza hanno parlato anche di altri casi di vendita di carni adulterate. Tra i casi citati ci sono quelli di contrabbandieri che iniettavano acqua nelle carcasse di maiali per aumentarne il peso e venderne la carne a prezzi più alti; oppure quelli della vendita sotto banco di carne di maiali e anatre che erano morti per malattie. In alcuni casi , le frodi alimentari hanno anche portato alla morte, come successo di recente a un uomo che viveva nella provincia interna dello Shaanxi, avvelenato dalla carne di montone che aveva ingerito e che era stata pesantemente trattata con pesticidi.
.........e noi per quanto tempo siamo disposti a sopportare i privilegi di alcuni nostri politici creditori ?
LA LOTTA DI XI JINPING CONTRO I PRIVILEGI
ESERCITO: STOP ALLE TARGHE SPECIALI
di Eugenio Buzzetti
Twitter@Eastofnowest
Pechino, 30 apr. - Niente più sorpassi azzardati, rossi bruciati con noncuranza e sirene spiegate per aggirare il traffico. Da ieri è cominciata la guerra alle targhe automobilistiche militari o riconducibili alla Wujing, la Polizia Armata del Popolo, il corpo paramilitare che si occupa della sicurezza interna. E' l'ultimo capitolo della lotta ai privilegi e alla corruzione voluto dal nuovo presidente Xi Jinping, che ricopre anche la carica di presidente della Commissione Militare Centrale. Non si potrà più violare il codice della strada in nome della targa speciale che la propria auto esibisce, e neppure, come spesso accade, fare benzina gratis in nome di una ragione di Stato non meglio definibile (soprattutto se non c'è).
Modelli americani, tedeschi o giapponesi con targhe militari, sono spesso offerti come regalo dai funzionari amministrativi o dagli ufficiali dell'esercito in pensione ai familiari. Che spesso ne approfittano, scatenando la reazione indignata dei cittadini. Anche perché le targhe speciali appartengono di solito a modelli di lusso, come BMW, Jaguar, Porsche, che non avranno più diritto al trattamento preferenziale, così come tutti i modelli che costano più di 450mila yuan (55mila euro). E non potranno più beneficiare della targa "elimina-code" neppure le automobili in dotazione agli enti locali. Per completare l'opera, diminuirà poi anche il numero di brand stranieri nel parco auto del governo, con alcune agenzie governative che hanno il divieto di acquistare i modelli stranieri, specialmente quelli della fascia top-end; e infine attraverso l'uso di un sistema elettronico di riconoscimento in dotazione al dipartimento di logistica dell'esercito, le false targhe speciali verranno immediatamente rilevate e tolte dalla circolazione.
Le auto con targa speciale erano già entrate nel mirino degli internauti cinesi, che a febbraio avevano potuto ammirare su Weibo una serie di foto che documentavano diversi tipi di infrazioni commesse dai possessori dei veicoli con targhe speciali. La polemica era nata da un appello del sociologo Yu Jianrong dell'Accademia di Scienze Sociali, che aveva denunciato tutti i favoritismi di cui godono i proprietari di queste vetture. Nel giro di poche ore, il web si era riempito di immagini di infrazioni stradali commesse dalle auto con targhe riconducibili all'esercito o alla Polizia Armata del Popolo. Subito si era aperto il dibattito su internet, come già successo nei mesi precedenti per altri casi di corruzione, come quelli dei funzionari collezionisti di orologi che valgono più del loro stesso stipendio o di appartamenti e ville di lusso. Ma soprattutto, nelle stesse ore, un sondaggio condotto dall'Istituto di Sociologia dell'Accademia delle Scienze Sociali e pubblicato dal Quotidiano del Popolo svelava come la fiducia dei cittadini nel sistema sociale cinese era giunta ai minimi storici: oltre il 70% di chi aveva preso parte al sondaggio dichiarava di non fidarsi più degli estranei. Un duro colpo per una società fondata sul concetto di "guangxi", il sistema di relazioni tra individui alla base del tessuto sociale stesso della Cina. "Da una società di conoscenze - scriveva il Quotidiano del Popolo - la Cina si sta trasformando in una società di estranei. Onestà e fedeltà verso i cittadini da parte del governo e delle imprese sono tra le più importanti caratteristiche da ripristinare per riottenere il consenso dei cittadini ed evitare la frammentazione sociale".
Così, mentre l'economia non riesce a uscire completamente dalle secche del rallentamento, la gente non crede più nei politici e, peggio ancora, neppure nel sistema sociale che ha retto la Cina per secoli. La luna di miele di Xi Jinping con il popolo, a pochi mesi dal passaggio di consegne, sembra dunque già finita. Per rinvigorire l'amore per la nazione non basta più neppure la macchina della propaganda, secondo l'opinione di Lanxin Xiang, docente di Storia Internazionale presso l'Istituto di Studi Internazionali e dello Sviluppo di Ginevra. E il "sogno cinese" di Xi Jinping potrebbe trasformarsi in uno slogan astratto come era stato in passato per altri tentativi di rinfrescare un appannato ardore patriottico nei cittadini. Usando un termine economico, nel suo editoriale comparso sul South China Morning Post di oggi, Xiang teme un "hard landing" del sogno cinese, qualora non fosse accompagnato da una campagna di trasparenza per "ricostruire la reputazione del partito". Xi Jinping ha scelto la linea della lotta alla corruzione che sembra, in mancanza di un vero disegno teorico, dare linfa al sogno cinese attraverso misure popolari. Dal successo di queste iniziative di "auto-pulizia" come le chiama lo storico di Ginevra, dipenderà il futuro politico della Cina.
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Il titolo mettetelo Voi lettori
SINOGRAPH
Un percorso alternativo per l' ascesa della Cina
di Francesco Sisci Per più di 30 anni, gli scenari occidentali sulla Cina hanno tutti iniziato e finito con l'ipotesi della caduta del governo di Pechino. Tuttavia, 35 anni dopo Deng Xiaoping ha introdotto le sue riforme, il governo non è crollato, la Cina è diventata la seconda economia più grande al mondo, e sembra sulla buona strada per diventare il numero uno il potere economico e politico nel prossimo decennio. Ciò nonostante, come David Goldman ha sottolineato in una conversazione, gli scenari occidentali non hanno cambiato: tutti propendono per forzare un cambiamento drammatico in Cina. , ma 35 anni di esperienza dovrebbero forse portarci a considerare la possibilità di un esito diverso: Che cosa succede se, in 10 o 20 anni, il regime di Pechino non è crollato? Che cosa succede se la Cina continua come è adesso? Solo per il gusto di ipotesi, nel contemplare tutti i possibili scenari, uno dovrebbe prendere in considerazione la possibilità che in 10 o 20 anni, il governo cinese potrebbe essere più o meno simile a quello che oggi è, e ma potrebbe evitare lo scontro contro l'America e il resto del mondo che è previsto da molti esperti occidentali. Infatti, la Cina sta sviluppando una sorta di nuova visione del mondo. Nelle ultime settimane, il presidente Xi Jinping ha presentato un nuovo concetto per il suo mandato di 10 anni: il "sogno cinese" (" Zhongguo meng . ") sia in cinese che gli occidentali hanno speso un sacco di tempo e versato molto inchiostro cercando di spiegare il significato del sogno cinese, ancora Xi Jinping ha presentato anche un altro concetto che è forse ancora più importante. Ha detto che la terra ha bisogno di un "sogno mondiale" (" Shijie Meng "). Nonostante il fatto che il contenuto del sogno cinese è ancora vaga e confusa, è chiaro che il sogno cinese e il sogno mondiale devono essere coerenti tra di loro . Cina non dovrebbe scontrarsi con il resto del mondo o con i poteri forti, ma dovrebbe portare al loro fianco. La Cina parla di un sogno di vivere una vita buona, libera di bisogno e di fame. Tuttavia, è lontano dall'essere sufficiente a definire un sogno in base alle caratteristiche del sogno America, che attualmente domina l'ideologia globale. Visione del mondo della Cina ha bisogno, infatti, di essere coerenti con la visione del mondo ampia che ha plasmato e dominato il mondo negli ultimi 500 anni. Il mondo è diventato "unificata" nei primi anni del 16 ° secolo, dopo che le navi spagnole e portoghesi ha scoperto l'America e ha raggiunto i quattro . angoli del mondo alla fine del 15 ° secolo La Spagna ha fatto per l'oro e l'argento dell'America così come per il potere - ma avevano anche il senso di maggiore missione: diffondere il cristianesimo, la salvezza del genere umano attraverso il salvataggio dei pagani in Africa e in America. Sappiamo che la salvezza delle anime è anche un business crudele che ha portato alla schiavitù e sfruttamento, ma era anche motivato da un vero senso di dover aiutare gli altri e salvare la gente. In realtà, sappiamo che le storie di schiavitù perché alcuni sacerdoti e devoti cristiani hanno denunciato i metodi crudeli utilizzati in America e in altri luoghi. L'impero britannico, che ha sostituito gli spagnoli nel controllo del pianeta, ha avuto anche molto motivazioni di base e contemporaneamente tiene molto alti ideali. Volevano portare la civiltà a tutto il mondo. Non hanno cercato di convertire gli indiani al cristianesimo, ma hanno fatto li convertono al sistema giuridico britannico e l'ideale di giustizia. attuale impero globale americano può avere interesse a controllare l'olio, il mare, e la terra, ma non vi è allo stesso modo una credenza generale nella diffusione dei diritti umani e della democrazia. Tutti possiamo vedere i difetti di questi sistemi di valori. C'è ipocrisia evidente se si confrontano queste idee nobili con gli interessi di base perseguiti da americani, inglesi, e le aziende spagnole. Tuttavia, in tutti questi casi, gli ideali sono positivi, veramente aiutato il progresso dell'umanità, e ha contribuito a fornire una ideologia condivisa comune fortificati che gli imperi e diminuito la possibilità di dover ricorrere alla violenza. persone erano convinti del bene di quegli ideali, in quanto aiutati in qualche misura le persone che li hanno accettati, e il potere dominante usato questi ideali di esercitare il loro potere morbido senza costantemente ricorrere alla forza. D'altra parte, i paesi dominati e popoli potrebbero usare questi ideali contro i poteri dominanti di limitare la loro portata. I sacerdoti cattolici, per esempio, hanno cercato di limitare i poteri della corona spagnola. Gandhi legge inglese per ottenere l'inglese fuori dell'India. Anche i musulmani anti-americana ha beneficiato del principio americano di limitare la violenza contro i fondamentalisti. In tutti questi casi l'ideologia è considerato più importante l'uso del potere. Il britannico non ha detto: Gandhi sta manipolando legge britannica contro la Gran Bretagna e quindi cambiamo la legge per mantenere l'India. contrario sentivano che al mantenimento della legge britannica era più importante mantenere l'India. Per mantenere l'India senza l'India britannica, avrebbe perso non l'India, ma la Gran Bretagna stessa. Lo stesso vale per l'America in molti casi. Questi paesi hanno riconosciuto l'enorme forza della loro ideologia, che in ultima analisi, effettuate ciò che erano o sono. E 'anche chiaro che l'America utilizza la forza dei suoi ideali per combattere l'Unione Sovietica durante la guerra fredda, quando i due sistemi di valori erano in conflitto. Alla fine, il sistema liberale americano ha prevalso e l'idea del comunismo esportatore è stato sconfitto. Infatti, l'idea del comunismo esportatore è stato sconfitto in modo che anche sopravvivere paesi comunisti come la Cina, il Vietnam, Cuba e Corea del Nord, mentre teoricamente sostenere l'idea di promuovere comunismo in casa, hanno da tempo rinunciato alla diffusione di sostenere il comunismo all'estero. Cioè, essi riconoscono il comunismo non è più un valore universale. Ciò implica che essi hanno convertito tutto o in parte al sistema liberale americano di valori, e che il sistema liberale ha infatti totalmente vinto. Questa situazione lascia la Cina in una posizione molto strana . In 20 anni, potrebbe essere il potere politico ed economico dominante nel mondo, ma in questo momento non ha un sistema di valori coerente, ma un miscuglio di vecchie idee americane comuniste e nuovi. In effetti, nella vita di tutti i giorni, il comunismo non funziona più, e nel considerare i propri interessi a livello internazionale, la Cina è guidata esclusivamente dal proprio interesse nazionale. Tuttavia, l'interesse nazionale non temperato da una visione globale - come l'ideale americano dei diritti umani, il concetto inglese di giustizia, e la missione spagnola di diffondere il cristianesimo - tende ad eliminare ogni considerazione di altri stati o altre persone che poi diventano solo pedine in espansione interesse di una nazione. interesse nazionale senza limiti diventa una specie di fascismo. La Cina sa che il fascismo non è buona, l'esperienza di Bo Xilai, che rivestì un sentimento fascista nel vecchio abito maoista, ha dimostrato a loro più di ogni altra cosa. Poi Pechino si rende conto che si deve limitare l'esercizio assoluto e l'espansione dei propri interessi statali. Nonostante questo, la Cina non sa che tipo di ideale dovrebbe utilizzato per fornire limiti interno che internazionale. Non ha un ideale che allinea i suoi interessi nazionali con gli interessi del mondo nel modo degli ideali che sostengono gli americani, inglesi e spagnoli negli ultimi cinque secoli. Se la Cina vuole davvero diventare il numero uno dell'economia, e uno dei numero uno entità politiche nel mondo nei prossimi 20 anni, ha bisogno di sviluppare il suo sogno cinese e metterlo in linea con il mondo dei sogni, come Xi Jinping ha già annunciato. La sagomatura del ideale per una globale cinese portata avrà un sacco di lavoro, ma qui abbiamo il coraggio di offrire alcuni punti fondamentali. Nel corso dei tre precedenti imperi, c'è stata una continuità di ideali. Gli inglesi non si allontanò drammaticamente dalla missione cristiana spagnola, e gli americani avevano anche più agevole transizione dal concetto britannico della giustizia. Anche ora, i media britannici, come la BBC, The Economist, The Financial Times, svolgono un ruolo importante nel plasmare e up-mantenendo l'idea dei valori americani. Questa continuità è accaduto anche con gli inglesi e gli spagnoli. La Gran Bretagna è stata molto attenta nel abbracciando la riforma protestante (opposto dalla Spagna cattolica) in un modo che non era del tutto indigeribile da Roma, come ha confermato la struttura tradizionale della Chiesa, i suoi riti, anche se senza il papa. Cioè, se si vuole di prendere in consegna dall'impero preesistente, non si dovrebbe sovvertire completamente la mentalità esistente. Si desidera modificare le prospettive il meno possibile per ridurre al minimo l'opposizione ad una nuova ideologia e per creare un senso di continuità. storia cinese offre anche molti esempi di questa strategia: i governanti manciù che invasero la Cina e ha preso il posto imperatore Ming si presentavano come i difensori del Ming e difensori dei valori tradizionali cinesi. Infatti, tutta la storia cinese sottolinea la nozione di continuità, dimostrando che una nuova dinastia subentra solo quando la vecchia dinastia è diventato completamente corrotto e la nuova dinastia può imporre un nuovo mandato del cielo. Un sogno cinese ha poi cominciare dal sogno americano e la tradizionale nozione occidentale di salvezza che ha plasmato il mondo negli ultimi 500 anni. Per fare questo si richiede viaggiare un percorso lungo e difficile, ma il primo passo dovrebbe forse essere presa ora. parte di questa sarà la riforma del sistema politico, che sembra vicino al cuore di Xi. Nei giorni scorsi, la sede a Hong Kong pro Pechino Ta-kung-pao ha riferito Xi aveva preso un taxi a Pechino. Ufficiale Xinhua News Agency in seguito smentito la notizia e Ta-kung-pao scusato. Vero o falso, la notizia era credibile perché in linea con l'approccio radicale Xi sta prendendo per le riforme. In questo caso, egli non sarà in Cina Gorbaciov, colui che ha distrutto l'URSS, ma potrebbe essere la Cina di Chiang Ching-kuo, figlio generalissimo Chiang Kai-shek, che mette in moto le riforme democratiche in Taiwan. Giovane Chiang fatto Taiwan forte e più ricca, non ha rotto in su. Diversamente da allora, però, ci sono molte forze, in Cina e all'estero, che possono avere un interesse nei confronti democratizzare la Cina. A casa, molti gruppi di interesse si perdono potere e denaro in un sistema politico ed economico più trasparente. All'estero una Cina più liberale sarebbe più difficile per demonizzare e arginare nella sua crescita economica e politica una diabolica alleanza di conservatori dentro e fuori della Cina potrebbe essere contro Xi, eppure per molti motivi, sia la Cina, ma anche l'America e il mondo potrebbe avere un interesse attivo per la trasformazione positiva della Cina. Tutti gli altri scenari (vedi anche 'il mondo o niente per la Cina , Asia Times Online, 10 ottobre 2012 e la sfida della Cina: guerra o pace , Asia Times Online, 15 novembre 2012), sono molto più spaventoso e potrebbero implicare una decimazione della popolazione mondiale. Francesco Sisci è editorialista per il quotidiano Il Sole 24 Ore italiano La sua e-mail è fsisci@gmail.com (Copyright 2013 Francesco Sisci.)
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